Aziende ad Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) Ispra SNPA

Circa 7mila gli impianti ad autorizzazione integrata ambientale, oltre 2mila le ispezioni effettuate nel 2019

Sono circa settemila gli impianti industriali più significativi presenti nel nostro Paese, riconducibili a due grandi categorie, gli impianti a rischio incidente rilevante (RIR), soggetti alla cosiddetta Direttiva europea “Seveso”, e gli impianti soggetti ad autorizzazione integrata ambientale introdotta dalla Direttiva europea IPPC.

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) ha pubblicato il Rapporto controlli, monitoraggi e ispezioni ambientali Snpa AIA/RIR relativi ai dati del 2019, dopo quelli precedenti relativi agli anni 2018, 2017 e 2016.

Questi rapporti forniscono un quadro informativo unico del suo genere che permette di avere uno spaccato fondamentale delle attività industriali presenti nel nostro Paese e dei controlli ambientali che il SNPA effettua per assicurare il rispetto delle normative.

Purtroppo il rapporto non è corredato da dati aperti scaricabili e quindi è stato necessario estrarre i dati dalle tabelle presenti nel volume; inoltre scorrendo le varie sezioni dedicate alle singole regioni, risulta evidente una discreta disomogeneità di presentare i dati, che rende difficoltoso il lavoro di sintesi che cerco di operare con questo articolo. E’ auspicabile che nel prossimo futuro il SNPA a fornire indicazioni precise alle singole agenzie affinché i dati di questo rapporto essenziale sulle attività del Sistema sia maggiormente omogeneo e fornisca dati facilmente usufruibili da chi vuole approfondire queste tematiche.

In un precedente articolo articolo abbiamo trattato dei circa mille stabilimenti RIR, questa volta invece ci concentriamo sugli impianti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA), sia di competenza statale che regionale.

Gli stabilimenti ad autorizzazione integrata ambientale (AIA)

La Direttiva 96/61/CE del 1996, chiamata anche “direttiva IPPC” ha introdotto il concetto di controllo e prevenzione integrata dell’inquinamento (Integrated Pollution Prevention and Control ovvero IPPC.

La convinzione che, l’approccio integrato debba essere il criterio cardine della prevenzione e del controllo ambientale, ha portato a successive modifiche della direttiva madre ora sostituita dalla Direttiva 2010/75/UE.

La direttiva IPPC prevede un nuovo approccio per la riduzione degli impatti ambientali delle emissioni industriali, attraverso la graduale applicazione di un insieme di soluzioni tecniche (impiantistiche, gestionali e di controllo) messe in atto per evitare o, qualora non sia possibile, ridurre, le emissioni di inquinanti nell’aria, nell’acqua e nel suolo, comprese misure relative ai rifiuti.

Queste soluzioni tecniche sono le BAT (Best Available Technique) o in italiano MTD (Migliori Tecniche Disponibili). L’adozione delle BAT da parte delle aziende e la prescrizione di queste da parte degli enti competenti è guidata dalle BREFs, le linee guida europee, recepite dall’Italia attraverso decreti ministeriali. Questi documenti descrivono le tecniche impiantistiche, gestionali e di controllo presenti sul mercato e le relative prestazioni confrontate con l’impatto ambientale.

La Direttiva inoltre definisce gli obblighi che le attività industriali e agricole ad elevato potenziale inquinante devono rispettare. Per queste attività viene istituita una procedura di autorizzazione e vengono fissate prescrizioni minime che devono figurare in ogni autorizzazione, in particolare per quanto riguarda le emissioni delle sostanze inquinanti. Si tratta di evitare o ridurre al minimo il rilascio di emissioni inquinanti nell’atmosfera, nelle acque e nel suolo, oltre ai rifiuti degli impianti industriali e delle imprese agricole per raggiungere un livello elevato di tutela dell’ambiente.

In Italia la normativa IPPC è contenuta nella Parte II, Titoli I e III-bis del D.Lgs. 152/06 e smi. Le attività produttive elencate negli allegati VIII e XII alla parte II del D.Lgs 152/06 individuano gli impianti assoggettati alla Direttiva IPPC. Gli impianti vengono suddivisi in base a tipologia e soglia dimensionale di produzione annua (capacità produttiva) riportate negli allegati stessi. Questi allegati forniscono una lista di categorie d’impianti all’interno delle quali sono individuate attività più specifiche contraddistinte da un codice IPPC univoco.

Gli impianti più rilevanti (per fare un esempio l’ILVA di Taranto) sono autorizzati direttamente dal Ministero della Transizione Ecologica (AIA statali) [vedi procedura autorizzazione e impianti), gli altri dalle regioni (AIA regionali). I primi sono soggetti ai controlli da parte di ISPRA gli altri da parte delle agenzie regionali (Arpa) e delle province autonome di Trento e Bolzano (Appa) per la protezione dell’ambiente. ISPRA e le Arpa/Appa insieme costituiscono il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA).

Secondo i dati presenti nel rapporto SNPA, risultavano complessivamente presenti nel 2019 a livello nazionale poco meno di 7mila impianti AIA, 161 statali e 6.597 regionali.

Complessivamente nel 2019 sono state effettuate 81 ispezioni negli impianti statali e 2.190 in quelli di regionali.

Per quanto riguarda gli impianti statali il maggior numero è presente in Sicilia (22), seguita da Emilia-Romagna, Lombardia e Puglia con 18. Per quelli regionali il maggior numero è in Lombardia (1843) seguita dall’Emilia Romagna (1098) e Veneto (948).

Nelle 81 ispezioni effettuate nel 2019 nelle AIA statali sono state riscontrate 14 non conformità di tipo amministrativo e 6 di tipo penale. Per le ispezioni di tipo regionale non è stato possibile predisporre una tabella riepilogativa per la disomogeneità dei dati presentati nel rapporto, ma consultandolo sono presenti per molte regioni dati di dettaglio sui risultati dei controlli effettuati. Le ispezioni, come stabilisce la normativa, sono programmate e ne viene effettuata almeno una in ogni impianto nell’arco di durata dell’autorizzazione. Possono essere effettuate ispezioni straordinarie di iniziativa degli enti di controllo (SNPA) anche a seguito di segnalazioni di enti terzi o cittadini, su richiesta dell’Autorità che rilascia l’autorizzazione (Ministero o Regioni) o su richiesta dell’Autorità giudiziaria.

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