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La frana di Ischia e i dati ISPRA-SNPA

In campo ambientale, e non solo, sarebbe una regola da non dimenticare mai, che è indispensabile formarsi un’opinione o assumere una decisione, fondandosi sui dati. Dati rilevati con metodo scientifico e da una fonte attendibile.

La tragedia di Ischia, che sicuramente ha le sue specificità estreme, però in qualche modo è emblematica di una situazione di fragilità e di rischio, che non esiste solo in quell’isola, ma si presenta in molte parti del nostro Paese.

Per questo, prendendo spunto da un post di ISPRA (vedi sotto), ho ricercato i dati pubblici disponibili sugli aspetti che hanno inciso su questo evento, e su altri simili che si sono verificati in passato e che si potranno verificare in futuro anche altrove: le precipitazioni, il consumo di suolo, le aree a pericolosità frane elevata.

Chiunque può trovare questi dati per il proprio territorio, forniti da fonti attendibili.

Ecco alcuni numeri riepilogativi dei contenuti presenti nell’articolo: il 26 novembre sono caduti 177 mm di pioggia, non era mai successo dal 2001, ma quest’anno è la seconda volta che si superano i 100mm; un terzo di tutto il territorio isolano è “consumato”, cioè occupato da coperture artificiali (edifici, ecc.); circa il 50% dell’isola si trova in zone a rischio frane molto elevato (P4) o elevato (P3) ed in queste aree, al 2021, c’erano 4.500 edifici e oltre 13mila persone.

Il territorio

L’isola d’Ischia è situata a nord-ovest del golfo di Napoli. Essa si estende su una superficie di 46,55 chilometri quadrati ed è divisa amministrativamente da 6 comuni: Barano d’IschiaCasamicciola TermeForioIschia, Lacco Ameno e Serrara Fontana.

I dati ISTAT mostrano che nel tempo la popolazione residente è rimasta sostanzialmente stabile, con un lieve incremento fra il censimento 2011 ed i dati al 1° gennaio di quest’anno.

La densità abitativa è particolarme nte elevata, soprattutto nei due comuni di Ischia e Lacco Ameno dove supera largamente i duemila abitanti per chilometro quadrato, mentre a Casamicciola e Forio sono più di 1.300 /kmq.

D’altra parte la provincia di Napoli è quella che ha una densità maggiore a livello nazionale, con 2.591 abitanti / kmq (censimento 2011), con comuni come Casavatore e Portici che superano i 12mila abitanti per chilometro quadrato.

Le precipitazioni

I dati sulle precipitazioni sono disponibili (consultabili e scaricabili) sul sito del Centro Funzionale Multirischi di Protezione Civile della Regione Campania. Ci sono i dati giornalieri (ed a richiesta sub-giornalieri) di decine di stazioni pluviometriche in tutta la Regione - quattro a Ischia - dal 2000 ad oggi.

Le stazioni pluviometriche dell'isola sono: Monte Epomeo, Forio, Piano Liguori, Porto.

Nella prima tabella sono riportati i dati puntuali per le 4 stazioni pluovioenmtriche, relativamente ai dieci giorni più piovosi del 2022. Il 26 novembre l'isola è stata interessata da un forte evento di pioggia con un massimo di 177 mm registrati dalla stazione di Forio. In precedenza, nel corso dell'anno, erano stati superati i 100 mm giornalieri anche il 25 settembre. Si tratta di una quantità di pioggia concentrata in un arco di tempo ridotto, che rientra fra i cosiddetti "eventi meteorologici estremi", che purtroppo - secondo tutte le previsioni climatologiche - stanno ormai diventando fenomeni sempre più frequenti. A conferma che l'emergenza climatica richiede una risposta globale molto decisa e in tempi rapidi, a differenza di quanto è emerso anche dalla recente COP27.

In proposito vedi, fra gli altri: Perdite economiche e vittime causati da eventi meteorologici e climatici in Europa, Frequenza e gravità dei pericoli climatici in aumento in tutta Europa, I cambiamenti climatici in Italia, Il clima in Italia.

Nei due grafici interattivi che seguono i dati pluviometrici giornalieri in millimetri di pioggia caduta nelle 4 stazioni nel corso del 2022, con uno zoom per i mesi da settembre a novembre. Si può osservare che anche Ischia come il resto d'Italia è stata caratterizzata da una scarsa piovosità.

Negli ultimi grafici l'andamento della piovosità nella stazione pluviometrica di Monte Epomeo fra il 2001 ed il 2022, da cui si rileva che mai in in tale intervallo di tempo era caduta tanta pioggia in un solo giorno, il massimo erano stati 79,6 mm nel 2011, mentre, appunto nel 2022 è stata superata quota "100" già due volte.

Il consumo di suolo

Il consumo di suolo è monitorato dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA)  che ogni anno realizza il Rapporto nazionale “Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici”. Ambientenonsolo in vari articoli si è occupata di consumo di suolo.

"È un fenomeno associato alla perdita di una risorsa ambientale fondamentale, dovuta all’occupazione di superficie originariamente agricola, naturale o seminaturale. Il fenomeno si riferisce, quindi, a un incremento della copertura artificiale di terreno, legato alle dinamiche insediative. Un processo prevalentemente dovuto alla costruzione di nuovi edifici e infrastrutture, all’espansione delle città, alla densificazione o alla conversione di terreno entro un’area urbana, all’infrastrutturazione del territorio. Il concetto di consumo di suolo è, quindi, definito come una variazione da una copertura non artificiale (suolo non consumato) a una copertura artificiale del suolo (suolo consumato)."

Da molti anni ISPRA e il SNPA mettono a disposizione di tutti i dati (scaricabili), fino al dettaglio comunale, del consumo di suolo. E' possibile, quindi vedere per ciascun comune dell'isola l'andamento del consumo di suolo nel tempo (2006-2021).

Complessivamente nel 2006 risultavano consumati 1.510 ettari di territorio diventati 1.524 nel 2021, sostanzialmente un terzo di tutto il territorio isolano è occupato da coperture artificiali. Nel secondo grafico l'incidenza percentuale per comune rispetto al complesso del territorio.

Le aree a pericolosità frane

L’Italia è uno dei paesi europei maggiormente interessati da fenomeni franosi, con oltre 620.000 frane (area di circa 24.000 km2, pari al 7,9% del territorio nazionale). Tali dati derivano dall’Inventario dei Fenomeni Franosi in Italia (Progetto IFFI) realizzato dall’ISPRA e dalle Regioni e Province Autonome secondo modalità standardizzate e condivise.

L’Inventario IFFI è la banca dati sulle frane più completa e di dettaglio esistente in Italia, per la scala della cartografia adottata (1:10.000) e per il numero di parametri ad esse associati (https://www.progettoiffi.isprambiente.it). Un quadro sulla distribuzione delle frane in Italia può essere ricavato dall’indice di franosità, pari al rapporto tra l’area in frana e la superficie totale, calcolato su maglia di lato 1 km, che viene aggiornato ogni anno.

Consultando il portale Idrogeo di Ispra è possibile quindi visualizzare la mappa con il dettaglio delle informazioni relativamente alle frane censite nell'isola.

Ispra fornisce altresì i dati relativi alle aree a pericolosità frana, basati sui Piani di Assetto Idrogeologico (PAI), che utilizzano una classificazione della pericolosità per l’intero territorio nazionale in 5 classi: pericolosità molto elevata P4, elevata P3, media P2 e moderata P1. Per ciascuna di esse sono forniti annualmente i dati relativi ai territori, alla popolazione, agli edifici, alle imprese e ai beni culturali presenti nelle varie aree.

Nelle aree classificate a pericolosità da frana molto elevata (P4) sono consentiti esclusivamente: gli interventi di demolizione senza ricostruzione; gli interventi strettamente necessari a ridurre la vulnerabilità degli edifici esistenti e a migliorare la tutela della pubblica incolumità, senza aumenti di superficie o di volume e senza cambiamenti di destinazione d’uso; le opere di bonifica e sistemazione dei movimenti franosi; gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria; la realizzazione di nuove infrastrutture lineari e a rete previste da normative di legge, dichiarate essenziali, non delocalizzabili e prive di alternative progettuali tecnicamente ed economicamente sostenibili; le pratiche per la corretta attività agricola e forestale con esclusione di ogni intervento che aumenti il livello di rischio; gli interventi volti alla bonifica dei siti contaminati; gli interventi di consolidamento e restauro conservativo dei beni culturali tutelati ai sensi della normativa vigente.

Nelle aree classificate a pericolosità da frana elevata (P3) sono generalmente consentiti, oltre agli interventi ammessi nelle aree a pericolosità molto elevata, anche gli interventi di ampliamento di edifici esistenti per l’adeguamento igienico-sanitario e la realizzazione di nuovi impianti di trattamento delle acque reflue e l’ampliamento di quelli esistenti, previo studio di compatibilità dell’opera con lo stato di dissesto esistente.

Nelle aree classificate a pericolosità da frana media (P2) gli interventi ammissibili sono quelli previsti dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica. Gli interventi generalmente sono soggetti ad uno studio di compatibilità finalizzato a verificare che l’intervento garantisca la sicurezza, non determini condizioni di instabilità e non modifichi negativamente i processi geomorfologici nell’area interessata dall’opera e dalle sue pertinenze.

Nelle aree classificate a pericolosità da frana moderata (P1) è generalmente consentita ogni tipologia di intervento prevista dagli strumenti di pianificazione territoriale e urbanistica.

Ambientenonsolo in vari articoli si è occupata di pericolosità frane.

Sull'Eco@Atlante ISPRA è possibile costruire mappe personalizzate sulle aree a pericolosità frane e sulle varie informazioni disponibili in merito alla quantità di persone, edifici, imprese, ecc. presenti in tali aree, scaricando anche i dati relativi.

Con i dati aperti pubblicati da ISPRA, sempre fino al dettaglio comunale, è possibile quantificare in dettaglio la situazione (aggiornata al 2021) per i comuni dell'Isola di Ischia, le cui aree si trovano in zone a pericolosità frane.

Nel primo grafico si vede che circa il 50% del territorio isolano si trova in zone a rischio frane molto elevato (P4) o elevato (P3), ed in alcuni comuni, come Casamicciola Terme ci si avvicina al 60%.

E' poi possibile visualizzare quanti sono gli edifici che si trovano in queste aree e quante le persone a rischio. Complessivamente nell'isola risultavano al 2021 esserci 4.500 edifici e oltre 13mila persone in aree a rischio pericolosità frane molto elevata (P4) o elevata (P3).

Suolo consumato in aree a pericolosità frane e terremoti

I dati ISPRA-SNPA sul consumo di suolo nel corso degli anni si sono progressivamente affinati ed ora forniscono informazioni sempre più dettagliate e preziose. In particolare sono disponibili i dati relativamente alle superfici di suolo consumato nelle aree a pericolosità frane, dalle quali risulta (al 2021) che poco meno di trecento ettari di territorio a rischio percilosità frane molto elevata (P4) o elevata (P3) è stata utilizzata. E infine le superfici di suolo consumato in aree a pericolosità sismica alta.

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3 thoughts on “La frana di Ischia e i dati ISPRA-SNPA

  1. Interessante tutto, ma oltre a ripetere per l’ennesima volta che non bisogna costruire nelle aree a rischio e che bisognerebbe abbattere le case in queste aree, cosa quasi impossibile, bisognerebbe pensare ad un sistema di allerta che serva a salvare vite. Oltre alle previsioni meteo infatti ci sono sitemi di monitoraggio delle piogge e dei movimenti del terreno che potrebbero dare degli allarmi con poche minuti di anticipo, in modo che la gente esca dalle case e si raduni in aree sicure preventivamente individuate. Tra l’altro queste pratiche consentirebbero di sensibilizzare le persone alla gestione del rischio. Ma neanche questo si fa!! Si ha paura di provocare il panico e delle proteste in caso di falsi allarmi.

  2. Ottima ricerca. Ho sempre sostenuto che gli eventi eccezionali, vieppiù quando sono coinvolte tristemente le popolazioni (ma sempre, in ogni caso) , vanno studiati per trarne indicazioni pianificatorie, di precauzione, previsione, allerta…mitigazione del pericolo ecc… Penso, ad esempio, agli eventi di piena dei fiumi: generalmente non c’è monitoraggio del trasporto di inquinanti e nutrienti immessi nel mare….eppure qualche giorno di piena “valgono” quanto qualche anno (o decennio) di trasporto di inquinanti in termini di massa…. Ogni evento dovrebbe fare scuola a livello nazionale, essere oggetto di seminari nazionali, di pubblicazioni ufficiali e di discussioni decentrate nell’intera nazione. Le Ferrovie dello Stato lo facevano: ogni evento triste era portato a conoscenza e dibattuto in tutti i depositi ferroviari italiani, con obbligo di partecipazione ai seminari, per tutti gli interessati e discussione sulle possibili azioni di prevenzione per situazioni potenzialmente analoghe. Così è possibile informare corretamente il pubblico e -senza timore di essere additati come catastrofisti, fare anche esecitazioni periodiche di sfollamento…. Ci riusciremo?

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