Agenzia Europea per l'Ambiente - EEA Qualità dell'aria

I dati del particolato PM10 in quasi tremila stazioni di monitoraggio in tutti i paesi dell’Unione Europea nel 2021

In precedenti articoli abbiamo visto che l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha messo a disposizione di tutti la banca dati dei risultati che ogni nazione trasmette relativamente ai risultati del monitoraggio della qualità dell’aria.

I dati sono relativi alle stazioni di monitoraggio presenti nei paesi dell’Unione Europea ed anche a numero paesi extra UE che comunque fanno parte dell’Agenzia o con essa cooperano. Nella banca dati sono disponibili dati fino dalla fine degli anni novanta (relativamente ad un numero ridotto di stazioni, via via crescente fino ad arrivare alle oltre 3.000 stazioni di monitoraggio degli ultimi anni.

Dopo aver visto la situazione del particolato PM10 nel 2020  e l’andamento dello stesso indicatore per un lungo periodo di tempo (2001-2020) relativamente all’indicatore “media annuale”che maggiormente rappresenta l’esposizione media della popolazione, in questo articolo vediamo come è andata la situazione nel corso del 2021. Vediamo anche il quadro relativo al non rispetto dell’attuale limite di legge per il numero massimo (35) di superamenti del limite giornaliero (media <= 50 µg/m3).

Caratteristiche del particolato (PM10)

polveri sottili al microscopio elettronico

Con il termine particolato atmosferico ci si riferisce a quelle particelle sospese e presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo e che di solito sono chiamate polveri sottili o pulviscolo. La sigla PM deriva dalle iniziali delle due parole inglesi Particulate Matter (tradotte in italiano con il vocabolo materiale particolato), mentre il numero 10 sta ad indicare la grandezza del diametro della particella che può variare fino a 10 micron o micrometri (1 micron=1 milionesimo del metro).

Il PM10 è chiamato anche frazione toracica in quanto, passando per il naso, è in grado di raggiungere la gola e la trachea (localizzate nel primo tratto dell’apparato respiratorio).

Il PM10, considerato un buon indicatore della qualità dell’aria, è formato da un insieme di particelle solide di diversa natura, composizione chimica e dimensione (tra 10 e 2,5 micron); può essere del tutto differente da città a città in base allo sviluppo del centro urbano e alla presenza di industrie, ai combustibili utilizzati e al clima. Numerose sostanze chimiche, come gli idrocarburi policiclici aromatici (IPA) ed i metalli (quali piombo, nichel, cadmio, arsenico, vanadio, cromo), possono aderire alla superficie delle polveri sottili determinando effetti sulla salute della popolazione esposta.

Il PM10 è presente nell’aria a seguito di:

  • eventi naturali, come l’erosione, causata dal vento, di rocce ed altre superfici, la formazione di aerosol marino, le tempeste di polvere, gli incendi o la fuoriuscita di gas dai vulcani
  • attività umane che utilizzano combustibili fossili o biomasse, come nelle lavorazioni artigianali ed in quelle industriali (ad esempio nelle centrali termoelettriche, raffinerie, nelle industrie chimiche, del cemento e dell’acciaio), ma anche in attività quotidiane come cucinare, riscaldare, trasportare merci o utilizzare veicoli a motore. Il PM10 è infatti uno dei principali componenti dei gas di scarico degli autoveicoli, degli impianti industriali e delle emissioni portuali

Il particolato atmosferico rimane nell’aria per un tempo abbastanza lungo e può, quindi, essere trasportato anche per grandi distanze. Fenomeni atmosferici come il vento e la pioggia aiutano a diluire ed abbassare i livelli di PM10 nell’aria, facendolo ricadere e depositare al suolo.

PM10, effetti sulla salute e limiti di legge

Il particolato atmosferico presenta una differente tossicità a seconda della provenienza. Ad esempio, quello derivato da attività umane è generalmente più tossico rispetto a quello determinato da fenomeni naturali.

Gli effetti sulla salute umana del pulviscolo presente nell’aria, denominato PM10 in relazione alla grandezza delle particelle di cui è composto,dipendono soprattutto dalla sua quantità (o concentrazione) nonché dalla natura dei suoi componenti. Essi, infatti, a seconda del loro diametro, si andranno a depositare più o meno in profondità nell’apparato respiratorio. Il tipo e la gravità degli effetti determinati sulla salute è anche influenzata dalle sostanze chimiche, organiche ed inorganiche, presenti sulla superficie delle particelle. Le sostanze solubili, ad esempio, possono essere assorbite dall’organismo nel punto in cui si depositano, provocando disturbi locali.

Effetti più gravi, invece, con disturbi (sintomi) e cambiamenti della funzione respiratoria (bronchiti, asma che possono anche richiedere il ricovero ospedaliero) sono stati osservati dopo un’esposizione (pur se limitata ad uno o due giorni) a livelli alti di PM10. L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato l’inquinamento dell’aria (di cui il particolato atmosferico è un indicatore) nel Gruppo 1, vale a dire tra le sostanze cancerogene per l’uomo.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nell’aggiornamento del settembre 2021 delle linee guida sulla qualità dell’aria, effettuata sulla base delle evidenze scientifiche più recenti, ha stabilito una significativa riduzione del valore che viene raccomandato di non superare come media annuale di questo inquinante, che passa dai 20 microgrammi al metro cubo indicato dalle linee guida del 2005 (mentre il limite di legge è di 40 µg/m3) a 15 µg/m3.

La Commissione Europea, nella recente proposta di revisione della Direttiva che regola a livello comunitario la qualità dell’aria, indica per il particolato PM10 un valore limite come media annuale da introdurre dall’1.1.2030 di 20 µg/m3.

Nell’articolo confronteremo i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio con questi tre valori: 15, 20 e 40.

La normativa attuale prevede anche un limite reltivo al numero massimo (35) di superamenti in un anno del limite giornaliero, che deve essere inferiore ad uan media di 50 µg/m3. Le Linee Guida OMS indicano un valore minore come limite giornaliero, 45 µg/m3, ed un numero massimo di tre/quattro superamenti in un anno. La proposta della Commissione Europea al 2030 recepisce l’indicazione per il limite giornaliero e indica un numero massimo di 18 superamenti in un anno di tale limite.

Questi valori si riferiscono alle concentrazioni presenti in atmosfera (appunto microgrammi per metrocubo di aria) dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria (nel caso dell’Italia quelle delle agenzie ambientali che fanno parte del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente).

L’Italia per questo inquinante, nel 2020 di quest anno è stata condannata da parte della Corte di Giustizia Europa dell’Italia per la procedura di infrazione 2014/2147 (causa 644/18), avendo dal 2008 superato, in maniera sistematica e continuata, nelle zone interessate, i valori limite giornaliero e annuale applicabili alle concentrazioni di particelle PM10 e non avendo adottato misure appropriate per garantire il rispetto dei valori limite fissati per le particelle PM10 nell’insieme delle zone interessate. Le Regioni coinvolte in quella sentenza erano: Campania, Emilia Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.

La rete di monitoraggio del particolato PM10 in Europa

La normativa vigente prevede che risultino validi i dati rilevati dalle stazioni di monitoraggio con almeno una copertura del 90% nel periodo indicato, secondo l’indicatore utilizzato. In questo caso si tratta della media annuale per il 2021. Nella banca dati EEA confluiscono i dati di tutte le stazioni di monitoraggio, indipendentemente dalla percentuale di dati validi, per cui la prima operazione da svolgere è quella di “depurare” i dati da quelli che non raggiungono questo standard minimo.

Complessivamente risultano nella banca dati EEA per il 2021 presenti 3.339 stazioni di monitoraggio nei 27 Paesi UE (non sono disponibili dati per questo inquinante in Slovenia), di cui 514 (88 in Italia) con una copertura di dati validi inferiore al 90%. Per cui i dati che presentiamo di seguito si riferiscono alle rimanenti 2.825 stazioni di monitoraggio.

Secondo i criteri dell’ Agenzia Europea per l’ambiente (EEA) le stazioni di misura della qualità dell’aria vengono classificate a seconda delle tipologia della stazione e dell’area e delle caratteristiche della zona:

  •  Fondo  – stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato prevalentemente da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, etc.) ma dal contributo integrato di tutte le fonti poste sopravento alla stazione rispetto alle direzioni predominanti dei venti nel sito;
  •  Traffico  – stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da emissioni da traffico, provenienti da strade limitrofe con intensità di traffico medio alta; 
  •  Industriale – stazioni ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento sia influenzato prevalentemente da singole fonti industriali o da zone industriali limitrofe; 
  •  Urbana – stazione fissa inserita in area edificata in continuo o almeno in modo predominante; 
  •  Suburbana – stazione fissa inserita in area largamente edificata in cui sono presenti sia zone edificate che zone non urbanizzate;
  •  Rurale (R) – stazione inserita in contesti non urbani e non suburbani.

La stazioni di rilevamento devono essere posizionate in modo da essere il più possibile rappresentativa dello stato della qualità dell’aria ell’agglomerato o della zona in cui sono poste, e della tipologia di stazione che interpreta. Infatti una rete di rilevamento deve avere stazioni localizzate sia in posizioni di fondo, capaci di rilevare l’inquinamento diffuso in modo generalizzato nel territorio, che in posizioni di picco, ad esempio in prossimità di vie di traffico, così da valutare la qualità dell’aria in casi critici (sebbene comunque diffusi sul territorio e connessi alla reale esposizione della popolazione ), in aree o all’interno di zone dove si raggiungono i livelli più elevati di concentrazione a cui la popolazione sia esposta per un periodo di tempo significativo.

Nella recente proposta di revisione della Direttiva sulla qualità dell’aria è indicato per ciascun inquinante il numero minimo di stazioni che devono essere presenti in proporzione alla popolazione.

Nei seguenti due grafici interattivi sono indicate per ciascun Paese UE la classificazione delle 2.825 stazioni di monitoraggio che presentano dati validi per la media annuale del particolato PM10 nel 2021. (Allegato III)

Dalle due tabelle risulta evidente, per questo inquinante, ha la rete di monitoraggio più estesa.

La media annuale del PM10 nel 2021 confrontata con i valori soglia dell'Unione Europea e della OMS

Come già indicato, nella mappa e nei grafici interattivi che seguono presentiamo i dati relativi al numero di stazioni di monitoraggio che hanno rilevato valori di PM10 nel 2021 in relazione a tre diverse soglie:

  • 15 µg/m3: valore indicato dalle Linee guida OMS del 2021 da non superare per la tutela della salute umana;
  • 20 µg/m3: valore limite indicato dalla Commissione Europea, nella proposta di revisione della Direttiva sulla qualità dell'aria (e nelle LG OMS del 2005), da attivare a partire dall'1.1.2030;
  • 40 µg/m3: valore limite stabilito dalla Direttiva Europea vigente (Direttiva 2008/50/CE) e recepita dalle normative nazionali.

Nella mappa interattiva che segue (cliccando sul singolo Paese sono visibili i dati sul numero di stazioni per valori - media annua registrati nel 2021) risulta chiaro che - al momento - l'Italia è il Paese che ha un numero di stazioni di monitoraggio maggiore - per questo inquinante - che supera il limite proposto dalla Commissione Europea a partire dal 2030. Sono infatti 339 su un totale di 509 (66,6%), seguita dalla Polonia con 306 (91,1%).

Nella tabella interattiva successiva (cliccando sull'intestazione di ciascun campo è possibile ordinare in relazione alle diverse classi di valori) sono indicati i valori percentuali - per ciascun Paese UE - del numero di stazioni di monitoraggio che si collocano nelle diverse classi di valori per quanto riguarda la media annuale di PM10 rilevata nel 2021.

Dalla tabella emerge che, in termini percentuali, i Paesi che avranno più strada da fare per conformarsi al nuovo limite UE (e ancor di più alle raccomandazioni OMS) sono l'Italia, la Polonia, aluni paesi baltici e del centro Europa, la Grecia nel sud Europa ed alcuni paesi dell'Europa orientale.

Le situazioni migliori si hanno invece nei paesi scandinavi e baltici, ma anche - fra i grandi paesi europei - in Germania.

La situazione in Italia

Nel grafico che segue è riportato l'andamento nel decennio 2012-2021 dei risultati in termini é per le diverse soglie della percentuale di stazioni di monitoraggio che si collocano nel relativo intervallo di valori.

Si evidenzia una situazione in lento miglioramento, ad esempio le stazioni con valori superiori al limite di legge nel 2012 erano il 10,9% e nel 2021 lo 0,4%, così come quelle con valori rispettosi delle indicazioni OMS 2021 erano il 5,2% e nel 2021 il 7,1%.

Questa graduale tendenza però ha bisogno di interventi che possano incidere in modo più deciso per poter rientrare fra soli otto anni nei nuovi limiti, considerato che più di due terzi delle stazioni di monitoraggio UE nel 2021 hanno registrato valori superiori a 20 µg/m3.

Nella seguente tabella interattiva sono contenuti i risultati di tutte e 509 stazioni di monitoraggio italiane (con una percentuale di dati validi >90% nel 2021). Come già evidenziato solamente 2 (0,4%) hanno superato i limiti di legge, 134 (31,7%) si collocano fra 20 e 40 µg/m3, 337 (40,1%) fra 15 e 20, e 36 (7,1%) invece hanno registrato una media annua minore di 15 µg/m3, rispettando quindi le raccomandazioni dell'OMS per tutelare la salute umana.

Nella tabella è disponibile un campo di ricerca libero, con il quale è possibile ricercare una qualsiasi stringa di testo, es "Milano".

I superamenti del limite giornaliero

Come accennato sopra la normativa attuale prevede anche un limite relativo alle situazioni di inquinamento acuto, rappresentato dal numero massimo (35) di superamenti in un anno del limite giornaliero, che deve essere inferiore ad uan media di 50 µg/m3.

Le Linee Guida OMS indicano un valore minore come limite giornaliero, 45 µg/m3, ed un numero massimo di tre/quattro superamenti in un anno. La proposta della Commissione Europea al 2030 recepisce l'indicazione per il limite giornaliero e indica un numero massimo di 18 superamenti in un anno di tale limite.

Nel 2012 nel complesso dei Paesi della UE a 27 erano quasi 500 le stazioni di monitoraggio che registravano più di 35 superamenti del limite giornaliero, 276 (36%) erano quelle italiane. Nel 2021 in totale le stazioni "fuorilegge" sono state 287, di cui 114 italiane (40%), anche se la Polonia ha detenuto il numero massimo di superamenti lo scorso anno (123, pari al 43%). Di fatto questi in questi due Paesi sono concentrate di gran lunga la maggior parte delle stazioni di monitoraggio sopra i limiti.

Nell'ultima tabella interattiva il dettaglio di tutte queste 114 stazioni di monitoraggio del nostro Paese, fra cui spiccano due stazioni della città metropolitana di Napoli con addirittura 111 e 89 superamenti in un anno, una situazione davvero molto critica.

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