Ambiente e salute Qualità dell'aria

Inquinamento atmosferico e COVID-19 a Roma, uno studio del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio

L’inquinamento atmosferico può essere in grado di aumentare la vulnerabilità umana ai virus, riducendo le difese immunitarie e promuovendo uno stato infiammatorio cronico o provocando malattie croniche.

Il Dipartimento di Epidemiologia del Lazio ha così condotto uno studio in cui è stata indagata la possibile associazione tra esposizione cronica ad inquinamento atmosferico e l’incidenza di SARS-CoV-2 e la mortalità da COVID-19, al netto di altri fattori di rischio fondamentali, quali l’età, il sesso, la deprivazione socioeconomica, la storia clinica e le caratteristiche topografiche del quartiere di residenza.

Questo studio di coorte ha coinvolto tutti gli individui adulti (oltre 1.5 milioni) residenti a Roma all’1 Gennaio 2020, seguiti nel tempo fino al 15 Aprile 2021. Per ciascun soggetto sono state raccolte informazioni sulle caratteristiche demografiche, socio-economiche, cliniche e relative all’indirizzo di residenza.

Inoltre, dai dati della sorveglianza COVID-19 è stato possibile identificare i casi incidenti SARS-CoV-2 e i decessi tra i pazienti COVID-19.

Attraverso modelli spazio-temporali ad elevata risoluzione spaziale è stato possibile attribuire a ogni individuo i livelli medi annui di particolato fine (PM2.5)e biossido di azoto (NO2) al livello dell’indirizzo di residenza.

I risultati dello studio dicono che l’esposizione di lungo periodo all’inquinamento atmosferico risulta associata a un aumento della mortalità tra i pazienti con COVID-19, ma non all’incidenza di SARS-CoV-2 nella popolazione generale.

È supportata quindi l’ipotesi che l’esposizione cronica all’inquinamento atmosferico potrebbe aumentare la vulnerabilità umana ai virus, peggiorando così la prognosi dei casi di COVID-19; tuttavia, è improbabile che aumenti la diffusione dell’infezione nella popolazione generale.

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3 thoughts on “Inquinamento atmosferico e COVID-19 a Roma, uno studio del Dipartimento di Epidemiologia del Lazio

  1. Molto interessante lo studio che confuta le posizioni superficiali e non documentate di chi ha sostenuto fino dall’inizio del covid, che le particelle fini ed ultrafini funzionassero da “carrier” del virus. Le questioni complesse devono essere studiate utilizzando il metodo scientifico e questo richiede tempo e serietà dei partecipanti.
    Buona giornata
    Gioia Bini

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