Agenzia Europea per l'Ambiente - EEA Qualità dell'aria

PM2,5 in Europa, i dati 2020 di 2mila stazioni di monitoraggio

Come abbiamo già visto in un precedente articolo in cui ci siamo soffermati sul PM10, l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) ha messo a disposizione di tutti la banca dati dei risultati che ogni nazione trasmette relativamente ai risultati del monitoraggio della qualità dell’aria.

I dati sono relativi alle stazioni di monitoraggio presenti nei paesi dell’Unione Europea ed anche a numero paesi extra UE che comunque fanno parte dell’Agenzia o con essa cooperano.

E’ possibile interrogare la banca dati per tipo di inquinante monitorato, per tipo di indicatore rilevato, per nazione, per anno, per tipologia ed area di riferimento della stazione di monitoraggio, per città; e tutti i dati sono scaricabili in formato aperto e riusabile. Sono disponibili dati fino dalla fine degli anni novanta (relativamente ad un numero ridotto di stazioni, via via crescente fino ad arrivare – per quanto riguarda il PM2,5 – alle quasi 2mila stazioni di monitoraggio degli ultimi anni (un numero più contenuto rispetto al PM10 dove sono circa 3.500). Sono presenti anche i dati relativi ai primi mesi del 2021.

Le stazioni di monitoraggio sono gestite generalmente dalle agenzie ambientali, nel caso dell’Italia dal Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA). Il sistema diffonde dati relativi all’andamento degli inquinanti monitorati, tuttavia se si mettono a confronto i dati pubblicati da SNPA e quelli ricavabili dalla banca dati EEA per gli stessi indicatori e gli stessi periodi si possono verificare piccole discrepanze, dovute essenzialmente al livello di validazione dei dati trasmessi a livello europeo (peraltro indicato nelle tabelle con i riferimenti alle singole stazioni) e di quelli diffusi in Italia.

Si tratta di un patrimonio informativo molto prezioso sia in termini di diffusione della conoscenza ambientale che per effettuare analisi approfondite sull’andamento della qualità dell’aria in Europa.

Questa volta vediamo i dati relativi al PM2,5. Si tratta di materiale particolato aerodisperso di diametro inferiore a 2,5 micron (μm) presente nell’aria che respiriamo. Può essere di origine naturale e/o antropica (riscaldamento, industrie, traffico, fenomeni di attrito su strada, ecc.). Secondo l’OMS i rischi per la salute associati al particolato di diametro inferiore o uguale a 2,5 micron (μm) (PM2.5) sono di particolare rilevanza per la salute pubblica. Sia PM2.5 che PM10 sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni ma il PM2.5 può anche entrare nel flusso sanguigno, principalmente con conseguente impatti cardiovascolari e respiratori. Nel 2013, l’inquinamento atmosferico esterno e il PM sono stati classificati come cancerogeni dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) dell’OMS.

La rete di monitoraggio

Le reti di monitoraggio per monitorare la qualità dell’aria presentano numeri ben diversi fra i paesi europei, va sottolineato che l’Italia ha il maggior numero di stazioni di monitoraggio, indicate tabelle che seguono in relazione alla classificazione delle stazioni di monitoraggio riguardo alle aree di riferimento in cui sono collocate (urbane, suburbane, rurali) ed alla loro tipologia (fondo, industriale, traffico). La normativa europea e nazionale indica i requisiti delle diverse tipologie e orientandone quindi la collocazione sul territorio.

Da un punto di vista di esposizione media della popolazione a questo inquinante, particolarmente significative sono le stazioni di monitoraggio urbane classificate come “di fondo”, cioè ubicate in posizione tale che il livello di inquinamento non sia influenzato prevalentemente da emissioni da specifiche fonti (industrie, traffico, riscaldamento residenziale, ecc.) ma dal contributo integrato di tutte le fonti). Invece le stazioni “industriali” e “di traffico” evidenziano le situazioni di esposizione della popolazione che si trova a lungo vicina a fonti specifiche di inquinamento atmosferico.

La normativa stabilisce poi che, ai fini della verifica del rispetto dei limiti stabili dalle norme europee e recepiti a livello nazionale, la percentuale di dati validi (al netto quindi di malfunzionamenti, guasti, ecc.) rilevati dalla stazione di monitoraggio in riferimento ad uno specifico indicatore (es media annua) sia almeno del 90%. Pertanto, mentre nella tabella che segue sono indicati queste percentuali, nelle tabelle successive sono considerati i risultati solamente delle stazioni di monitoraggio che risultano avere una % di dati validi maggiore del 90%.

La media annua del PM2,5 nel 2020

L'indicatore relativo alla media annuale esprime l'esposizione media della popolazione sul lungo periodo a questo inquinante. Non a caso si tratta di un indicatore per il quale è presente un limite stabilito a livello europeo e nazionale da non superare (25 microgrammi / metro cubo) ed un valore raccomandato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) da non superare per tutelare la salute umana.

Abbiamo visto in un precedente articolo che l'OMS ha recentemente aggiornato le linee guida sulla qualità dell'aria, che risalivano al 2005, indicando valori significativamente più ridotti, alla luce delle evidenze scientifiche più recenti.

WHO_Air Pollution Slides_200921_CC Air Quality guidelines

I dati messi a disposizione dall'EEA permettono di effettuare confronti rispetto sia al limite di legge che ai valori indicati dalle linee guida OMS sia del 2005 (10 microgrammi per metro cubo) che del 2021 (5 microgrammi per metro cubo).

Come si può facilmente vedere nei grafici che seguono, riguardo alla conformità con il limite di legge viene rispettato sostanzialmente in tutti i paesi dell'Unione Europea di cui sono disponibili i dati (mancano quelli dell'Ungheria) - infatti nel 2020 sono state superati come media annua i 25 microgrammi per metro cubo solamente in 10 stazioni di monitoraggio (6 delle quali in Italia), maggiore il numero (17) per i paesi non UE, ed in particolare in Turchia (8) e Bosnia (7).

Se invece andiamo a verificare la situazione per quanto riguarda il rispetto dei valori indicati dall'OMS, già nel 2005, ed ancora di più per quelli più ridotti formulati nel settembre 2021, vediamo che la situazione è abbastanza diversa.

Per quanto riguarda i paesi dell'Unione Europea, la riduzione da 10 a 5 microgrammi indicata quest'anno dall'OMS fa sì che il numero di stazioni che hanno registrato un valore inferiore sia limitato a solo 56 stazioni di monitoraggio (4%) a differenza del confronto con il valore delle LG Oms del 2005 che veniva rispettato dal 48% delle stazioni collocate nei paesi UE .

Fra i cinque più grandi paesi dell'Unione (Italia, Francia, Germania, Polonia e Spagna) quello che si colloca in una posizione peggiore è la Polonia, seguita però a ruota dall'Italia; Germania e Francia fanno fatica a rispettare il valore raccomandato da non superare dall'OMS nel 2021, ed infatti i paesi più virtuosi si concentrano in Scandinavia.

Nella mappa e nella tabella che seguono sono disponibili i dati relativi a tutte le stazioni di monitoraggio (1.962) presenti nel data base EEA che hanno rilevato il PM2,5. E' possibile in entrambe le modalità vedere la media annua registrata nel 2020.

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