ISPRA ha recentemente pubblicato il rapporto sulla biodiversità in Italia, che presenta il quadro aggiornato dello stato di conservazione delle specie animali e vegetali e degli habitat tutelati a livello comunitario presenti nel nostro Paese in ambito sia marino che terrestre.
Secondo il rapporto si verifica una situazione critica per le specie e gli habitat che popolano il nostro Paese: seppur tutelati ormai da decenni, sono in stato di conservazione sfavorevole il 54% della flora e il 53% della fauna terrestre, il 22% delle specie marine e l’89% degli habitat terrestri, mentre gli habitat marini mostrano status favorevole nel 63% dei casi e sconosciuto nel restante 37%.
Un capitolo specifico del rapporto è costituito dalla prima sintesi conoscitiva nazionale relativa alla presenza e distribuzione in ambiente naturale nel periodo 2016-2018 delle specie esotiche invasive di rilevanza unionale – attualmente la lista comprende 66 specie (30 animali e 36 piante) – così definite in base al Regolamento UE 1143/2014 “recante disposizioni volte a prevenire e gestire l‟introduzione e la diffusione delle specie esotiche invasive”).
L‟introduzione e la diffusione delle specie aliene (o esotiche) invasive rappresentano oggi una delle principali minacce alla biodiversità, in grado di colpire tutti gli ecosistemi, dalle aree protette agli ambienti maggiormente trasformati dall’uomo. Le specie aliene invasive sono identificate come un fattore chiave nel 54% delle estinzioni animali conosciute, e come il solo fattore nel 20% dei casi e costituiscono la seconda causa di perdita di biodiversità dopo la perdita e/o frammentazione dell‟habitat e la terza più grave minaccia alle specie in pericolo di estinzione in Europa.
Delle oltre tremila specie esotiche presenti in Italia, il 15% di queste è ritenuta invasiva, vale a dire in grado di provocare seri impatti non solo sulla biodiversità e i relativi servizi ecosistemici, ma anche sull’economia e la salute dell’uomo.
Il fenomeno delle invasioni biologiche, incentivato dal libero commercio e dalla globalizzazione, negli ultimi 30 anni ha subito una crescita esponenziale senza che ancora si riscontrino segnali di saturazione e con prospettive preoccupanti per i prossimi decenn. La globalizzazione, in particolare, ha aumentato enormemente la circolazione di merci e persone, anche su lunghe distanze, a cui ha fatto seguito un generalizzato incremento del tasso di introduzione di specie aliene invasive e la loro diffusione in nuove aree del mondo, comprese le aree più remote (es. Antartide).
Le ultime stime per l‟Europa parlano di oltre 14.000 specie aliene, con una crescita pari al 76% negli ultimi 30 anni. Con 3.500 specie introdotte, di cui 3.367 attualmente presenti, l‟Italia è tra i primi paesi dell‟Unione Europea per quanto concerne il numero di specie esotiche.
Delle 48 specie invasive di rilevanza unionanale oggetto di rendicontazione nel rapporto appena pubblicato, nel periodo considerato, sono 31 (17 animali e 14 vegetali) quelle presenti in Italia, quasi tutte introdotte in natura a seguito di una fuga da ambienti confinati o rilasci intenzionali dalla cattività.
Il quadro distributivo mostra una concentrazione delle specie nella porzione settentrionale del paese (Valle d‟Aosta esclusa), più densamente abitata, con le regioni meridionali (Sicilia compresa), meno interessate dalla loro presenza. Il maggior numero di specie esotiche di rilevanza unionale si registra in Lombardia (24 specie) e Veneto (23 specie).


Il rapporto poi tratta in dettaglio gli interventi di gestione ed i costi derivanti dal contrasto a queste specie aliene invasive, ed una scheda specifica per ognuna di esse (vedi esempio).
Per quanto riguarda le specie marine non indigene, l’Agenzia Europea per l’Ambiente mette a disposizione dati riepilogativi per i vari mari che bagnano il continente.

