Commissione Europea Energia

Le comunità energetiche in Europa

La Commissione Europea ha da poco pubblicato una mappa interattiva delle Comunità Energetiche presenti nell’Unione.

Sulla base di un inventario creato dal progetto COMETS finanziato dal l’UE (vedi articolo che spiega il percorso attraverso il quale è stata realizzata), questa mappa fornisce una panoramica delle comunità energetiche europee e dei loro dati specifici, come il tipo di comunità energetica che rappresentano, il numero di membri, la loro produzione di energia, ecc.

Nel tempo la mappa sarà aggiornata e presto sarà disponibile un modulo di inserimento dati per aggiungere dettagli sulle comunità energetiche che si stanno formano.

La mappa, per quanta riguarda il nostro Paese contiene, al momento, informazioni su 198 comunità energetiche. Per ogni comunità è presente una scheda sintetica ed il collegamento al sito relativo.

Cliccando sulla mappa si apre il collegamento con la mappa interattiva

Le comunità energetiche

Le comunità energetiche sono uno degli elementi chiave per realizzare la transizione energetica dell’UE: entro il 2050, metà dei cittadini europei potrebbe produrre fino alla metà delle energie rinnovabili dell’UE, assumendo il ruolo di prosumer (produttori e consumatori allo stesso tempo), come abbiamo visto nell’articolo I cittadini possono contribuire alla transizione energetica in Europa.

Riconoscendo l’importante ruolo degli attori locali nel processo di transizione energetica – in particolare i cittadini – il pacchetto Energia pulita dell’UE dal 2019 include disposizioni per aiutare le comunità locali ad appropriarsi della transizione energetica attraverso il concetto di comunità energetiche.

Secondo le leggi dell’UE, le comunità energetiche possono assumere qualsiasi forma di persona giuridica, ad esempio quella di un’associazione, di una cooperativa, di un partenariato, di un’organizzazione senza scopo di lucro o di una società a responsabilità limitata. Ciò facilita ai suoi cittadini, insieme ad altri operatori del mercato, la collaborazione e l’investimento congiunto in risorse energetiche. Questo, inoltre, aiuta a contribuire a un sistema energetico più decarbonizzato e flessibile, in quanto le comunità energetiche possono agire come un’unica entità e accedere a tutti i mercati dell’energia adeguati in condizioni di parità con altri attori del mercato.

Le comunità energetiche offrono un mezzo per ristrutturare i nostri sistemi energetici sfruttando l’energia, consentendo ai cittadini di partecipare attivamente alla transizione energetica e fornendo potenziali benefici diretti ai cittadini, quali l’aumento dell’efficienza energetica, la riduzione delle bollette elettriche, ridurre le emissioni in atmosfera, sostenere l’economia locale e creare opportunità di lavoro a livello locale.

Le comunità energetiche in Italia

Con la conversione in legge del Decreto Milleproroghe 162/2019 sono state introdotte anche nel nostro Paese le “Comunità Energetiche Rinnovabili” previste dalla Direttiva Europea RED II (2018/2001/UE).

Una comunità energetica consiste in un’associazione tra cittadini, attività commerciali, pubbliche amministrazioni locali e piccole/medie imprese che decidono di unire le proprie forze con l’obiettivo di produrre, scambiare e consumare energia da fonti rinnovabili su scala locale. Il primo passo da compiere è la costituzione di un’entità legale tra i futuri soci della comunità, siano essi persone fisiche, piccole o medie imprese, enti territoriali o amministrazioni pubbliche locali.

Il passo successivo consiste nell’individuare l’area dove installare l’impianto (o gli impianti) di produzione, che dev’essere in prossimità dei consumatori.

Questo significa, per esempio, che una impresa oppure una Pubblica Amministrazione possono installare un impianto fotovoltaico, rispettivamente sul proprio stabilimento produttivo o scuola, e condividere l’energia prodotta e immessa in rete con i cittadini del Comune che hanno deciso di far parte della comunità. Allo stesso modo si possono costituire comunità di quartiere, comunità agricole, comunità di borgo e così via.

L’impianto non deve necessariamente essere di proprietà della comunità: può essere messo a disposizione da uno solo o più dei membri partecipanti o addirittura da un soggetto terzo. Una volta messo in esercizio l’impianto, la comunità può fare istanza – anche tramite un’azienda esterna allo scopo delegata – al Gestore dei Servizi Energetici (GSE) per ottenere gli incentivi previsti dalla legge per l’energia condivisa. 

Per approfondire si trovano info utili ad esempionei siti di GSE, ENEA (vedi sotto opuscolo esplicativo), EnelX, Sorgenia, ecc.

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