[Una premessa, per questo film ed alcuni altri di cui parlerò in prossimi articoli, mi corre l’obbligo di ringraziare il dott. Roberto Comi, medico cardiologo, aderente ad ISDE Italia, persona attivissima ed appassionata nel dare il proprio contributo a difesa dell’ambiente e della salute. L’ho conosciuto in occasione di un corso organizzato dall’Associazione Medici per l’Ambiente per gli studenti della Scuola di Medicina dell’Università degli Studi di Firenze, nella quale abbiamo entrambi svolto delle docenze. Comi, fine conoscitore di cinema, mi ha gentilmente fornito alcuni spezzoni di questo film, che davvero merita di essere conosciuto e visto.]
Ci sono film che non solo raccontano una storia, ma ci aiutano a decifrare il presente. Mercanti di dubbi (Merchants of Doubt, 2014) di Robert Kenner appartiene a questa categoria. Tratto dal libro di Naomi Oreskes ed Erik Conway, il documentario porta alla luce i meccanismi con cui la disinformazione viene trasformata in arma politica ed economica, smontando la fiducia pubblica nella scienza e bloccando così ogni intervento a tutela della salute e dell’ambiente.
Dalla sigaretta al cambiamento climatico
Il film parte da un caso ormai noto: l’industria del tabacco. Per decenni, nonostante prove schiaccianti sugli effetti nocivi del fumo, le aziende hanno investito milioni in campagne volte a “seminare dubbi” piuttosto che a fornire verità. Non si trattava di confutare la scienza, ma di creare l’illusione di una controversia, un clima di incertezza sufficiente a dissuadere legislatori e opinione pubblica dall’agire.
Quella tattica si è poi trasformata in un modello replicato in altri settori: dalle sostanze chimiche ai pesticidi, fino alla questione oggi più urgente – il cambiamento climatico. Qui i “mercanti di dubbi” hanno trovato terreno fertile, presentandosi come esperti indipendenti, producendo studi pilotati e utilizzando i media come megafono.
Lo spettacolo dell’illusione
Kenner sceglie una cifra stilistica originale: ricorre al linguaggio della magia e dell’illusionismo per spiegare come funziona la manipolazione. Interviste e materiali d’archivio si alternano a scene in cui prestigiatori mostrano al pubblico come sia facile distrarre l’occhio e far credere a qualcosa che non esiste. Una metafora efficace: proprio come in un trucco da palcoscenico, ciò che vediamo è costruito ad arte per nascondere la verità.
I protagonisti del dubbio
Il documentario dà voce non solo a scienziati e giornalisti che denunciano la manipolazione, ma anche a chi l’ha praticata. Alcuni ex “mercanti di dubbi” parlano apertamente delle strategie adottate: creare fronti di esperti fasulli, gonfiare i dati favorevoli alle lobby, diffondere slogan semplici e accattivanti per minare la credibilità della ricerca scientifica. Quello che emerge è un sistema ben oliato, sostenuto da enormi risorse economiche e dalla complicità di parte della politica e dei media.
Un messaggio ancora attuale
A distanza di oltre dieci anni dall’uscita, Mercanti di dubbi mantiene intatta la sua forza. Anzi, si potrebbe dire che oggi è ancora più attuale. La pandemia, il dibattito sul clima, le campagne contro le energie rinnovabili o i vaccini hanno dimostrato che le logiche di manipolazione non sono affatto scomparse: si sono semplicemente adattate al mondo digitale e ai social media, dove la velocità dell’informazione amplifica la diffusione delle falsità.
Il film ci ricorda che non siamo di fronte a errori casuali, ma a strategie deliberate. L’obiettivo non è vincere una disputa scientifica – perché le prove parlano chiaro – bensì rallentare le decisioni politiche e mantenere lo status quo economico. In altre parole, il dubbio non è più un sano esercizio critico, ma un prodotto confezionato per mantenere i profitti di pochi a discapito di tutti.
Perché vederlo oggi
Guardare Mercanti di dubbi oggi significa prendere coscienza di questi meccanismi, imparare a riconoscerli e sviluppare gli strumenti per difendersi. È un invito a non fermarsi al titolo di un articolo, a verificare le fonti, a pretendere trasparenza da parte di chi influenza l’opinione pubblica.
È anche un atto politico, perché ci ricorda che la transizione ecologica, la lotta al cambiamento climatico e la tutela della salute collettiva non falliscono per mancanza di conoscenze scientifiche, ma per l’abilità di chi riesce a manipolare il discorso pubblico.
In conclusione
Mercanti di dubbi non è solo un documentario, ma un manuale per capire come la verità possa essere distorta. Robert Kenner ci mostra che la battaglia per il futuro del pianeta non si gioca soltanto nei laboratori e nei parlamenti, ma anche nell’arena dell’informazione. E che il primo passo per vincerla è non lasciarsi ingannare.
Un film necessario, che resta un punto di riferimento per chiunque voglia capire come funzionano i meccanismi del negazionismo climatico e più in generale della disinformazione organizzata.
Una intervista ad una delle autrici del libro a cura di ReteAmbiente
- Titolo originale: Merchants of Doubt
- Anno di uscita: 2014
- Regia: Robert Kenner (“Robert Kenner indaga sul mondo oscuro degli scettici professionali…”)
- È disponibile in streaming o in vendita: su piattaforme come Rakuten TV
- In Italia, lo si può noleggiare o acquistare anche su Prime Video


Con vera gratitudine, che cerco di tradurre in supporto attivo con il mio contributo, anche in ISDE, ti auguto tanto buon lavoro.
Simona Ganassi Agger
Grazie mille