In Italia la produzione di rifiuti speciali continua a crescere, confermandosi un nodo cruciale per la gestione ambientale ed economica del Paese. È quanto emerge dal nuovo Rapporto Rifiuti Speciali 2025 di ISPRA, che fornisce un quadro aggiornato e dettagliato del settore, fondamentale per monitorare l’andamento dei flussi e orientare le politiche di prevenzione e recupero.

Nel 2023 la produzione complessiva ha raggiunto 165 milioni di tonnellate, con un incremento dell’1,4% rispetto all’anno precedente. La maggior parte proviene da attività di costruzione e demolizione (circa il 46%), seguite da quelle manifatturiere e di trattamento rifiuti. Si tratta dunque di flussi strettamente legati all’andamento economico e ai cicli produttivi, che risentono delle dinamiche di mercato e delle trasformazioni industriali.


Un dato particolarmente rilevante riguarda la gestione: il 70% dei rifiuti speciali viene avviato a operazioni di recupero di materia, confermando un orientamento ormai consolidato verso l’economia circolare. Solo il 18% finisce in discarica, con una tendenza in calo costante negli ultimi anni. Questo risultato è frutto sia delle normative europee sempre più stringenti, sia della capacità del settore industriale di valorizzare materiali secondari. Tuttavia, restano criticità legate alla qualità del recupero e alla reale reimmissione dei materiali nei cicli produttivi.
Il rapporto evidenzia anche la crescita dei rifiuti pericolosi, che hanno raggiunto i 9,6 milioni di tonnellate (+2,1% sul 2022). Tra le tipologie più diffuse spiccano i fanghi industriali e i rifiuti derivanti dal trattamento dei fumi. La loro gestione rimane problematica: in diversi casi si ricorre ancora al conferimento fuori regione o all’esportazione all’estero, con costi economici ed ambientali significativi.

Dal punto di vista territoriale, Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto si confermano le regioni con i quantitativi maggiori, riflesso della concentrazione di attività industriali e produttive. Ma emerge anche un divario nella capacità di trattamento: alcune aree del Centro-Sud risultano ancora carenti di impianti, dipendendo da trasferimenti interregionali che aumentano i costi logistici e l’impatto ambientale.
ISPRA sottolinea come, nonostante i progressi, il settore necessiti di ulteriori investimenti in innovazione e infrastrutture, per rafforzare il recupero di materia e ridurre la quota ancora avviata a smaltimento. Cruciale sarà inoltre il monitoraggio dei flussi di rifiuti pericolosi, che richiedono soluzioni sicure e sostenibili.
Il quadro delineato dal rapporto conferma quindi l’urgenza di un approccio sistemico: prevenzione della produzione, riduzione dei conferimenti in discarica, maggiore circolarità dei materiali e omogeneità territoriale nella dotazione impiantistica. Solo così sarà possibile trasformare la gestione dei rifiuti speciali da criticità ambientale a opportunità per l’economia circolare italiana.

