Ispra Raccolta differenziata Rifiuti urbani SNPA

I rifiuti urbani nelle regioni italiane nel 2021

Abbiamo trattato del tema dei rifiuti urbani in. numerosi articoli in precedenza, la fonte che sempre utiliziamo è il “Catasto nazionale dei rifiuti“ pubblicato da ISPRA, nel quale si trovano:

  • i dati relativi alla produzione e raccolta differenziata dei rifiuti urbani, fino al dettaglio comunale per gli anni 2010-2021, fino al dettaglio provinciale per gli anni 2001-2021; quelli relativi alla gestione dei rifiuti urbani per gli anni 2015-2021 e sui costi di gestione dei rifiuti urbani per gli anni 2011-2021;
  • i dati sulla produzione e la gestione dei rifiuti speciali per gli anni 2014-2020.

Per tutti questi dati è possibile scaricare le informazioni in formato aperto e riutilizzabile. 

La strategia dell’Unione europea in materia di rifiuti, prevede di agire sulle 4 R (Riduzione, Riutilizzo, Riciclo, Recupero) per una corretta ed efficace gestione sostenibile dei rifiuti. Tra gli obiettivi delle quattro direttive del “pacchetto economia circolare”, entrate in vigore il 4 luglio 2018, è il riciclo di almeno il 55% dei rifiuti urbani entro il 2025. Questa quota è destinata a salire al 60% entro il 2030 e al 65% entro il 2035. Il secondo obiettivo è il riciclo del 65% dei rifiuti di imballaggi entro il 2025 (70% entro il 2030) con obiettivi diversificati per materiale, come illustrato nella tabella:

MaterialeEntro il 2025Entro il 2030
Tutti i tipi di imballaggi65%70%
Plastica50%55%
Legno25%30%
Metalli ferrosi70%80%
Alluminio50%60%
Vetro70%75%
Carta e cartone75%85%

La raccolta differenziata, quindi, costituisca un mezzo, un passo intermedio rispetto alla effettiva costruzione di una filiera funzionante in una logica di economia circolare.  D’altra parte, è comunque significativo capire come si presenti la situazione oggi relativamente alla raccolta differenziata, rispetto a questa fase del ciclo di produzione-riciclo-smaltimento dei rifiuti, in quanto essa costituisce il primo step del processo che, se non ottimizzato, rischia di creare molti problemi ai passaggi successivi.

La normativa europea, successivamente recepita da quella italiana (D.Lgs. 152/2006), ha da tempo indicato l’obiettivo minimo del 65% da raggiungere entro il 2012 (mentre il 45% doveva essere raggiunto nel 2008), nel 2021 a livello nazionale siamo al 64%.

Poco sappiamo della qualità della raccolta differenziata, che poi è determinante per le operazioni di recupero/riciclo, ma certo – se dovrà essere riciclato entro il 2025 il 55% dei rifiuti urbani – se non si raggiunge neppure quanto previsto dalla normativa per dieci anni fa, ben difficilmente si potranno rispettare i nuovi obiettivi.

In questo articolo utilizzerò i dati ricavati dal Catasto per alcune considerazioni sui rifiuti urbani relativamente ai dati nazionali, per macroaree (Nord-Centro-Sud) e a livello regionale per il periodo 2010-2021. In un successivo articolo tratterò i medesimi dati a livello provinciale e comunale.

Le tre macroaree considerate comprendono:

  • Nord: Valle D’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia-Romagna. Veneto, Friuli Venezia Giulia, Trento e Bolzano;
  • Centro: Toscana, Umbria. Marche, Lazio;
  • Sud: Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna.

Produzione di rifiuti urbani

Fra il 2010 e il 2021 si è passati complessivamente da una produzione di 32 milioni e 440mila tonnellate (2010) ad una di 29 milioni e 619mila tonnellate, con una diminuzione di due milioni e 800mila di tonnellate di rifiuti, in percentuale quasi il 9%.

Nel 2021 il 48% dei rifiuti urbani è stato prodotto nel Nord Italia nel quale abita circa il 46% della popolazione, mentre nel Mezzogiorno i rifiuti urbani prodotti nel 2021 sono stati il 31% del totale nazionale, con una popolazione che pesa per il 34%, infine nelle regioni del Centro Italia il 20% della popolazione italiana ha prodotto il 21% dei rifiuti urbani. 

Nel periodo considerato nelle tre macroaree considerate la diminuzione nella produzione dei rifiuti è proceduta a diverse velocità, maggiore è stata nell’Italia Centrale (-979mila tonnellate, pari ad -13%, fra il 2010 ed il 2021) e nel Sud Italia (-1.200.000 tonnellate, meno 12%) rispetto all’Italia settentrionale (-642mila tonnellate, pari ad un -4%).

In termini pro-capite, nel decennio si è passati da 535 kg/anno per persona a 502 kg/anno. In questi caso la macroarea con minore produzione di rifiuti urbani è il Sud (461 kg nel 2021 rispetto ai 495 del 2010), poi il Nord con 517 kg rispetto a 533, ed infine il Centro con 538 kg rispetto a 610. L’Italia di mezzo è quella che ancora ha la più alta quota pro-capite di rifiuti prodotti, ma è anche quella dove si è verificata fra il 2010 ed il 2021 la riduzione più marcata.

Nei grafici interattivi che seguono anche il dettaglio per singola regione.

La regione che produce un maggior quantitativo assoluto di rifiuti urbani è la Lombardia con 4 milioni e 782mila tonnellate (nel 2010 erano 4.957.000). Seguono Emilia-Romagna, Lazio e Campania tutte con più di due milioni e mezzo di tonnellate. 

Esaminando però questi dati alla luce della popolazione residente emerge che la produzione pro-capite maggiore si registra in Emilia-Romagna con 640 kg/abitante per anno. Seguono Valle D’Aosta, Toscana e Liguria. Viceversa le regioni più “frugali” nella produzione di rifiuti urbani sono Basilicata e Molise, entrambe al di sotto dei 400 kg/abitante per anno.

Raccolta differenziata

D'altra parte il quadro cambia completamente se si guardano i dati relativi alla raccolta differenziata. E' il Nord Italia la macroarea più virtuosa con il 71% registrato nel 2021 (rispetto al 49% del 2010), seguito dal 60% del Centro Italia (rispetto al 30% di dodici anni prima) ed infine il 56% del Sud (rispetto al 21% del 2010). Complessivamente quindi l'Italia nel 2021 si ferma al 64% (nel 2010 era al 35%) ed ancora non rispetta il limite stabilito a livello europeo del 65% che doveva essere assicurato già dal 2012.

La regione più "virtuosa" è il Veneto con il 76%, seguita a ruota dalla Sardegna con il 75%. Nel nord-Italia solo la Liguria nel 2020 ha una percentuale ridotta di differenziata (55%), la Valle d'Aosta sfiora con il 64% nel 2021 l'obiettivo del 65%. Tutte le regioni del Mezziogiorno (ad esclusione della virtuosa Sardegna) si collocano al di sotto di questa soglia.

La raccolta differenziata per categoria merceologica

I dati forniti da ISPRA entrano poi nel dettaglio delle frazioni merceologiche raccolte in modo differenziato, aspetto naturalmente molto importante perchè da esse poi si devono sviluppare le filiere dell'effettivo recupero/riciclo delle materie. Sul tema vedi il rapporto "L'Italia del riciclo 2021".

In termini quantitativi la frazione organica, carta e cartone, vetro e plastica rappresentano le componenti più consistenti.

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