Agenzia Europea per l'Ambiente - EEA Qualità dell'aria

I dati del biossido di azoto in oltre tremila stazioni di monitoraggio in tutti i paesi dell’Unione Europea nel 2021

In precedenti articoli abbiamo visto che l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha messo a disposizione di tutti la banca dati dei risultati che ogni nazione trasmette relativamente ai risultati del monitoraggio della qualità dell’aria.

I dati sono relativi alle stazioni di monitoraggio presenti nei paesi dell’Unione Europea ed anche a numero paesi extra UE che comunque fanno parte dell’Agenzia o con essa cooperano. Nella banca dati sono disponibili dati fino dalla fine degli anni novanta (relativamente ad un numero ridotto di stazioni, via via crescente fino ad arrivare alle oltre 3.000 stazioni di monitoraggio degli ultimi anni.

Dopo aver visto la situazione del biossido di azoto (NO2) nel 2020  e l’andamento dello stesso indicatore per un lungo periodo di tempo (2001-2020) relativamente all’indicatore “media annuale”che maggiormente rappresenta l’esposizione media della popolazione, in questo articolo vediamo come è andata la situazione nel corso del 2021.

Caratteristiche del biossido di azoto (NO2)

Gli ossidi di azoto si formano durante qualsiasi combustione dove l’aria sia il comburente, in ragione della presenza di azoto e ossigeno. Nella miscela di reazione il monossido di azoto (NO) è prevalente ed è accompagnato da quote variabili di biossido di azoto (NO2). Quest’ultimo si forma in atmosfera prevalentemente in conseguenza di reazioni chimiche che coinvolgono l’ossido di azoto (NO) emesso da fonti primarie. Le principali sorgenti di ossidi di azoto sono costituite dalle combustioni nel settore dei trasporti (in particolare dai motori diesel), negli impianti industriali, negli impianti di produzione di energia elettrica e di riscaldamento civile. 

La forte incidenza del trasporto stradale come fonte principale del biossido di azoto è stata confermata anche dalle analisi effettuate nel corso del lockdown del 2020, sia dalle rilevazioni satellitari del programma europeo Copernicus (vedi immagine sopra), sia dalle rilevazioni effettuate da parte delle agenzie ambientali.

L’NO2 è tra i vari ossidi di azoto quello più importante da un punto di vista tossicologico. Tale composto possiede un forte potere ossidante, che esercita prevalentemente sulle mucose con cui viene in contatto. Numerosi lavori hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa tra le concentrazioni atmosferiche di NO2 i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e anche i casi di mortalità anticipata. (vedi il rapporto dell’Agenzia europea per l’ambiente sulla qualità dell’aria)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’aggiornamento del settembre 2021 delle linee guida sulla qualità dell’aria, effettuata sulla base delle evidenze scientifiche più recenti, ha stabilito una forte riduzione del valore che viene raccomandato di non superare come media annuale di questo inquinante, che passa dai 40 microgrammi al metro cubo indicato dalle linee guida del 2005 (coincidente con il limite di legge) a 10 µg/m3.

La Commissione Europea, nella recente proposta di revisione della Direttiva che regola a livello comunitario la qualità dell’aria, indica per il biossido di azoto un valore limite come media annuale da introdurre dall’1.1.2030 di 20 µg/m3. Nell’articolo confronteremo i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio con questi tre valori: 10, 20 e 40.

Questi valori si riferiscono alle concentrazioni presenti in atmosfera (appunto microgrammi per metrocubo di aria) dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria (nel caso dell’Italia quelle delle agenzie ambientali che fanno parte del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente).

Un altro punto di vista è quello delle fonti che emettono questo tipo di inquinante in atmosfera. In questo caso abbiamo a disposizione i dati dell’Inventario nazionale delle emissioni in atmosfera ISPRA, che fornisce in modo dettagliato (fino al livello provinciale) i dati relativi agli ossidi di azoto (NOx) per ciascuna tipologia di fonte emissiva, come abbiamo visto nell’articolo Le emissioni di ossidi di azoto, i dati dell’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera.

L’Italia per questo inquinante, nel maggio di quest anno è stata condannata da parte della Corte di Giustizia Europa dell’Italia per non aver rispettato la Direttiva 2008/50 relativa alla qualità dell’aria ambiente e in particolare non aver provveduto “affinché non fosse superato, in modo sistematico e continuato, il valore limite annuale fissato per il biossido di azoto (NO2)” a conclusione della procedura di infrazione (2015/2043 – (causa 573/19) La Sentenza fa riferimento al limite previsto dalla normativa italiana, in base alla Direttiva europea, per la media annua del biossido di azoto pari a 40 microgrammi per metro cubo (µg/m3). Il periodo interessato dalla Sentenza è quello che va continuativamente dal 2010 al 2018 per le aree urbane (agglomerati) di Torino, Milano, Bergamo. Brescia, Genova, Firenzee Roma, e per periodi più ridotti per Catania e zone industriali della provincia di Reggio Emilia.

La rete di monitoraggio del biossido di azoto in Europa

La normativa vigente prevede che risultino validi i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio con almeno una copertura del 90% nel periodo indicato, secondo l’indicatore utilizzato. In questo caso si tratta della media annuale per il 2021. Nella vabca dati EEA confluiscono i dati di tutte le stazioni di monitoraggio, indipendentemente dalla percentuale di dati validi, per cui la prima operazione da svolgere è quella di “depurare” i dati da quelli che non raggiungono questo standard minimo.

Complessivamente risultano nella banca dati EEA per il 2021 presenti 3.400 stazioni di monitoraggio nei 27 Paesi UE, di cui 338 (83 in Italia) con una copertura di dati validi inferiore al 90%. Per cui i dati che presentiamo di seguito si riferiscono alle rimanenti 3.062 stazioni di monitoraggio.

Secondo i criteri dell’ Agenzia Europea per l’ambiente (EEA) le stazioni di misura della qualità dell’aria vengono classificate a seconda delle tipologia della stazione e dell’area e delle caratteristiche della zona:

  •  Fondo  – stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato prevalentemente da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, etc.) ma dal contributo integrato di tutte le fonti poste sopravento alla stazione rispetto alle direzioni predominanti dei venti nel sito;
  •  Traffico  – stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da emissioni da traffico, provenienti da strade limitrofe con intensità di traffico medio alta; 
  •  Industriale – stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da singole fonti industriali o da zone industriali limitrofe; 
  •  Urbana – stazione fissa inserita in area edificata in continuo o almeno in modo predominante; 
  •  Suburbana – stazione fissa inserita in area largamente edificata in cui sono presenti sia zone edificate che zone non urbanizzate;
  •  Rurale (R) – stazione inserita in contesti non urbani e non suburbani.

La stazioni di rilevamento devono essere posizionate in modo da essere il più possibile rappresentativa dello stato della qualità dell’aria ell’agglomerato o della zona in cui sono poste, e della tipologia di stazione che interpreta. Infatti una rete di rilevamento deve avere stazioni localizzate sia in posizioni di fondo, capaci di rilevare l’inquinamento diffuso in modo generalizzato nel territorio, che in posizioni di picco, ad esempio in prossimità di vie di traffico, così da valutare la qualità dell’aria in casi critici (sebbene comunque diffusi sul territorio e connessi alla reale esposizione della popolazione ), in aree o all’interno di zone dove si raggiungono i livelli più elevati di concentrazione a cui la popolazione sia esposta per un periodo di tempo significativo.

Nella recente proposta di revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria è indicato per ciascun inquinante il numero minimo di stazioni che devono essere presenti in proporzione alla popolazione.

Nei seguenti due grafici interattivi sono indicate per ciascun Paese UE la classificazione delle 3.062 stazioni di monitoraggio che presentano dati validi per la media annuale del biossido di azoto nel 2021. (Allegato III)

Dalle due tabelle risulta evidente che l’Italia, dopo la Germania, ha la rete di monitoraggio più estesa.

La media annuale del NO2 nel 2021 confrontata con i valori soglia dell'Unione Europea e della OMS

Come già indicato, nella mappa e nei grafici interattivi che seguono presentiamo i dati relativi al numero di stazioni di monitoraggio che hanno rilevato valori di NO2 nel 2021 in relazione a tre diverse soglie:

  • 10 µg/m3: valore indicato dalle Linee guida OMS del 2021 da non superare per la tutela della salute umana;
  • 20 µg/m3: valore limite indicato dalla Commissione Europea, nella proposta di revisione della Direttiva sulla qualità dell'aria, da attivare a partire dall'1.1.2030;
  • 40 µg/m3: valore limite stabilito dalla Direttiva Europea vigente (Direttiva 2008/50/CE) e recepita dalle normative nazionali.

Nella mappa interattiva che segue (cliccando sul singolo Paese sono visibili i dati sul numero di stazioni per valori - media annua registrati nel 2021) risulta chiaro che - al momento - l'Italia è il Paese che ha un numero di stazioni di monitoraggio maggiore - dopo la Germania - che supera il limite proposto dalla Commissione Europea a partire dal 2030. Sono infatti 243 su un totale di 562 (43%), mentre in Germania sono 383 (59%).

Nella tabella interattiva successiva (cliccando sull'intestazione di ciascun campo è possibile ordinare in relazione alle diverse classi di valori) sono indicati i valori percentuali - per ciascun Paese UE - del numero di stazioni di monitoraggio che si collocano nelle diverse classi di valori per quanto riguarda la media annuale di NO2 rilevata nel 2021.

Dalla tabella emerge che, in termini percentuali, i Paesi che avranno più strada da fare per conformarsi al nuovo limiete UE (e ancor di più alle raccomandazioni OMS) sono la Germania e i paesi del Benelux, l'Italia e la Grecia nel sud Europa ed alcuni paesi dell'Europa orientale.

Le situazioni migliori si hanno invece nei paesi scandinavi e baltici, ma anche in quelli della penisola iberica ed in Francia.

Nella tabella interattiva che segue le 51 stazioni - tutte della tipologia "traffico" - che nel 2021 nel complesso dei paesi UE hanno superato il limite di legge, 20 sono in Italia.

La situazione in Italia

Nel grafico che segue è riportato l'andamento nel decennio 2012-2021 dei risultati in termini é per le diverse soglie della percentuale di stazioni di monitoraggio che si collocano nel relativo intervallo di valori.

Si evidenzia una situazione in lento miglioramento, ad esempio le stazioni con valori superiori al limite di legge nel 2012 erano il 17,9% e nel 2021 il 3,6%, così come quelle con valori rispettosi delle indicazioni OMS erano il 9,5% e nel 2021 il 19%.

Questa graduale tendenza però ha bisogno di interventi che possano incidere in modo più deciso per poter rientrare fra soli otto anni nei nuovi limiti.

Nella seguente tabella interattiva sono contenuti i risultati di tutte e 562 stazioni di monitoraggio italiane (con una percentuale di dati validi >90% nel 2021). Come già evidenziato 20 (3,6%) hanno superato i limiti di legge, 223 (39,7%) si collocano fra 20 e 40 µg/m3, 212 (37,7%) fra 10 e 20, e 107 (19%) invece hanno registrato una media annua minore di 10 µg/m3, rispettando quindi le raccomandazioni dell'OMS per tutelare la salute umana.

Nella tabella è disponibile un campo di ricerca libero, con il quale è possibile ricercare una qualsiasi stringa di testo, es "Milano".

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