Irene Ivoi si presenta così nel suo sito: “laureata in industrial design, ho scelto di non far nascere nuovi oggetti bensì pre-occuparmi di come gli oggetti muoiono. Negli anni ’90 era un tema sfidante perché le maggiori preoccupazioni erano destinate solo ai rifiuti. Ho così guardato con estrema attenzione l’evolversi delle politiche di prodotto e di prevenzione dei rifiuti. Due libri di ecologia domestica da me scritti negli anni ’90 mi hanno portato molta fortuna e nel tempo sono stata sempre più identificata come un esperto in ricerca e comunicazione di politiche e azioni di prevenzione rifiuti. Oggi molte profezie sono diventate vere e lentamente il mondo degli oggetti ha cambiato pelle. Seguo oramai da diversi anni l’area delle ecoinnovazioni esplorando startup, autoproduzioni di design, certificazioni in grado di qualificare beni e servizi socialmente e ambientalmente muovendomi tra ricerca, formazione e comunicazione. Supporto soprattutto le imprese ad agire secondo i principi dell’economia circolare riconoscendoli e interpretandoli. E mi piace farlo creando link tra organizzazioni, persone e saperi.”

L’approccio che ha adottato nelle sue azioni quello dei nudge, ovvero delle “spinte gentili” (vedi volume “Nudge. la spinta gentile” di Cass R. Sunstein e Richard H. Thaler). L’idea degli autori è semplice ma geniale: per introdurre pratiche di buona cittadinanza, occorre imparare a usare a fin di bene l’irrazionalità umana. A differenza di quanto si è soliti credere, soprattutto a livello economico, i processi decisionali delle persone non sono quasi mai guidati da principi perfettamente razionali. Al contrario, essi risultano continuamente sospesi fra processi cognitivi contrastanti: razionalità e irrazionalità, complessità e semplificazione. Il nucleo centrale della disciplina che studia questi fenomeni (economia cognitiva) si fonda su due principi: l’integrazione fra economia e psicologia e una critica all’economia neoclassica, in particolare al suo concetto di razionalità degli agenti economici. Per spiegare i comportamenti reali, quindi, non è sufficiente focalizzarsi sulle informazioni razionalmente rilevanti, bensì è necessario cercare di ricostruire il modello mentale utilizzato (talvolta inconsciamente) dalle persone per rappresentare il contesto decisionale in cui esse agiscono. Uno stesso individuo può arrivare a prendere decisioni opposte su problemi identici, semplicemente qualora si cambino la modalità (il contesto) con cui gli viene sottoposto il problema, ad esempio cambiando la cornice, o frame, di inquadramento del problema stesso. L’utilizzo pratico dei nudge si è poi diffuso anche a livello di vere e proprie politiche pubbliche, ad esempio da parte dell’Amministrazione Obama (vedi Tecniche di nudging in ambito ambientale).

Quando parliamo di raccoltà differenziata, ma anche di mobilità sostenibile e di tante altri comportamenti positivi che ciascuno di noi può adottare, spesso si ragiona solamente in termini di “incentivi” o di “sanzioni”, Irene Ivoi invece propone una strada diversa per influire sulle scelte delle persone, il “nudge”.
Con Irene Ivoi abbiamo parlato delle sue esperienze nell’applicazione del nudge e delle potenzialità che questo approccio ha sia nell’ambito dell’economia circolare, che di altri campi nei quali i comportamenti delle persone sono essenziali per operare nella direzione di uno sviluppo sostenibile, come la mobilità o il risparmio energetico.
Riguardo alla mobilità sostenibile, Irene Ivoi ci ha anche parlato della sua conversazione con l’assessore della città di Valencia in Spagna, un italiano, Giuseppe Grezzi, che sta operando in modo straordinario e innovativo per promuovere la mobilità dolce.