Nel dicembre scorso è stato presentato il consueto rapporto di ISFORT– Istituto Superiore di Formazione e Ricerca per i Trasporti- sulla mobilità degli italiani. Una delle fonti più preziose in particolar modo sull’utilizzo dei vari mezzi di trasporto per spostarsi, su cui concentriamo l’attenzione in quetso articolo.
Il rapporto conferma l’impressione che dopo quasi tre anni dall’inizio della pandemia da Covid-19, il percorso di “ritorno alla normalità” per la mobilità dei cittadini si può dire concluso. Secondo le stime dell’Osservatorio “Audimob” di Isfort in particolare nel primo semestre del 2022 la ripresa della domanda ha segnato una significativa accelerazione: quasi 100 milioni di spostamenti giornalieri (solo giorni feriali), un volume molto vicino alla soglia pre-pandemica (-6% rispetto al 2019). In termini di passeggeri*km (distanze percorse) il rimbalzo della domanda nel 2021 e nel primo semestre 2022 è anche più robusto, ma poichè nel 2020 si era registrato un vero e proprio crollo dei passeggeri*km il livello pre-Covid resta più distante (-15%).

Nel 2021 si è avviato il percorso di riavvicinamento agli equilibri pre-Covid per le motivazione della domanda più sistematica, legata al lavoro e allo studio. Infatti, è cresciuto il peso della mobilità lavorativa (33,6% del totale, valore di poco superiore a quello del 2019) e in piccola misura di quella scolastica (2,2% contro l’1,7% del 2020). Allo stesso tempo è diminuita la quota di mobilità per gestione familiare. La prima parte del 2022 infine si è caratterizzata per la forte ripresa degli spostamenti per ragioni di studio, balzati al 5,5% del totale (superiore al 4,6% registrato nel 2019 ma sul dato annuale complessivo incide il periodo estivo di chiusura delle scuole che invece non si coglie nel solo primo semestre dell’anno), e per un’ulteriore riduzione della mobilità per tempo libero che va ad attestarsi sulla soglia del 30%, ovvero ben 7 punti in meno rispetto al 2019.

La scelta modale
Riguardo alla scelta dei mezzi di trasporto da parte dei cittadini, il profilo della ripartizione modale nel 2020 è stata profondamente influenzata dall’impatto della crisi sanitaria con uno scenario che poteva prefigurare una “nuova normalità”, problematica per certi versi (difficoltà del trasporto pubblico, posizione ancora centrale dell’auto) ma promettente per altri (razionalizzazione della domanda complessiva, deciso orientamento verso la mobilità attiva, riscoperta del valore della prossimità e dello spazio pubblico).
I dati dell’ultimo anno e mezzo sembrano invece disegnare un ritorno alla“vecchia normalità” con alcuni tratti peggiorativi (crisi ancora profonda del trasporto pubblico, crescita dell’auto).
Gli spostamenti a piedi scendono nel 2021 al 22,7%, oltre 6 punti in meno rispetto al 2020, e nel 2022 scende ulteriormente al 19,7%, sotto la soglia pre-Covid; in valore assoluto la riduzione tra il 2019 e il primo semestre 2022 è stata pari al -14%. L’auspicato e ipotizzato consolidamento della mobilità pedonale, al netto di un fisiologico calo dopo l’esplosione del 2020, non sembra dunque confermarsi e su questa “mancata promessa” ha inciso la debole capacità delle Amministrazioni locali di mettere in campo policy adeguate di rafforzamento dello spazio pubblico.
Gli spostamenti in bicicletta e con soluzioni di micromobilità (monopattini elettrici ecc.) incrementano invece il proprio peso (dal 3,3% del 2019 al 4,7% del primo semestre 2022); associando questo aumento alla crescita contestuale, proporzionalmente molto forte, della moto (dal 2,6% del 2019 al 4,7% del 2022) si può dire che la soluzione delle “due ruote” (motorizzate, elettriche o non- motorizzate), sta diventando un’opzione più robusta nelle scelte modali degli italiani.
La quota dell’auto sale appena sotto la soglia del 65%, un punto e mezzo in più del livello pre-Covid (era sceso al 59% nel primo anno della pandemia), riaffermando quindi la posizione dominante nelle preferenze modali degli italiani.
I variegati sistemi di trasporto pubblico (bus, treni, metro, tram, sistemi a fune ecc., incluso lo sharing) riconquistano pezzi di mercato nel 2021 e nel primo semestre 2022, significativi in valore assoluto ma come peso percentuale i livelli pre-Covid, già di per sé molto bassi, sono ancora lontani (7,6% nel 2022 contro il 10,8% del 2019); a causa del crollo registrato nel 2020 in valore assoluto il numero di passeggeri trasportati con i messi pubblici sono stimati nel primo semestre 2022 ancora inferiori di circa un terzo rispetto al valore del 2019.
La quota di viaggi multimodali, che nella quasi totalità si realizzano con l’utilizzazione di almeno un mezzo pubblico, è crollata nel 2020 all’1,7% dopo la punta del 6,5% toccata del 2019, ed è risalita leggermente nel primo semestre del 2022 (2,7%).

Sintetizzando i dati di ripartizione modale nell’ottica della sostenibilità del trasporto passeggeri, si deve sottolineare con preoccupazione che il tasso di mobilità sostenibile, strutturalmente inferiore al 40% in tutta la serie storica da inizio millennio, si è pericolosamente abbassato sia nel 2021, sia nel primo semestre del 2022 scendendo sotto il livello pre-Covid (31,4% nel 2022 contro il 35% del 2019).
La combinazione tra ripiegamento della mobilità attiva, pieno recupero dell’auto e faticosa risalita del trasporto pubblico sta producendo un’uscita dall’emergenza sanitaria nella domanda di mobilità verso equilibri peggiori, sotto il profilo della sostenibilità, rispetto agli anni precedenti.


La mobilità urbana
Nel 2021 la mobilità urbana ha assorbito il 70,6% degli spostamenti (in crescita dal 2010), ma meno della metà (31,7%) delle distanze coperte (passeggeri*km). La mobilità extraurbana di medio raggio (fino a 50 km) pesa per poco più di un quarto del totale degli spostamenti (in leggero calo dal 2010) e per quasi la metà dei passeggeri*km. Infine, la mobilità extraurbana di lungo raggio (superiore ai 50 km) concentra appena il 2% dei viaggi che tuttavia generano il 20% dei passeggeri*km.
Rispetto alle caratteristiche associate agli spostamenti emergono significative differenze fra i tre cluster di mobilità. In particolare per ciò che riguarda la ripartizione modale le differenze fra le tre tipologie di mobilità sono molto rilevanti:
- la mobilità urbana assorbe quasi per intero la componente pedonale della domanda e allo stesso tempo è alto il peso degli spostamenti sulle due ruote sia moto che bicicletta/micromobilità, mentre all’opposto sono relativamente basse le quote sia dell’auto che del trasporto pubblico;
- la mobilità extraurbana di medio raggio è di dominio quasi assoluto dell’auto (87% della domanda soddisfatta percentuale persino in crescita dal 2010); la fetta di mercato del trasporto pubblico sale all’8,3% ma è in calo di oltre due punti rispetto al 2010;
- la mobilità extraurbana di lungo raggio conferma la centralità assoluta dell’auto (poco meno dell’80% dei viaggi soddisfatti, quasi 10 punti in più rispetto al 2010) a cui si affianca il ruolo significativo del trasporto pubblico (18,4%) tuttavia in declino dal 2010 quando assorbiva oltre un quarto dei viaggi.
