Come ogni anno ISTAT ha pubblicato i dati relativi alla distribuzione dell’acqua potabile da parte degli acquedotti dei 109 comuni capoluogo di provincia/città metropolitana nel 2022.
Cone sappiamo, e come la prolungata siccità di quest’anno ci ha mostrato con grande evidenza (Osservatori europei e mondiali della siccità), Le immagini dallo spazio di Copernicus ci raccontano questa lunga estate incandescente), l’acqua è un bene molto prezioso. I dati però mostrano una realtà che sembra non esserne affatto consapevole.
Dalla tabella riepilogativa qui sotto si evidenzia che ogni giorno vengono immessi negli acquedotti 371 litri di acqua per persona, se ne consumano 214 e ben 157 (42,4%) vanno persi. 3 miliardi e 388 milioni di metri cubi l’anno di preziosa acqua vengono dispersi.
| DISTRETTI IDROGRAFICI | Acqua immessa in rete | Acqua erogata per usi autorizzati | Perdite totali (%) | ||
| Volume (milioni di metri cubi) | Pro capite (litri per abitante per giorno) | Volume (milioni di metri cubi) | Pro capite (litri per abitante per giorno) | ||
| Fiume Po | 2.546,0 | 356 | 1718,1 | 240 | 32,5 |
| Alpi orientali | 874,3 | 374 | 516,7 | 221 | 40,9 |
| Appennino settentrionale | 583,9 | 318 | 346,6 | 189 | 40,6 |
| Appennino centrale | 1.261,6 | 399 | 687,9 | 218 | 45,5 |
| Appennino meridionale | 1.831,3 | 388 | 908,5 | 192 | 50,4 |
| Sardegna | 244,8 | 424 | 115,6 | 200 | 52,8 |
| Sicilia | 658,5 | 374 | 318,8 | 181 | 51,6 |
| ITALIA | 8.000,4 | 371 | 4612,2 | 214 | 42,4 |

I Dati ISTAT poi forniscono uno spaccato per quanto riguarda i 109 comuni capoluogo di provincia / città metropolitana ogni giorno siano andati persi più di 821.000 metri cubi di acqua potabile, in un anno sono circa 300 milioni di metri cubi di acqua, in termini economici, prendendo a riferimento la tariffa base di un operatore – 1,4075 euro a metro cubo – significa che ogni giorno “buttiamo via” 1.200.000 euro, in un anno quasi 450 milioni di euro! (Precedentemente avevamo visto i dati 2020 e la situazione è sostanzialmente invariata)
Sono numeri davvero impressionanti, se poi pensiamo che i comuni italiani nel loro complesso sono circa 7.900 si ha l’idea di un Paese colabrodo. D’altra parte investire in infrastrutture che non si vedono, come gli acquedotti o le fognature, non crea favori nell’opinione pubblica, è molto meglio investire le risorse in attività che diano maggiore visibilità (sic).
Gli interventi previsti dal PNRR
Non si tratta certo di una novità, tanto e vero che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede uno specifico Investimento di 1,92 miliardi per la “Riduzione delle perdite nelle reti di distribuzione dell’acqua, compresa la digitalizzazione e il monitoraggio delle reti“, nella Componente: Tutela del territorio e della risorsa idrica (C4), della Missione: Rivoluzione verde e transizione ecologica (M2).
Il progetto punta al rinnovo di 25.000 chilometri di condotte, digitalizzandole e trasformandole in un “network intelligente” che favorisca la gestione ottimale delle risorse idriche, riducendo perdite e sprechi. I sistemi di controllo avanzati consentiranno il monitoraggio di portate, pressioni di esercizio e parametri di qualità dell’acqua non solo dei nodi principali, ma anche dei punti sensibili della rete.
La motivazione addotta è che la situazione italiana è caratterizzata da una gestione frammentata e inefficiente delle risorse idriche, da una rete di distribuzione antiquata (il 35 per cento delle condutture ha un’età compresa tra 31 e 50 anni) e da scarsa efficacia e capacità industriale dei soggetti attuatori nel settore idrico, soprattutto nel Mezzogiorno. Questo quadro determina un elevato livello di dispersione dell’acqua: nella distribuzione per usi civili, la perdita media è del 40 per cento, con punte superiori al 50 nel Sud del Paese.
Ad aprile 2024 questo investimento – che come tutti gli altri previsti dal PNRR deve essere concluso entro il 2026 – risulta ancora “in corso”. Vedremo quanti di questi interventi saranno effettivamente realizzati nei tempi previsti.
La rete acquedottistica

Ma quanto incidono questi investimenti, quanto è l’estensione totale della rete acquedottistica italiana. Non è facile reperire dati certi ed ufficiali. Utilitalia, l’associazione delle aziende che gestiscono gli acquedotti, in una infografica del 2017 parla di 500.000 km (compresi gli allacciamenti), un rapporto Ispra del 2009 sul sistema acquedottistico italiano indica un totale di 337mila km, con un dettaglio regionale. In ogni caso l’intervento previsto dal PNRR su 25mila km copre una parte molto ridotta della rete nazionale di distribuzione dell’acqua potabile.
La situazione nelle regioni
Complessivamente vengono immessi nelle reti acquedottistiche annualmente 8 miliardi di metri cubi di acqua e 4 miliardi e 612 milioni sono utilizzati per usi autorizzati, la parte restante (42,4%) va persa. Nelal seguente tabella interattiva il riepilogo per ciascuna delle regioni italiane, dalla quale risulta evidente la situazione critica di molte regioni del Mezzogiorno. L’Emilia-Romagna, invece, guida la classifica delle regioni più virtuose, anche se con un 30% di perdite d’acqua affatto irrisorio.
La situazione nei comuni capoluogo
Ma vediamo la situazione delle perdite certificate da ISTAT nella mappa e nelle tabelle che seguono, che mostrano come - in misura diversa - questo è un problema che riguarda tutti.
Complessivamente le perdite rappresentano il 35% dell'acqua immessa negli acquedotti. 55 comuni registrano perdite inferiori a questa percentuale e 54 superiore. Como e Pavia hanno valori inferiori al 10%, ma anche una grande città come Milano si colloca al sesto posto fra i comuni più virtuosi con il 13,4%. Fra le grandi città, Bologna, Genova e Torino si collocano intorno al 25% di perdite, Roma al 27,9%. Viceversa fra le città che sprecano la maggiore quantità di "oro blu" troviamo Potenza e Chieti con più del 70%. Fra le città metropolitane Reggio Calabria e Messina hanno intorno al 57% di perdite.

