Cambiamento climatico Energia Mobilità

Il quarto Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi e favorevoli

In Italia, come in altri paesi, si fa ancora un utilizzo significativo di sussidi ma molti sono ambientalmente dannosi.

L’art. 68 della Legge 28 dicembre 2015, n. 221 (Disposizioni in materia ambientale per promuovere misure di green economy e per il contenimento dell’uso eccessivo di risorse naturali) prevede che il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (ora MiTE) predisponga, con cadenza annuale, un “Catalogo dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) e dei sussidi ambientalmente favorevoli (SAF)”.

La prima edizione è stata pubblicata nel 2017, la più recente (con i dati relativi al 2020) a inizio 2022.

Per la redazione del Catalogo, il Ministero si avvale, oltre che delle informazioni nella disponibilità propria e dell’Ispra, delle informazioni rese disponibili dall’Istat, dalla Banca d’Italia, dai Ministeri, dalle Regioni e dagli enti locali, dalle università e dagli altri centri di ricerca, che forniscono i dati a loro disposizione secondo uno schema predisposto dal Ministero stesso.

Il tema dei sussidi ambientalmente dannosi (SAD) è stato trattato dal Comitato Interministeriale per la Transizione Ecologica (CITE), che ha deciso che il Ministero della Transizione Ecologica presenterà entro la metà del 2022 un piano di uscita dai sussidi ambientalmente dannosi, in linea con il pacchetto Fit-for-55  (che prevede la riduzione del 55%delle emissioni delle automobili entro il 2030, la riduzione del 50% delle emissioni dei furgoni entro il 2030 e zero emissioni prodotte dalle automobili nuove entro il 2035).

Il Catalogo ha stimato il 2020 i SAF ammontano a 18,9 miliardi di euro e i SAD a 21,6 miliardi di euro. Fra i dannosi, i sussidi alle fonti fossili (FFS) sono stimati a 13,1 miliardi di euro per il 2020. Tutti i sussidi alle fonti fossili devono ritenersi economicamente e ambientalmente inefficienti. Senza la loro rimozione diventerà estremamente difficile, se non impossibile, raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima.

I sussidi dannosi nel settore dei trasporti

Un capitolo del catalogo è specificamente dedicato al tema dei trasporti, ricordando come la quota delle emissioni di gas serra dei trasporti (esclusi quelli marittimi e aerei) sul totale delle emissioni nazionali è cresciuta dal 19,8% del 1990 al 25,1% del 2019, con un incremento in valore assoluto delle emissioni di CO2 di poco meno di 4 milioni di tonnellate.

Il trasporto stradale però non contribuisce solo alle emissioni di CO2, ma anche di vari inquinanti atmosferici. Il succedersi delle normative sulle emissioni dei trasporti (Euro 0-6) ha comportato una riduzione delle emissioni di inquinanti in atmosfera ma, nonostante ciò, le concentrazioni di particolato in atmosfera (e anche di biossido di azoto), alle quali il settore dei trasporti contribuisce in maniera rilevante, presentano livelli particolarmente elevati nel nostro paese, anche nel confronto con gli altri Stati Membri (Italia seconda dopo la Polonia per peggior qualità dell’aria).

Nello stesso Catalogo si evidenzia come, in questo contesto, l’erogazione di sussidi diretti o indiretti nel settore trasporti può svolgere un ruolo importante nell’indirizzare le scelte di acquisto e gli stili di comportamento verso forme di mobilità più sostenibili.

Nel catalogo i sussidi relativi ai carburanti (anche per i vari settori del trasporto (stradale, aereo, marittimmo) sono inseriti nel capitolo “Energia”, per questo riproponiamo qui la tabella riassuntiva di quelli diretti.

Nerlla seguente tabella sono poi riportati invece i SAD e SAF diretti nel settore dei trasporti, ai quali si aggiungono quelli considerati “indiretti”.

Come risulta evidente, riformare i sussidi favorevoli ed eliminare i sussidi dannosi, costituisce un tema di notevole rilievo non abbastanza all’attenzione dell’opinione pubblica.

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