Non c’è mobilità sostenibile senza un trasporto pubblico di massa efficace e non inquinante. La fotografia della situazione attuale presentata in questo articolo, utilizzando i dati ISTAT, mostra che c’è ancora molto da fare. Illustreremo con mappe e grafici interattivi i dati relativi alle reti di metropolitane, tram e filobus, agli autobus per categorie Euro e quelli a basse emissioni, nonché l’offerta di trasporto pubblico locale e il suo utilizzo nei 109 comuni capoluogo del nostro Paese.
Da anni si dice da più parti, che è necessaria una “cura del ferro” per le nostre città. Ebbene, i dati che ISTAT mette a disposizione (2018) riguardo alla situazione nelle nostre città capoluogo, mostrano una situazione davvero deficitaria.
Meno di 200 km di metropolitana, soprattutto nelle due grandi metropoli (Milano e Roma) rispetto al triplo esistente in Spagna. 355 chilometri di linee tranviarie, 250 delle quali solamente a Milano e Torino, rispetto a più del doppio in Francia, dove in gran parte delle città fra 150 e 500mila abitanti ci sono estese reti di tram, che hanno prodotto nelle città transalpine significativi miglioramenti nella vivibilità urbana. In italia il tram, con qualche eccezione, “si chiama ancora desiderio“.
Una soluzione non inquinante, abbastanza diffusa in alcune città (poco meno di 300 km di linee) è anche quella del filobus.
Il questo ambito il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede un investimento di 3,6 miliardi di euro per lo sviluppo del trasporto rapido di massa: “La misura prevede la realizzazione di 240 km di rete attrezzata per le infrastrutture del trasporto rapido di massa suddivise in metro (11 km), tram (85 km), filovie (120 km), funivie (15 km). Il focus dell’intervento sarà principalmente sulle aree metropolitane delle maggiori città italiane. L’obiettivo è ottenere uno spostamento di almeno il 10 per cento del traffico su auto private verso il sistema di trasporto pubblico.”
Da parte sua, la Commissione europea a dicembre 2020 ha presentato la strategia di mobilità sostenibile e intelligente, per guidare i lavori dei prossimi quattro anni per realizzare la trasformazione verde e digitale nel sistema dei trasporti dell’UE. Composta da 82 iniziative, la strategia punta a ridurre il 90% delle emissione del settore dei trasporti entro il 2050, il linea con gli obbiettivi del Green Deal europeo.
Nella mappa e nei grafici interattivi che seguono il quadro delle reti di metropolitana, tram e filobus presenti in 23 dei 109 comuni capoluogo (mentre negli altri ci sono solo servizi di trasporto pubblico locale che utilizzano autobus, fra i quali spicca di gran lunga Milano (complessivi 301 km), seguita a distanza da Roma (120) e Torino (86); tutte le altre segnano il passo.
In tutte le 109 città capoluogo sono presenti servizi di trasporto pubblico che utilizzano gli autobus, complessivamente oltre 13.600 mezzi con un dato nazionale di circa 75 autobus ogni 100mila abitanti.
Il problema, in questo caso, è però la vetustà di questi mezzi e quindi le loro caratteristiche inquinanti. Il 41% degli autobus circolanti rientra in una categoria Euro 4 o inferiore e quasi il 35% in quella Euro 5, mentre l'Euro 6 - obbligatoria dal 1 gennaio 2013 - è relativa a meno di un quarto del parco mezzi circolante. Evidentemente molti degli autobus che viaggiano nelle nostre città hanno ben più della media europea di 7 anni di vita. La quasi totalità è alimentata a gasolio con motorizzazioni significativamente inquinanti.
Ad esempio a Roma solamente l'11% di un parco autobus di quasi 2.400 mezzi è di categoria Euro 6, ed anche a Milano questa percentuale è limitata al 24% degli autobus circolanti. Una percentuale analoga a quella nazionale relativa a tutte le 109 città capoluogo. Fra le città che hanno un parco autobus consistente (>300), il maggior numero di autobus meno inquinanti si rileva a Bologna (64%), Firenze (43%), Torino (38%).
Anche in questo caso il PNRR prevede un investimento importante nell'ordine di 1,2 miliardi di euro per "Il rinnovo della flotta con autobus a basso impatto ambientale avviene accelerando l’attuazione del Piano Strategico Nazionale per la Mobilità Sostenibile e prevede il progressivo rinnovo degli autobus per il trasporto pubblico locale e la realizzazione di infrastrutture di ricarica dedicate. In particolare, è previsto l’acquisto entro il 2026 di circa 3.360 bus a basse emissioni."
Un capitolo a parte è quello degli autobus a basse emissioni. ISTAT nei dati che rende disponibili considera in questa categoria gli autobus elettrici (ibridi o a trazione elettrica integrale, inclusi quelli alimentati a idrogeno con tecnologia a celle di combustibile) e gli autobus alimentati a gas (con motore bi-fuel benzina/metano o benzina/Gpl).
Complessivamente si tratta di 3.500 autobus, circa il 26% dell'intero parco circolante. Prevalentemente (92,8%) si tratta di mezzi a metano e/o gpl, e solo nel 7,2% dei casi elettrici o ibridi/elettrici. In ogni caso una situazione che riguarda solamente 75 dei 109 comuni, ed in alcuni casi con un numero di mezzi molto ridotto.
Anche in questo caso la strada da percorrere per avere tutti i mezzi circolanti a basse emissioni è ancora tanta.
Il seguente grafico evidenzia in modo molto chiaro come le poche reti di metropolitane esistenti assicurino una gran quantità di offerta di trasporto pubblico, circa un terzo del totale, in questo caso si tratta davvero di trasporto di massa. Se ce n'era bisogno anche questo dato conferma come nelle grandi città del nostro Paese, c'è bisogno di realizzare nuove linee di metropolitana. Allo stesso modo. per le città fra 150 e 500 abitanti è indispensabile sviluppare reti tranviarie in sede protetta che assicurino un'offerta di trasporto pubblico regolare e di massa.
Gli oltre 13mila autobus circolanti assicurano quasi il 57% dell'offerta di trasporto pubblico nelle 109 città capoluogo. Questi numeri non ci dicono niente però sulla qualità di questa offerta, ed il grafico interattivo successivo ci può però aiutare a intuirlo.
Come sappiamo bene, molti dei percorsi degli autobus nelle nostre città sono effettuati in sede promiscua, cioè i mezzi pubblici viaggiano insieme al traffico privato, subendo tutte le problematiche del traffico congestionato esistente, e questo significa evidentemente non rispettare neppure la regolarità del servizio, dando vita ai fenomeni di ritardo rispetto ai passaggi previsti alle fermate, all'accodamento di più mezzi, ecc..
Questa realtà è rappresentata dall'indicatore "velocità commerciale", che vede Napoli con 11,6 km/h seguita da Caserta con 12,2 le città dove gli autobus viaggiano più lentamente, ma è una realtà comune a gran parte delle città da sud a nord. Nettamente minore la velocità commerciale del autobus rispetto a quella di metro e tram (se le reti di questi sono in sede protetta).
Per quanto riguarda l'utilizzo del trasporto pubblico locale spicca Venezia con oltre 800 viaggi all'anno per abitante, seguita a distanza da Milano con poco meno di 500 e quindi Trieste (330), Torino (320), Roma (318) e Firenze (302).
Infine i dati relativi alle licenze di taxi attive che vedono Milano, Roma e Napoli ai primi posti.
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