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Non solo siccità: la qualità delle acque dei nostri fiumi e laghi, nonché della falda sotterranea

Negli ultimi tempi si parla molto del rischio siccità che sta interessando il nostro Paese e non solo. E’ una giusta preoccupazione, visti i dati disponibili sia a livello nazionale, che europeo che mondiale. Ci si preoccupa perche l’acqua è essenziale per alimentare gli acquedotti, cioè per portare l’acqua nelle nostre case, ma anche per tutte le attività produttive, sia agricole che industriali.

Il cambiamento climatico sta avendo effetti anche su questa risorsa fondamentale che è l’acqua, un bene prezioso per assicurare la vita. Tuttavia questo aspetto “quantitativo” estremamente importante non esaurisce le problematiche relative all’acqua. L’altro aspetto da tenere sempre presente, proprio perchè si tratta di una risorsa così essenziale e sempre più scarsa, è costituita dalla sua qualità. Un tema di cui si parla molto poco, ma che meriterrebbe un’attenzione molto maggiore, anche da parte dei media.

Se la scarsità di acqua dolce disponibile è dovuta ad un fenomeno globale come il cambiamento climatico (ma anche al suo super-sfruttamento), la qualità delle acque di fiumi e laghi (per non parlare dei mari) è tutta da ricondurre all’azione umana a scala locale (e non solo), in quanto dipende dall’inquinamento che produciamo, cioè dalle sostanze che immettiamo nelle acque superficiali e che, attraverso queste, giungono nei mari e negli oceani.

Su queste pagine ne abbiamo parlato in più occasioni in relazione a singole tipologie di inquinanti, è il caso dei nitrati e dei pesticidi impiegati in agricoltura, oppure di sostanze chimiche prodotte dall’industria particolarmente dannose per l’ambiente e la salute umana, come i PFAS, che ormai si rilevano ovunque nelle acque del nostro Continente e non solo (e quindi entrano anche nella catena alimentare, ad esempio attraverso i pesci), per non parlare delle plastiche e delle microplastiche che anch’esse ormai hanno inquinato il Pianeta ad ogni latitudine e longitudine.

L’Unione Europea – alla quale dobbiamo tutte le normative rivolte a proteggere l’ambiente – con la direttiva quadro sulle acque mira a raggiungere un buono stato per tutti i fiumi, i laghi e le acque di transizione e costiere dell’UE. Il conseguimento di un buono stato ecologico per le acque di superficie è fondamentale a tal fine.

La qualità delle acque superficiali è valutata attraverso il monitoraggio di tratti distinti e significativi di fiume o lago (definiti corpi idrici) sulla base di quanto stabilito dalla Direttiva. Il miglioramento dello stato di qualità delle acque è uno degli obiettivi principali proposti dalla Direttiva.

La qualità dei corpi idrici è definita mediante due indicatori: lo “stato ecologico”, che esprime la qualità dell’ecosistema monitorando alcune comunità biologiche che lo popolano oltre alle caratteristiche fisico chimiche delle acque; lo “stato chimico”, determinato sulla base della concentrazione di sostanze chimiche inquinanti individuate dalla normativa.

Lo stato ecologico può essere valutato in cinque classi (elevato, buono, sufficiente, scarso, cattivo), mentre lo stato chimico in due classi, buono e non buono. La classificazione dei corpi idrici fluviali e lacustri viene effettuata con cadenza triennale e sessennale.

Nell’articolo Italia ed Europa sono lontane da raggiungere l’obiettivo di qualità “buona” per i fiumi ed i laghi abbiamo visto i dati dei singoli paesi europei e delle diverse regioni italiane per il sessennio 2010-2015, l’ultimo completo disponibile (a breve dovrebbero essere diffusi i dati per il periodo 2016-2021).

Queste informazioni sono ora arricchite da specifiche mappe tematiche dell’Eco@atlante prodotto da ISPRA-SNPA, dedicata proprio a presentare i risultati della classificazione delle acque superficiali (ma anche di quelle sotterranee) sia da un punto di vista ecologico che chimico.

Se in SINTAI: il portale delle acque di Ispra sono disponibili i dati puntualli del monitoraggio delle acque svolto dal Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA) composto da Ispra e dalle agenzie ambientali regionali e delle province autonome, con il dettaglio per singolo punto di monitoraggio e per singola sostanza ricercata (vedi ad esempio i dati SNPA 2019-2021 sul glifosato nelel acque di fiumi e laghi), queste mappe ci permettono di visualizzare e comprendere un modo immediato quale sia la situazione.

Per quanto riguarda lo stato chimico, sia delle acque superficiali che sotterranee, come abbiamo visto la classificazione è dicotomica, o buona o non buona, quindi i corsi d’acqua e le falde “rosse” sono quelle in condizione negativa. Più articolata la situazione da un punto di vista ecologico, visto che la classificazione avviene (vedi sopra) su una scala con cinque gradini: elevato, buono, sufficiente, scarso, cattivo. In ogni caso è facilmente comprensibile dove sono le situazioni più critiche.

L’Eco@atlante permette di incapsulare in altri siti Web le mappe, per agevolarne la consultazione, di seguito sono disponibili quelle relative allo stato ecologico e dello stato chimico delle acque superficiali e quindi quella sullo stato chimico delle acque sotterranee.

La conoscenza dei dati ambientali è essenziale per orientare l’opinione pubblica e guidare i decisori istituzionali nell’assumere le decisioni necessarie per tutelare l’ambiente e la salute di noi tutti. Vedere in modo così chiaro e dettagliato la situazione per quanto riguarda le acque interne del nostro Paese, dovrebbe poter servire proprio a questo; i sistemi di depurazione, le reti fognarie, gli acquedotti, altre forme di di intervento non sono particolarmente visibili, e quindi poco notiziabili, l’unico modo per portare questi argomenti nell’agenda pubblica, è quella di diffondere il più possibile dati come questi.

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