Sui principali quotidiani italiani la crisi climatica trova poco spazio, al contrario di quanto avviene per le pubblicità delle aziende inquinanti. È quanto emerge da uno studio pubblicato da Greenpeace Italia realizzato dall’Osservatorio di Pavia, istituto di ricerca specializzato nell’analisi della comunicazione, che esamina gli articoli pubblicati fra gennaio e aprile 2022 (52 giorni / 260 pubblicazioni) dai cinque quotidiani più diffusi: Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa. Nello stesso periodo, lo studio ha monitorato le pubblicità delle aziende energetiche, del settore automotive, delle compagnie aeree e crocieristiche nei 5 quotidiani.
In base ai risultati dello studio, Greenpeace ha elaborato una classifica dei quotidiani, che sarà aggiornata ogni 4 mesi: la “Classifica degli intrappolati” per denunciare la dipendenza del giornalismo italiano dai finanziamenti delle aziende inquinanti.
I principali quotidiani italiani sono stati valutati nella classifica di Greenpeace mediante cinque parametri:
- quanto parlano della crisi climatica;
- se tra le cause citano i combustibili fossili;
- quanta voce hanno le aziende inquinanti
- quanto spazio è concesso alle loro pubblicità;
- se le redazioni sono trasparenti rispetto ai finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti.

Come è stata costruita la “classifica degli intrappolati”
Parametro 1: Quanto si parla di crisi climatica: numero medio di articoli al giorno che menzionano in maniera esplicita o implicita i cambiamenti climatici.
Punteggio: 1 articolo = 1 punto; 2 articoli = 2 punti; 3 articoli = 3 punti; 4 articoli = 4 punti; 5 o più articoli = 5 punti.
Parametro 2: I combustibili fossili riconosciuti come causa: percentuale di articoli in cui si parla esplicitamente di cambiamenti climatici e in cui tra le cause sono citati i combustibili fossili.
Punteggio: meno del 10% = 1 punto; 10-20% = 2 punti; 20-40% = 3 punti; 40-50% = 4 punti; più del 50% = 5 punti.
Parametro 3: La voce delle aziende inquinanti: percentuale di articoli nel coverage complessivo in cui il soggetto principale del discorso è un’azienda dei combustibili fossili, dell’automotive, aerea o crocieristica.
Punteggio: più del 20% = 1 punto; 15-20% = 2 punti; 10-15% = 3 punti; 5-10% = 4 punti; meno del 5% = 5 punti.
Parametro 4: Lo spazio concesso alle pubblicità delle aziende inquinanti: numero di pubblicità a settimana di aziende dei combustibili fossili, dell’automotive, aeree o crocieristiche.
Punteggio: 5 o più pubblicità = 1 punto; 3-4 pubblicità = 2 punti; 2 pubblicità = 3 punti; 1 pubblicità = 4 punti; 0 pubblicità = 5 punti.
Parametro 5: Trasparenza sui finanziamenti ricevuti dalle aziende inquinanti.
Punteggio: nessuna risposta = 1 punto; risposta parziale = 2 punti; trasparenza solo con Greenpeace = 3 punti; completa trasparenza pubblica = 4 punti; impegno pubblico a diventare Fossil Free Media = 5 punti.
Analisi dell’informazione sulla crisi climatica
I ricercatori dell’Osservatorio di Pavia hanno analizzato il contenuto quali-quantitativo degli articoli contenenti le seguenti parole chiave: clima, climate change, climatic-, decarbonizzazione, effetto serra, emissioni climalteranti, gas serra, global warming, riduzione/abbattimento/azzeramento (e sinonimi) delle emissioni, riscaldamento/surriscaldamento globale.
Complessivamente sono stati individuati 528 articoli che trattano implicitamente o esplicitamente la crisi climatica, 2 su 3 (351) in modo esplicito, nel 22% dei casi il tema costituiva l’argomento centrale dell’articolo.
Nella maggior parte dei casi, gli argomenti sono originati da eventi di tipo economico o politico; si riferiscono a un contesto prevalentemente nazionale o estero ed europeo, raramente all’ambito locale; affrontano prevalentemente tre argomenti: la riduzione delle emissioni, la questione energetica e la crisi climatica in generale.
I combustibili fossili sono argomento frequente sia nel coverage complessivo (9%), sia negli articoli che affrontano esplicitamente la crisi climatica (6,4%), e indicati come causa della crisi climatica nel 30,3% dei casi (su un totale di 122 cause rilevate).
l confronto fra i 5 quotidiani analizzati evidenzia come
- Il Sole 24 ore è il giornale con il maggior coverage complessivo, mediamente pari a 3,58 articoli quotidiani; nel 50% dei casi, però, la rilevanza della crisi climatica negli articoli de Il Sole 24 ore è implicita;
- al netto degli articoli in cui la crisi climatica è implicita, è Avvenire il quotidiano che attesta il maggior numero di articoli, con una media giornaliera di 1,83, superiore a quella del Il Sole 24 ore (1,79); Avvenire è anche il quotidiano che, in proporzione, ha il maggior numero di articoli con crisi climatica centrale (36,2%);
- Il Corriere della sera registra un numero di articoli quotidiani in linea con il dato medio generale, sia nel coverage complessivo, sia negli articoli con riferimento esplicito alla crisi climatica
- la Repubblica e La Stampa sono i due giornali che attestano la minore attenzione alla crisi climatica, sia nel coverage complessivo, sia nel coverage al netto degli articoli con crisi climatica implicita.





Monitoraggio delle pubblicità delle aziende energetiche, del settore automotive, delle compagnie aeree e crocieristiche nei quotidiani
Nello stesso periodo (gennaio-aprile 2022) i ricercatori dell’Osservatorio di Pavia hanno monitorato la pubblicità sugli stessi quotidiani, rilevando le seguenti pubblicità.
Secondo Giancarlo Sturloni, responsabile comunicazione di Greenpeace Italia, «Grazie alle loro generose pubblicità, che spesso non sono altro che ingannevole greenwashing, le aziende del gas e del petrolio inquinano anche il dibattito pubblico e il sistema dell’informazione. Impedendo a lettori e lettrici di conoscere la gravità dell’emergenza ambientale che stiamo vivendo. Se vogliamo che il giornalismo svolga il suo ruolo cruciale di watchdog nella lotta alla crisi climatica, anziché di megafono delle aziende inquinanti, dobbiamo liberare i media dal ricatto del gas e del petrolio».


Per vietare le pubblicità e le sponsorizzazioni delle aziende legate ai combustibili fossili, Greenpeace sostene, insieme a più di trenta organizzazioni internazionali, una Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE).
Se entro ottobre la petizione “Stop alla pubblicità delle aziende inquinanti” raggiungerà il traguardo di un milione di firme raccolte, la Commissione europea sarà obbligata a discutere una proposta di legge per mettere fine alla propaganda ingannevole delle aziende inquinanti che alimentano la crisi climatica.
peccato manchino molte tesate! Bella ricerca, grazie