Ambiente Franco Pistono

Alfabeti ecologici

Recensione di Franco Pistono

Un libro indispensabile. Per recensire Alfabeti ecologici, di Laura Marchetti, basterebbero le tre parole d’esordio. L’entusiasmo personale tuttavia, devo precisarlo, è figlio non solo dell’indiscutibile valore intrinseco del volume, ma anche dell’intima consonanza con il mio lavoro che, oltre ad appassionarmi, considero una vera missione: l’educatore ambientale. 

“Nei prossimi decenni – scrive l’autrice – la sopravvivenza dell’umanità dipenderà da una nuova alfabetizzazione ecologica, dalla umana capacità di comprendere in maniera nuova le interrelazioni e i processi della vita e di averne cura e responsabilità”.

Capire la natura, secondo Laura Marchetti, non è tanto questione di sforzo cognitivo e sapienza tecnica, ma significa essere in grado di entrare – e restare – in connessione profonda con Lei; in una parola, sentirla. Non è infatti la capacità di manipolarla l’obiettivo, ma la disponibilità a stringere “una nuova alleanza”, assumendo “una nuova posizione” nei suoi confronti e, in conseguenza, nel mondo. Il cammino educativo è tortuoso e arduo, a cominciare dal lessico; per esempio, qual è la differenza tra le formule “educazione ambientale” e “educazione allo sviluppo sostenibile”? Spesso – e a torto – usate come sinonimi, certamente non lo sono e i venti che le sospingono hanno origini differenti, come gli approdi a cui conducono. A proposito di lessico, ho trovato tanto divertente quanto centrato il termine “mcdonaldizzazione”, per descrivere la omologazione planetaria allo stile nordamericano di cibi, consumi, stili di vita e luoghi. 

Tutto ciò premesso, la scuola è il luogo d’elezione per educare, ma non è questione di materie e non è azione che si possa relegare a poche ore di insegnamento; si tratta invece di attivare una pedagogia distesa, capace di porsi “come un abito, come un punto di vista critico, come un orizzonte epistemologico generale”. La natura non è mezzo, ma fine; non è “oggetto”, ma vita. Invece di aspirare a manipolarla, meglio è esporsi alla sua bellezza, così da com-prenderla, depurandosi dal primo degli inquinamenti, quello della mente, per tornare a lei con occhi innamorati, in quanto parti di un tutto complesso. “Da dove viene infatti l’idea di alto se non dal cielo? E l’idea di triangolo non viene forse dalla silhouette della montagna? E la musica da dove viene se non dal gemito animale e dal sospiro del vento? E da dove viene la fiaba se non dalla penombra, dalla luce calda del braciere e del focolare, luce che generazioni di balie e di nonne seppero interpretare?”. 

In tempi – per molti versi, incerti – come quelli che stiamo vivendo, una nuova suggestione si affaccia dal testo, quando propone l’educazione ambientale come antidoto alla pulsione di morte, elevandola alla più alta declinazione, quale educazione alla pace. 

Molto altro ci sarebbe da porre in evidenza, ma l’invito è a sorprendersi con quest’opera breve, godibile e illuminante. In chiusura del libro si trovano documenti, primo tra i quali il “Manifesto per l’educazione ambientale” in onore di Maria Montessori e Lorenzo Milani. Scorrendolo, al punto 4, si legge che “la scuola del futuro non dovrà restringere lo spazio delle ormai indispensabili nozioni scientifiche e tecnologiche, ma dovrà riportare anche loro alla ragione prima dell’insegnamento, all’uomo non fabbro e non economico, all’essere umano secondo il miglior spirito umanistico”. Con questo obiettivo, l’educazione ambientale può contribuire a una nuova alfabetizzazione, se la si intende come “una visione, un approccio sistemico a problemi che coinvolgono la formazione della persona nel suo rapporto con gli altri e con il mondo”. 

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