Ambiente

Giornalismo, fake-news e disinformazione

Al tempo dei social media la comunicazione è ormai diventata una realtà globale in cui ognuno di noi è allo stesso tempo produttore e fruitore di informazioni nonché, come scrive Alberto Contri nel suo McLuhan non abita più qui?, “Nell’era della comunicazione “da tutti a tutti” avviene invece che il pubblico sia il messaggio, dato che costituisce allo stesso tempo il percettore e il vettore che si rende disponibile a veicolare la comunicazione ad altre persone.”

Questo sistema fa sì che la quantità di informazioni in cui ci imbattiamo ogni giorno sia enorme e molto spesso si annidano le cosiddette “fake-news“, notizie false o fuorvianti, che inconsapevolmente – o spesso volutamente, addirittura prodotte con campagne appositamente orchestrate – creano “disinformazione”. Diventa quindi essenziale per tutti saper distinguere le notizie vere da quelle false, saper individuare le notizie apparentemente realistiche ma in realtà fasulle. Naturalmente utilizzare fonti attendibili è la prima regola da seguire, ma proprio considerando il “brodo informativo” in cui siamo immersi, spesso non basta.

Naturalmente tutto questo è ancora più importante per chi di informazione si occupa in modo professionale, come i giornalisti. Per questo segnaliamo un vero e proprio manuale per l’educazione e la formazione al giornalismo prodotto da Unesco “Journalism, ‘Fake News’ & Disinformation“, nel quale si parla di:

  • Disinformation: informazioni false e create deliberatamente per danneggiare una persona, un gruppo sociale, un’organizzazione o un paese
  • Misinformation: informazioni false ma non create con l’intenzione di causare danni
  • Mal-information: informazioni basate sulla realtà, utilizzate per infliggere danni a una persona, un gruppo sociale, un’organizzazione o un paese.

Il volume contesta il termine ‘fake news’ perché ‘news’ significa informazioni verificabili nell’interesse pubblico e informazioni che non soddisfano questi standard non meritano l’etichetta di notizie. Considera, quindi, ‘fake news’ un ossimoro che si presta a minare la credibilità dell’informazione fondata sulle notizie reali.

Scritto da esperti nella lotta contro la disinformazione, questo manuale esplora la natura stessa del giornalismo con parti sul perché la fiducia conta; pensando in modo critico su come la tecnologia digitale e le piattaforme sociali sono canali del disturbo dell’informazione; combattere la disinformazione e la disinformazione attraverso i media e l’alfabetizzazione dell’informazione; fact-checking (controllo dei fatti); verifica dei social media e lotta contro gli abusi online.

La disinformazione e la misinformazione sono entrambe diverse dal giornalismo (di qualità) che rispetta gli standard professionali e l’etica. Allo stesso tempo sono anche diversi dai casi di giornalismo debole che non riesce a mantenere la propria essenza. Il giornalismo problematico include, ad esempio, errori (non corretti) che derivano da una scarsa ricerca o da una verifica approssimativa, ma anche il sensazionalismo che esagera fatti, al di là della realtà, per una visione esageratamente di parte.

Nel primo capitolo del manuale Truth, trust and journalism: why iy matters si sottolinea come sia necessario un forte giornalismo etico come alternativa e antidoto alla contaminazione dell’ambiente dell’informazione e all’effetto di ricaduta dell’offuscamento delle notizie più in generale; i giornalisti non possono essere solo spettatori di una valanga in evoluzione di disinformazione e misinformazione. Il ruolo distintivo del giornalismo oggi risiede nella sua capacità di contribuire alla chiarezza e costruire la fiducia intorno ai contenuti verificati. Il manuale quindi indica i seguenti sette principi da praticare:

Accuratezza: I giornalisti non possono sempre garantire ‘verità’ ma essere accurati e ricercare i fatti giusti rimane un principio fondamentale del giornalismo.

Indipendenza: i giornalisti devono essere voci indipendenti. Ciò significa non agire, formalmente o informalmente, per conto di interessi particolari e dichiarare qualsiasi cosa che possa costituire un conflitto di interessi, nell’interesse della trasparenza.

Correttezza: La corretta segnalazione di informazioni, eventi, fonti e le loro storie comprende il vagliare, pesare e valutare le informazioni con mente aperta e perspicace. Fornire un contesto e presentare una gamma di prospettive concorrenti crea fiducia nel reportage.

Riservatezza: Uno dei principi fondamentali del giornalismo investigativo è la protezione delle fonti confidenziali. Ciò è essenziale per mantenere la fiducia delle fonti di informazione (compresi gli informatori) e, in alcuni casi, per garantire la sicurezza di tali fonti.

Umanità: Ciò che i giornalisti pubblicano o trasmettono può essere offensivo (ad es. l’umiliazione vissuta da un politico corrotto una volta esposto da un buon giornalismo investigativo), ma l’impatto del giornalismo sulla vita degli altri deve essere considerato. L’interesse pubblico è il principio guida. L’umanità significa anche la considerazione dei problemi affrontati dai gruppi svantaggiati.

Responsabilità, che è un segno sicuro di professionalità e di giornalismo etico; correggere gli errori prontamente, in modo visibile e sincero; ascoltare le preoccupazioni del publbico e rispondere ad esse. Tali pratiche possono manifestarsi nelle note di orientamento delle organizzazioni di stampa e negli organismi di autoregolamentazione che tengono conto del giornalismo sulla base di codici di condotta professionali volontari.

Trasparenza, che supporta la responsabilità e aiuta lo sviluppo e il mantenimento della fiducia nel giornalismo.

Nei capitoli successivi troviamo indicazioni concrete per contrastare disinformation, misinformation e malinformation nei vari mezzi (media, libri, social media. web) ed uno specifico sul Fact-checking, che distingue dalla verifica dei fatti.

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