Cambiamenti climatici, crisi climatica, giustizia climatica, emergenza climatica, sono altrettanti modi – con “sfumature” e accenti diversi, per descrivere la situazione nella quale siamo “immersi” e che deciderà il destino della nostra e delle future generazioni.
Il recente libro di Andrea Tilche “Sette lezioni sulla transizione climatica. Scienza, politica e visioni del mondo”, edizioni Dedalo, raccoglie gli elementi essenziali tratti da una serie di lezioni che l’autore ha tenuto negli anni 2019-2020 presso l’Arctic University of Norway (UiT) di Tromsø e la Norwegian University of Science and Technology (NTNU) di Trondheim, lezioni poi riversate in un corso online di 10 podcast sul tema della transizione verso una società a zero emissioni e ulteriormente arricchite in altre lezioni svolte nel 2020 e 2021 anche altrove.
Nel libro si incontrano frequentemente Qr code, che sono ricchi di riferimenti bibliografici, che rinviano . a materiali per chi è interessato ad approfondire aspetti specifici trattati.

Andrea Tilche ha avuto una lunga carriera scientifica come biologo e biotecnologie. Per 20 anni a Bruxelles alla Commissione Europea, è stato responsabile de programmi di ricerca sui cambiamenti climatici e ha rappresentato l’Unione Europea presso l’Intergovernmental Panel on Cklimate Change (IPCC). Dal 2019 è professiore aggiunto presso l’Università norvegese di Trondheim. Ha collaborato con il Ministero della Transizione Ecologica e con il Ministero delle Infrastrutture e delel Mobilità Sostenibili (MIMS), fra l’altro in quest’ultima veste ha curato la redazione del volume edito dal MIMS su Le città a impatto climatico zero: strategie e politiche.
Tilche spiega nella introduzione che
“La ragione profonda che mi porta a scrivere di cambiamenti climatici fuori dalle riviste scientifiche dedicate agli esperti è quella di provare a presentare a un pubblico più vasto una serie di fondamenti a mio parere non sempre compresi fino in fondo per la loro portata, e offrire un senso di «possibilità» alla soluzione del problema. È molto importante che la conoscenza su questi fenomeni e sulle loro conseguenze venga diffusa, perché conoscere è fondamentale per prendere decisioni, e possibilmente buone decisioni.”
Le sette lezioni
Vediamo ora, alcuni spunti che emergono, scorrendo i sette capitoli del volume.
CONOSCERE – La responsabilità umana dei cambiamenti climatici
Nell’esordio della prima lezione Tilche spiega bene lo spirito che lo muove e che in poche parole mostra un approccio “scientifico” che è quanto di più lontano da quello che vediamo troppo spesso nella vita quotidiana e soprattutto nell’agorà moderna rappresentata dai social media.
“Bisogna sempre parlare di ciò che si conosce, mai buttare fuori parole vuote su cose che non si sanno. Lottare contro l’ignoranza come addormentamento della mente e dell’anima. Affrontare la non conoscenza con lo spirito socratico di essere consapevole della propria ignoranza e usare questo sentimento come molla per studiare, ricercare, sperimentare. Mai accontentarsi di spiegazioni superficiali, mai limitarsi al sentito dire, andare a fondo.”
L’autore spiega quindi in modo molto semplice e chiaro, e quindi efficace (inserendo i Qr per chi vuole approfondire), come il riscaldamento globale del Pianeta dipenda dalla combustione dei combustibili fossili e come siamo vicini ad un limite al di là del quale i danni globali saranno incalcolabili.
“Permettetemi di dichiarare che hanno ragione i giovani di Fridays For Future, bisogna consegnare loro un pianeta abitabile e bisogna farlo in fretta. Perchè questo accada occorre arrestare le emissioni di gas a effetto serra e in particolare quelle di CO2.”
IMMAGINARE – Decarbonizzare si può, ed è un’opportunità
Se questo è l’imperativo che abbiamo davanti, è indispensabile immaginare come “decarbonizzare” la società e l’economia, un processo difficile ma possibile.
“Immaginare un pianeta senza emissioni di gas serra non è un’utopia, si può fare , e si può farlo con vantaggio, trasformando gli investimenti necessari in motori di una nuova crescita sostenibile. (…) raggiungere lo zero di emissioni nete non è certo uno scherzo, ma fortunatamente la maggior parte delle opzioni a zero emissioni è già disponibile”
Nel capitolo, quindi, Tilche descrive come è possibile decarbonizzare in pratica, nei vari settori dell’economia, non nascondendo le difficoltà ed i problemi esistenti, ma in una logica di sistema: i trasporti, l’industria, la produzione di cemento, la produzione di acciaio, l’industria chimica, l’agricoltura e zootecnia.
RESISTERE – Dobbiamo adattarci
In questo capitolo Tilche evidenzia l'”immanenza” degli effetti del riscaldamento globale, che se ignorati comunque ci colpiranno. E’ quindi necessario operare in una logica di adattamento alla situazione nuova ed in divenire determinata dai cambiamenti climativi e di mitigazione dei loro effetti immediati.
“Non è più giustificabile il pianto di ignavi amministratori alla prossima annunciata inondazione autunnale, magari in qualche pendice scoscesa e disboscata delle nostre coste, al margine di un mar Mediterraneo diventato una caldaia a vapore con i suoi 30 °C estivi, che non può fare altro che generare fenomeni estremi.”
L’autore porta quindi esempi concreti di interventi realizzati in altri Paesi, ed in particolare in Norvegia.
AGIRE – Dall’evidenza scientifica all’azione politica
La scienza, in particolare attraverso l’IPCC, in una cinquantina d’anni, è stata capace di fare passi avanti enormi nella conoscenza dei cambiamenti climatici, tuttavia questo non è sufficiente, perchè sulla base delle conoscenze acquisite occorre agire.
“Per agire occorre far muovere la politica. (…) Il clima è un argomento difficile per la comunicazione con il grande pubblico, e per estensione con i decisori politici. Dati gli enormi interessi in gioco intorno ai combustibili fossili, si può ben capiure come sia stato possibile giocare sulle difficoltà di comunicazione per inserire dubbie e pareri contrari non suffragati da prove scientifiche, opinioni negazioniste elevate allo stesso rango della scienza”.
Quindi descrive puntualmente le difficoltà di comunicare su un tema così comunque complesso.
COLLABORARE – L’Unione Europea e la politica climatica
La crisi climatica è un problema globale, tutti devono fare la loro parte ma nessuno da solo può risolverla.
“Combattere i cambiamenti climatici richiede collaborazione. La dimensione nazionale non ha senso, nell’ambito globale con conterebbe nulla. Per fortuna siamo nell’Unione Europea. Servono moltre e diverse politiche complessive e settoriali (…) L’UE, con il Green Deal, si è messa alla testa dei governi del mondo nella lotta ai cambiamenti climatici.
Nel capitolo quindi entra più direttamente a spiegare caratteristiche e limiti nel Green Deal, evidenziando comunque il ruolo cruciale e positivo dell’Unione Europea.
RIFLETTERE – Perché abbiamo aspettato tanto?
Nel capitolo Tilche, considerato che il rischio climatico dovuto alle emissioni di gas serra è noto dalla meta degli anni Ottanta, si domanda come mai si è atteso un lunghissimo periodo di tempo prima di muoversi nella direzione necessaria, individuando vari aspetti che hanno determinato questo ritardo.
Per affontare alcuni di questi aspetti l’autore ritiene che sia necessario riflettere sui princìpi etici, al fine di fondare più saldamente le basi dell’azione necessaria.
“oggi la scienza ci permette di prevedere molti fenomeni, come l’evolvere dei cmbiamenti climatici, o lo sviluppo di una pandemia. Abbiamo quindi l’obbligo di utilizzare le nostre straordinarie capacità di interpretazione per prevenire ed evitare i danni, o per gestirli al meglio.
Questo senso profondo di responsabilità verso se stessim gli altri e il mondo non abita ancora abbastanza dentro di noi e nella cultura di massa. Papa Francesco nella sua Laudato si’ parla di una prevalente cultura dello spreco e dello scarto, alimentata dalla crescebte distanza tra noi tutti e le risorse naturali che spesso inconsapevolmente utilizziamo per vivere. (…)
Anche pensando alla lezione della pandemia in corso, dovremmo far crescere nelle nostre cosietà . società di “cittadini” non di sudditi “consumatori” – una cultura della manutenzione e non del consumo, della cura e non della dissipazione. (…) La cultura e l’etica della responsabilità non sono in oppisione all’innovazione e allo sviluppo, ma anzi sono proprio il presupposto per una cultura del “fare”sostenibile.”MIGLIORARE – La transizione necessaria
“Abbiamo di fronte a noi una difficile transizione per giungere a una soscietà sostenibile che affronti e risolva responsabilmente il problema climatico. (…)
La decarbonizzazione non è un’opzione, bensì una necessità. (…)
Non sappiamo ancora con certezza se il gigantesco esperimento di geo-ingegneria in corso da 250 anni con la crescita del 50% circa della CO2 nell’atmosfera a una velocità mai provata nella storia geologica della Terra potrà essere arrestata prima che le conseguenze siano troppo gravi, ma dobbiamo provarci a tutti i costi, mettendo tutte le capacità umane in questa sfida.”Ma se lo scenario che abbiamo davanti è tutt’altro che roseo, Tilche vuole darci una speranza di una nuova visione del mondo, che collega ad esempi di altre fasi storiche, come quando siamo usciti dal Medioevo con il Rinascimento, un periodo appunto di grandi novità, crisi e contrasti.
“E’ proprio nei periodi di crisi e di transizione che la tensione tra polarità distanti e la caduta di dogmi e convinzioni consolidate possono aprire a elaborazioni feconde e far fare all’umanità decisivi passi avanti.”