Agenzia Internazionale Energia IEA COP Emergenza climatica

COP30 di Belém: l’Agenzia Internazionale dell’Energia in prima linea per la transizione pulita globale

La Conferenza delle Parti sul Clima (COP30) si è aperta in Amazzonia, e l’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) vi arriva con un ruolo da protagonista. Dopo anni in cui il dibattito climatico ha oscillato tra allarmi scientifici e lentezze politiche, l’IEA mette sul tavolo una parola chiave: implementazione. È il momento di tradurre i risultati del primo Global Stocktake in azioni concrete su energia, efficienza e accesso universale.

La sfida è chiara: triplicare le fonti rinnovabili e raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030, garantendo al tempo stesso energia pulita e accessibile ai miliardi di persone che ancora ne sono escluse.

IEA at COP30 – Official page

L’IEA ha collaborato strettamente con la presidenza brasiliana della COP30 per costruire una piattaforma di dialogo globale sulla transizione energetica. Dalle Energy Transition Dialogues a Bruxelles e Addis Abeba fino alle discussioni dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York, l’Agenzia ha fornito analisi, dati e strumenti per orientare le priorità del vertice: combustibili sostenibili, accesso all’energia, investimenti nei Paesi emergenti.

Nel quadro dell’Action Agenda della COP30, l’IEA svolge anche la funzione di Segretariato tecnico per gli obiettivi su rinnovabili, efficienza ed energia accessibile, accompagnando il passaggio dalle promesse ai risultati misurabili.

«Le soluzioni esistono, ma la sfida è di scala e di velocità. Non bastano le buone pratiche: serve una rivoluzione industriale pulita», ha dichiarato il direttore esecutivo dell’IEA, Fatih Birol, in apertura dei lavori.

Finanza di transizione: come spostare i capitali verso il futuro

Tra i contributi più significativi dell’Agenzia alla COP30 c’è il nuovo rapporto Scaling Up Transition Finance (IEA, 2025) che propone una bussola per orientare i flussi finanziari verso la decarbonizzazione dei settori ad alta intensità emissiva — come acciaio, cemento, gas e minerali critici.

L’obiettivo è mobilitare tra 400 e 500 miliardi di dollari l’anno nel prossimo decennio, a integrazione della finanza verde già esistente.

La “finanza di transizione” rappresenta un ponte tra l’economia del carbone e quella a zero emissioni, sostenendo investimenti intermedi — per esempio l’efficienza energetica negli impianti siderurgici, il recupero di calore, la riduzione delle emissioni di metano o l’introduzione di tecnologie a basse emissioni nei processi industriali.

«Non si tratta solo di spostare capitali: si tratta di orientare la finanza verso il cambiamento reale, con percorsi trasparenti e misurabili», spiega l’IEA.

Il rapporto insiste sulla necessità di rafforzare la cooperazione tra governi, banche e settore privato, per evitare il rischio di “fuga del carbonio finanziario”, cioè lo spostamento degli investimenti più inquinanti verso Paesi con regole meno stringenti.

Belém, il crocevia del cambiamento

Mentre i negoziati della COP30 entrano nel vivo, l’Agenzia Internazionale dell’Energia riafferma la propria funzione di ponte tra scienza, finanza e politica.
Nella cornice della foresta amazzonica, il suo messaggio è tanto tecnico quanto politico: la transizione energetica non è solo una questione di target, ma di giustizia, sviluppo e solidarietà globale.

In un mondo dove la sicurezza energetica e la sicurezza climatica sono ormai la stessa cosa, il contributo dell’IEA a Belém ricorda che non esiste futuro sostenibile senza energia per tutti.

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