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Più alberi, meno morti: lo studio che dimostra il potere delle chiome urbane contro l’inquinamento

Un nuovo studio pubblicato su The Lancet Planetary Health (giugno 2025) porta prove decisive sul ruolo degli alberi in città: aumentare la copertura arborea urbana non è solo un intervento estetico o climatico, ma una vera misura di salute pubblica.

L’analisi su 744 città europee

Il team guidato da Pierre Sicard (ACRI-ST, Francia) ha analizzato 20 anni di dati (2000–2019) su 744 centri urbani europei con più di 50.000 abitanti, valutando la relazione tra copertura arborea, concentrazioni di inquinanti (PM2.5, NO₂ e ozono troposferico) e mortalità prematura attribuibile all’inquinamento atmosferico.

La copertura arborea media nelle città europee è oggi del 18,5%, con forti differenze regionali: dal 2,5% di Malta al 36% della Finlandia. Nel periodo osservato si è registrato un lieve incremento (+0,76 punti percentuali), ma ancora lontano dall’obiettivo del 30% di chiome urbane promosso dalla regola del 3-30-300.

I risultati principali

Lo studio fornisce dati impressionanti:

  • Ogni +5 punti percentuali di chiome urbane riduce le concentrazioni di PM2.5 del 2,8%, NO₂ dell’1,4% e ozono dell’1,2%.
  • Questo significa, in termini sanitari, circa 4.700 morti premature evitate ogni anno in Europa.
  • Portando ogni città ad almeno il 30% di copertura arborea, le vite salvate salirebbero a quasi 12.000 ogni anno.
  • Nel 2019 gli alberi urbani hanno già “salvato” circa 24.800 persone dal morire prematuramente a causa dell’inquinamento atmosferico.

Le riduzioni più significative di mortalità si osservano nell’Europa orientale e sudorientale, dove i livelli di inquinamento restano più alti, mentre il beneficio relativo è minore nei Paesi del Nord Europa, già più verdi e meno inquinati.

Alberi come infrastruttura di salute

Gli autori evidenziano come la presenza di chiome urbane non sia un semplice “abbellimento”, ma una infrastruttura sanitaria e climatica: riduce l’esposizione agli inquinanti, attenua l’effetto “isola di calore”, migliora la salute mentale e contribuisce alla biodiversità urbana.

La sfida è duplice:

  • nei centri storici densamente costruiti, raggiungere il 30% richiederà soluzioni creative (orti verticali, verde privato, tetti e cortili alberati);
  • in città mediterranee e del sud Europa il cambiamento climatico e la scarsità idrica rischiano di rendere più fragile il patrimonio arboreo, richiedendo specie resilienti e strategie di gestione a lungo termine.

Una lezione per le politiche urbane

Lo studio invita i decisori politici a vedere gli alberi come alleati strategici, al pari delle infrastrutture di trasporto o energetiche. L’invito è anche a coinvolgere i cittadini, spingendo alla piantumazione non solo in spazi pubblici ma anche privati, in un’ottica di co-responsabilità.

Come sottolinea la ricerca: «Verde urbano e controllo delle emissioni devono andare di pari passo. Gli alberi non possono sostituire le politiche contro l’inquinamento, ma possono amplificarne i benefici, generando città più vivibili, sane e resilienti al clima» 

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