Arpa Toscana Emissioni Toscana

Le emissioni inquinanti in Toscana: 1995-2017

ARPAT ha recentemente pubblicato alcune informazioni in merito all’aggiornamento (al 2017) dell?inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (IRSE) di inquinanti in atmosfera della Toscana.

E’ la prima volta che in Toscana questa attività è stata affidata all’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente, a differenza di quanto generalmente accade nelle altre regioni, dove le ARPA curano da tempo gli inventari regionali delle emissioni. L’ultimo aggiornamento risaliva ai dati del 2010.

La aggiornamento dell’ Inventario regionale per l’anno 2017 della toscana ha compreso l’aggiornamento dei dati relativi agli anni 1995-2000-2003-2005-2007-2010, alla definizione degli scenari emissivi al 2022, 2025, 2027 e alla speciazione delle emissioni di ossidi di azoto, polveri e composti organici volatili non metanici.

L’Inventario Regionale delle Sorgenti di Emissioni in atmosfera è una raccolta ordinata dei quantitativi di inquinanti emessi da tutte le sorgenti presenti nel territorio regionale, industriali, civili e naturali. Il database IRSE predisposto da Arpa Toscana contiene, in particolare, informazioni dettagliate sulle fonti regionali di inquinamento, la quantità e la tipologia di inquinanti emessi. La stima delle emissioni è stata effettuata secondo la metodologia elaborata nell’ambito del progetto CORINAIR (CooRdination Information AIR) promosso e coordinato dalla DG XI della Comunità Europea.

tratto dal sito di Arpae Emilia-Romagna

Gli inquinanti presi in considerazione nell’inventario regionale delle emissioni sono:

  • Inquinanti principali (es. monossido di carbonio, composti organici volatili non metanici, ossidi di azoto, PM10, PM2.5, ossidi di zolfo, ammoniaca)
  • Metalli Pesanti (es. arsenico, cadmio, nichel, piombo, rame, zinco)
  • Gas Serra (metano, anidride carbonica, monossido di diazoto)
  • Benzene e IPA
  • Microinquinanti (es. diossine, furani, esaclorobenzene, policlorobifenili)
  • Altri inquinanti (es. acido cloridrico, acido fluoridrico)

E’ auspicabile che anche in Toscana – come avviene nella maggior parte delle regioni – i dati completi dell’Inventario siano messi a disposizione di tutti in formato aperto (vedi ad esempio in Lombardia, Emilia-Romagna, Sicilia, ecc.)

I dati per ora diffusi da ARPAT sono relativi alle emissioni totali regionali per i composti organici volatili non metanici (COVNM), gli ossidi di azoto (NOx), le particelle sospese < 10 micrometri (PM10), gli ossidi di zolfo (SOx) e l’ammoniaca (NH3), che riproponiamo nei seguenti grafici interattivi.

Complessivamente per questi cinque inquinanti si apprezza una sensibile diminuzione nei circa venti anni presi in considerazione, con un complessivo più che dimezzamento da oltre 400mila tonnellate / anno a circa 170mila.

PM10

Il PM10 (materiale particolato aerodisperso di dimensione inferiore a 10 μm), costituisce da sempre una delle componenti dell’inquinamento atmosferico sui cui si concentra l’attenzione, in quanto vari studi epidemiologici sugli effetti sanitari dell’inquinamento atmosferico da particelle, hanno evidenziato associazioni tra le concentrazioni in massa del PM10 e un incremento sia di mortalità che di ricoveri ospedalieri per malattie cardiache e respiratorie nella popolazione generale. Le principali sorgenti antropiche di particelle primarie sono, i processi di combustione negli impianti domestici di riscaldamento alimentati a biomassa legnosa, i veicoli dotati di motore a combustione interna e le attività industriali.

Per quanto riguarda il PM10, i dati aggiornati dell'IRSE della Toscana mostrano sì una certa riduzione nel periodo in questione (-14%) ma molto inferiore a tutti gli altri inquinanti considerati. Fra le principali fonti emissive si è registrato quasi un dimezzamento per quanto riguarda il trasporto stradale (-46%) con una riduzione di 1.725 t/anno, mentre la principale fonte, costituita dagli impianti di combustione non industriali (sostanzialmente i riscaldamenti) il quantitativo emesso è addirittura aumentato del 12% per 1.692/t/anno. In sostanza la riduzione di emissioni dei veicoli in circolazione compensa appena l'incremento avvenuto per gli impianti di riscaldamento, che ormai contribuiscono per quasi i tre quarti delle emissioni di PM10, mentre i trasporti stradali per meno del dieci per cento.

Confrontando i dati della Toscana con quelli a livello nazionale vediamo che la riduzione complessiva, nello stesso arco di tempo, è stata più consistente (-33%); anche in questo caso la riduzione relativa al trasporto stradale è stata molto consistente (-63%) - così come quella relativa alla combustione per produzione energetica (-97%) o industriale (-69%), mentre il PM10 prodotto dalla combustione non industriale (i riscaldamenti) è aumentato come in Toscana, ma in misura molto maggiore (+59%) mostrando come si tratta di un fenomeno generalizzato su cui è indispensabile intervenire. Comunque a livello nazionale l'incidenza dei riscaldamenti è minore che in Toscana (58 vs 73%).

Da segnalare anche che a livello italiano il contributo delle attività agricole alla produzione di PM10 è più elevato che in Toscana (12% rispetto al 5%).

Biossido di azoto (NO2)

Il biossido di azoto (NO2) si forma in atmosfera prevalentemente in conseguenza di reazioni chimiche che coinvolgono l’ossido di azoto (NO) emesso da fonti primarie. Generalmente solo una parte (<10%) dell’NO2 presente in atmosfera è emesso direttamente dalle fonti antropiche o naturali. Le principali sorgenti di ossidi di azoto sono costituite dalle combustioni nel settore dei trasporti (in particolare dai motori diesel) e negli impianti industriali.

Tale composto possiede un forte potere ossidante, che esercita prevalentemente sulle mucose con cui viene in contatto. Numerosi lavori hanno evidenziato una associazione statisticamente significativa tra le concentrazioni atmosferiche di NO2 i ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e anche i casi di mortalità anticipata. 

I dati dell'IRSE Toscana confermano il trasporto stradale come la fonte nettamente prevalente (59%), come confermato peraltro anche dagli studi effettuati sui dati rilevati durante lo scorso anno, che hanno mostrato un netto calo di questo inquinante in corrispondenza con la riduzione del traffico durante il lockdown.

Nel corso degli anni, tuttavia, la quantità di biossido di azoto prodotta dalla circolazione dei veicoli è più che dimezzata (da 63 a 28mila tonnellate anno), presumibilmente grazie al ricambio del parco veicolare ed alle migliori performance dei mezzi di nuova immatricolazione che devono rispettare le norme europee sempre più rigorose.

Ossidi di zolfo (SOx)

Normalmente gli ossidi di zolfo (SOx) presenti in atmosfera sono l’anidride solforosa (SO2) e l’anidride solforica (SO3). L’anidride solforosa o biossido di zolfo (SO2) deriva dalla ossidazione dello zolfo nel corso dei processi di combustione delle sostanze che contengono questo elemento, come i combustibili fossili, ed in particolare il carbone, olio combustibile e gasolio. L'SO2 è molto irritante per gli occhi, la gola e le vie respiratorie: inoltre amplifica i suoi effetti tossici in presenza di nebbia, in quanto è facilmente solubile nelle piccole gocce d’acqua. Dall’ossidazione dell’anidride solforosa si origina l’anidride solforica o triossido di zolfo (SO3) che reagendo con l’acqua, sia liquida che allo stato di vapore, origina rapidamente l’acido solforico, responsabile in gran parte del fenomeno delle piogge acide.

Il biossido di zolfo era ritenuto, fino a pochi anni fa, il principale inquinante dell’aria tuttavia oggi il progressivo miglioramento della qualità dei combustibili (minor contenuto di zolfo nei prodotti di raffineria, imposto nel 1995) insieme al sempre più diffuso uso del gas metano hanno diminuito sensibilmente la presenza di SO2 nell’aria.

I dati dell'IRSE Toscana mostrano, infatti, come questo inquinante sia drasticamente ridotto nel suo complesso, passando dalle oltre 90mila tonnellate / anno del 1995 a meno di 4mila nel 2017. E' stato sostanzialmente stato eliminato dalla fonte "trasporti stradali" ed ha registrato una drastica riduzione anche nell'industria energetica.

Ammoniaca (NH3)

L'ammoniaca è un composto dell'azoto (NH3). Si presenta come un gas incolore, tossico, dall'odore pungente caratteristico. Svolge un ruolo chiave in diversi problemi ambientali, come la deposizione di azoto atmosferico, con conseguente acidificazione ed eutrofizzazione degli ecosistemi. Inoltre, NH3 è precursore nella formazione del particolato fine (PM2.5), il quale è dannoso per la salute umana.

La principale fonte di questo inquinante sono prevalentemente le attività del settore agricolo (50%), principalmente per la gestione degli allevamenti e l’uso dei fertilizzanti (emissioni che dal 1995 al 2017 si sono comunque dimezzate). In Toscana è significativo anche il contributo dato dagli impianti geotermici (27%) che nel tempo si è ridotto di circa i due terzi grazie all'istallazione degli impianti AMIS per l'abbattimento appunto delle missioni di ammoniaca e mercurio.

Significativo anche il contributo della combustione in ambito domestico, del settore terziario e agricolo di biomassa legnosa ((Impianti di combustione non industriali, 13%) e in misura ancora minore le attività di gestione dei rifiuti (5%).

Composti organici volatili non metanici (COVNM)

I composti organici volatili non metanici (COVNM) sono un insieme di composti organici che sono tipicamente fotochimicamente reattivi nell'atmosfera, caratterizzati dall'esclusione del metano. Come gli NOx sono i precursori dell'ozono troposferico. Alcuni di essi originano da evaporazione dei carburanti durante le operazioni di rifornimento nelle stazioni di servizio, dai serbatoi e dagli stoccaggi, e dalle emissione di prodotti incombusti dagli autoveicoli e dal riscaldamento domestico.

Le emissioni dei COVNM sono particolarmente legate all'uso dei solventi sia in ambito industriale che domestico, dal ciclo vegetativo delle foreste presenti sul territorio (e dai loro incendi) e dalla combustione in ambito domestico del settore terziario e agricolo. Sono precursori dell’ozono troposferico che è un inquinante secondario (cioè non esistono emissioni di ozono).

Anche in questo caso le emissioni in atmosfera fra il 1995 ed il 2017 si sono dimezzate, essenzialmente grazie alla drastica riduzione di quelle derivanti dai trasporti stradale.

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