Eurojust, l’Agenzia dell’Unione europea per la cooperazione giudiziaria penale, ha pubblicato una relazione sull’attività operativa nel settore della criminalità ambientale ed una redatta dalla Rete di agenzie per la giustizia e gli affari interni (JHA) di cui Eurojust fa parte, sempre sulla lotta contro la criminalità ambientale.
Eurojust, con sede a L’Aia, nei Paesi Bassi, è l’Agenzia attraverso la quale le autorità giudiziarie nazionali collaborano strettamente per combattere la criminalità organizzata transfrontaliera.
Il rapporto evidenzia come la criminalità ambientale è in rapida espansione e mette a rischio non solo gli habitat e le popolazioni di specie selvatiche, ma interi ecosistemi, ambienti di vita ed economie. Tali reati possono generare ingenti profitti, hanno relativamente poche probabilità di essere scoperti e spesso sono perpetrati da organizzazioni criminali operanti attraverso le frontiere interne ed esterne dell’Unione europea (UE).
I reati ambientali hanno un impatto sull’ambiente naturale, generando livelli crescenti di inquinamento, degradazione della fauna selvatica e riduzione della biodiversità. Disturbano l’equilibrio ecologico, danneggiano interi ecosistemi e costituiscono una minaccia per la salute umana.
L’aumento della criminalità ambientale, unitamente alla complessità e transnazionalità che la caratterizzano, richiede un approccio integrato e coordinato, che sia seguito a vari livelli, da quello delle autorità amministrative, di contrasto e giudiziarie nazionali fino a quello della cooperazione transfrontaliera a livello internazionale.

Nella relazione sull’attività operativa, Eurojust fornisce una panoramica concisa e aggiornata delle problematiche giuridiche e operative emerse da circa 60 casi di criminalità ambientale transfrontaliera deferiti all’Agenzia nel periodo 2014-2018.
Mette in evidenza le migliori pratiche che hanno consentito alle autorità nazionali di instaurare un clima di fiducia, assicurare l’efficienza delle indagini e un’effettiva azione penale per i reati ambientali nonché sviluppare una cooperazione sostenibile, non solo all’interno dell’UE ma anche con i paesi terzi. Alcuni esempi pratici illustrano il modo in cui i paesi interessati hanno raggiunto un’intesa su concetti giuridici, scambiato informazioni, coinvolto tutti i soggetti interessati necessari per gli interventi, definito una strategia comune e ottenuto insieme risultati positivi.

La relazione descrive inoltre le principali problematiche insite nello specifico nelle attività di indagine e di esercizio dell’azione penale per i casi di criminalità ambientale, oltre a presentare le seguenti raccomandazioni intese a sfruttare meglio i potenziali vantaggi derivanti da una cooperazione transfrontaliera efficace e tempestiva.
- È necessaria un’efficace cooperazione multidisciplinare tra le autorità amministrative, di contrasto e giudiziarie competenti a livello nazionale, quale condizione preliminare per una proficua cooperazione internazionale contro i casi di criminalità ambientale.
- La criminalità ambientale deve essere riconosciuta come una forma di criminalità organizzata. Ciò consente di utilizzare una gamma più ampia di strumenti e di risorse investigative e offre la possibilità di avviare un’indagine transfrontaliera.
- È importante condurre indagini finanziarie e recuperare i proventi dei reati ambientali su base più sistematica, onde eradicare l’interesse economico di questo tipo di criminalità.
- Il coinvolgimento tempestivo di Eurojust consente una proficua cooperazione internazionale, un coordinamento sin dalle fasi iniziali delle indagini, lo scambio efficace di informazioni e lo sviluppo di strategie comuni.
- I concetti chiave della legislazione sui reati ambientali devono essere ulteriormente armonizzati e interpretati in modo più coerente negli Stati membri dell’UE. Inoltre le sanzioni per questo tipo di reati dovrebbero essere più uniformi e dissuasive.