Il nuovo rapporto EV Transition Check dell’International Council on Clean Transportation (ICCT) fotografa lo stato di avanzamento della mobilità elettrica in Europa, analizzando non solo la diffusione dei veicoli a batteria ma anche i loro effetti su clima, salute, economia e competitività industriale.
CO₂ e salute: i benefici già visibili
Le norme europee sulle emissioni stanno accelerando la diffusione delle auto elettriche: nella prima metà del 2025 le BEV (Battery Electric Vehicles) hanno raggiunto il 17% delle nuove immatricolazioni, il livello più alto mai registrato.
L’impatto non è solo climatico: la riduzione delle emissioni allo scarico eviterà oltre 42.000 morti premature entro il 2050 nell’Unione Europea, grazie al calo di inquinanti come NOx e particolato.

Accessibilità economica
Il costo di rifornimento delle auto elettriche è ormai competitivo: in media 7,43 euro per 100 km, contro i 9,49 del diesel e gli 11,02 delle ibride plug-in.
Sul fronte dei prezzi d’acquisto, la disponibilità di modelli sotto i 30.000 euro è salita da appena 2 nel 2020 a 21 nel 2025. Restano però carenze per le famiglie che necessitano di veicoli di segmento medio. Alcuni Paesi stanno sperimentando formule innovative: in Francia, il “leasing sociale” per auto elettriche a 150 €/mese ha ricevuto 90.000 richieste già nelle prime settimane.

Infrastrutture di ricarica
L’Europa ha superato il traguardo di 1 milione di punti di ricarica pubblici, ma persistono divari territoriali: i Paesi del Nord e dell’Ovest hanno reti ben sviluppate, mentre Sud e Est Europa devono accelerare. In Italia, la potenza installata per EV è ancora inferiore alla media UE.
Il regolamento AFIR richiede che lungo la rete TEN-T ci sia un punto di ricarica rapida ogni 60 km: un obiettivo raggiunto in gran parte dell’Europa occidentale, ma non ancora nel Mediterraneo.
Catena del valore e lavoro
La transizione elettrica è anche industriale. Oggi l’Europa produce solo il 30% delle batterie montate sulle auto vendute nel continente, contro l’80% della Cina. Tuttavia, i progetti annunciati potrebbero coprire quasi tutta la domanda interna al 2030, se realizzati nei tempi previsti.
Sul piano occupazionale, tra il 2020 e il 2024 l’industria europea ha già creato 19.000 nuovi posti legati all’e-mobility, mentre circa 48.000 sono andati persi per il calo della domanda di veicoli termici e l’automazione. Entro il 2035, circa 2,4 milioni di lavoratori dovranno essere riqualificati, con programmi come la European Battery Academy che ha già formato 100.000 persone.

Un equilibrio da raggiungere
Il rapporto sottolinea che senza una piena elettrificazione entro il 2035, l’UE rischia di non centrare gli obiettivi climatici e di perdere competitività rispetto a Stati Uniti e Cina.
La sfida non riguarda solo la tecnologia, ma anche equità sociale, giustizia ambientale e politiche industriali, elementi che determineranno il successo o il fallimento della transizione.

