Ambiente e salute Aria

Dall’inquinamento indoor rischi più subdoli per la salute

Sulle pagine di Ambientenonsolo parliamo assai spesso di inquinamento, essenzialmente in ambienti esterni. Solamente in paio di casi abbiamo ripreso rapporti internazionali, Rendere visibile l’invisibile e Un rapporto sugli effetti sulla salute dell’utilizzo del gas per cucinare, che affrontavano problematiche connesse all’inquinamento indoor, cioè all’interno delle nostre abitazioni.

In realtà è un ambito del quale si occupano le principali organizzazioni per la tutela della salute (Ministero della Salute, Istituto Superiore di Sanità, Organizzazione Mondiale della Sanità).

ISPRA, da parte sua, ha pubblicato il rapporto Inquinamento indoor: aspetti generali e casi studio in Italia, una dettagliata rassegna di studi effettuati in alcune aree urbane italiane che evidenziano come anche in Italia si riscontri la presenza di inquinanti indoor portando all’individuazione delle sostanze o tipologie di sostanze che più frequentemente ricorrono negli ambienti chiusi e il livello di concentrazione riscontrato.

Si tratta quindi di argomenti che meritano attenzione e avendo ricevuto un articolo, ben documentato, dal Comitato Oltre la MCS, una organizzazione di volontariato fondata da malati di Sensibilità Chimica Multipla, abbiamo ritenuto di pubblicarlo.


Purtroppo quando si pensa all’inquinamento ambientale ci si riferisce di norma all’inquinamento atmosferico outdoor causato dalle attività produttive e industriali, energetiche, dei trasporti, riscaldamento delle abitazioni, allevamento intensivo e smaltimento rifiuti e infatti l’attenzione del progetto è rivolta agli inquinanti ambientali prendendo in considerazione essenzialmente gas inquinanti (NO2, SO2 e Particolato), inquinanti atmosferici come monossido di carbonio, ossido e diossido di azoto, anidride solforosa, ozono, piombo ecc.

Ma negli anni recenti team di scienziati governativi e universitari negli Stati Uniti, Canada e Australia (1,9) svolgendo studi sull’inquinamento atmosferico hanno rilevato che le fonti d’inquinamento stanno diventando sempre più diversificate, lasciando spazio ad altre sorgenti dominanti come i prodotti per la cura personale, detergenti di pulizia e per il bucato, rivestimenti architettonici, pesticidi e insetticidi, adesivi, inchiostri da stampa ecc. in particolare i prodotti chimici di uso quotidiano che esalano composti organici volatili odorosi derivati dal petrolio che nell’aria esterna possono contribuire alla formazione di ozono e del famigerato particolato ultrafine. 

I composti chimici volatili

Le ricerche hanno rivelato che il contributo di queste sostanze chimiche derivate dall’onere globale dei Composti Organici Volatili (COV) sono state significativamente sottostimate e sottorappresentate negli attuali inventari utilizzati per giudicare le fonti d’inquinamento dell’aria.

In alcuni casi le emissioni si verificano prima al chiuso (indoor) e poi migrano verso l’esterno (outdoor).

Per esempio se qualcuno all’interno usa un profumo, una colonia, questo odore alla fine si dissipa. Sorge una domanda: dove è finito? Quando si cambia l’aria negli edifici questi odorigeni si spostano all’esterno, per cui è facile portare sostanze dall’ambiente interno a quello esterno.

Un indicatore rilevante per quanto riguarda quali prodotti siano coinvolti nell’inquinamento, gli autori delle ricerche hanno risposto, “semplicemente se hanno un odore”. Per cui oggi la pubblicità incalzante promossa dalle industrie attraverso i media, che sancisce che ogni prodotto è migliore se iperprofumato, non solo contamina la qualità dell’aria indoor nelle case e negli ambienti “confinati” che può essere da 2 a 5 volte superiore a quella esterna, ma contribuisce pesantemente all’inquinamento dell’aria outdoor.

Mentre l’aria esterna è soggetta a legislazione anche se si è dimostrata insufficiente per ridurre l’esposizione agli agenti inquinanti, la qualità dell’aria all’interno degli edifici non è regolata da alcun riferimento normativo e vengono suggerite solo alcune  raccomandazioni.

Un valido esempio che contiene “misure pionieristiche”, se saranno attuate, è stato promosso dal Regno Unito nel 2019 quando ha pubblicato il documento sulla Strategia per un’Aria Più Pulita/Clean Air Strategy 2019 (10) affrontando anche le emissioni di COV contenuti nei prodotti di uso comune

“I composti organici volatili non metanici (COVNM) che esalano ampie varietà̀ di sostanze chimiche che si trovano nelle moquette, nella tappezzeria, nelle pitture, nei prodotti di pulizia, nelle profumazioni e nei prodotti per la cura personale sono un’altra importante fonte di inquinamento”.

“Questa è un’epidemia”. Secondo la professoressa Anne Steinemann – scienziata riconosciuta in ambito internazionale ed esperta mondiale di inquinanti ambientali, qualità dell’aria e relativi effetti sulla salute – “i prodotti profumati stanno creando problemi di salute”.

“Tutti si stanno ammalando a causa di questi prodotti”, dice la Steinemann. “Alcuni hanno effetti immediati, severi e disabilitanti. Ma l’effetto sulla salute può anche essere subdolo e insidioso e le persone possono non rendersi conto di essere state colpite se non quando è troppo tardi”.

La Dott.ssa Anne Steinemann è Professoressa di Ingegneria Civile all’Università di Melbourne, Australia, e alla James Cook University, Australia. Conduce indagini scientifiche sulle cause e le conseguenze dell’esposizione agli inquinanti, con lo sviluppo di soluzioni per ridurre l’esposizione agli agenti inquinanti, ridurre i costi sanitari e migliorare la salute. Fornisce competenze e risorse per rendere più salubri le case, luoghi di lavoro, scuole e comunità. Vanta oltre 25 anni di esperienza professionale, autrice di innumerevoli pubblicazioni scientifiche (11).

Come pazienti di Sensibilità Chimica Multipla (MCS), in questa lunga estate calda abbiamo verificato un notevole peggioramento della qualità dell’aria outdoor nei centri urbani sia di giorno che di notte a causa dei prodotti profumati che uscivano dalle finestre degli edifici (profumatori d’ambiente, fragranze per la cura della persona, prodotti di pulizia, insetticidi, ecc.). Ma soprattutto i prodotti per il bucato che sono spinti alla ennesima potenza dalle industrie per durare fino a 160 giorni come citato nelle pubblicità; si attivano con il movimento quando il capo viene indossato o sfregato, sono permanenti e impossibili da eliminare, rimangono ovunque ci si sieda e si attaccano ai vestiti della prossima persona che si accomoda. Gli effluvi odorosi invadono l’ambiente anche a 600 metri dalle stese del bucato o quando le finestre degli alloggi sono aperte. Ovviamente anche i quartieri in prossimità degli ipermercati e delle lavanderie pubbliche sono infestati da questi effluvi mortiferi stagnanti 24 ore al giorno.

Composti chimici ed effetti sul sistema olfattivo

Vorremmo infine dedicare qualche minuto al sistema olfattorio e alla relazione con l’inquinamento atmosferico.

Il team del programma Hoffman presso Ut Health San Antonio che si occupa di T.I.L.T. ha voluto condividere questo articolo esterno (12): Il motivo sorprendente per cui i prezzi dei profumi stanno salendo alle stelle – fonte CNN 2022

Durante la pandemia le vendite delle fragranze sono aumentate, con una forte richiesta di eau de parfum costosi, profumi contenenti una percentuale maggiore di oli profumati che fanno durare più a lungo il prodotto una volta applicato. Solo per i profumi (esclusi i profumatori d’ambiente), le vendite l’anno scorso sono aumentate del 52% rispetto al 2020. Nella categoria dei profumi con un prezzo oltre 175 dollari, sono più che raddoppiati il numero di pezzi venduti nel 2021, afferma il rapporto.

La dott ssa Claudia Miller, allergologa e immunologa, professoressa emerita e leader del programma Hoffmann TILT presso il UT Health San Antonio ha commentato:

“Le profumazioni applicate direttamente sulla pelle, i detersivi profumati e gli ammorbidenti utilizzati per lavare i vestiti e la biancheria da letto creano nuvole invisibili di composti organici volatili (COV) che si trovano intimamente vicine alle aree della respirazione dell’individuo e sono facilmente misurabili”, ha detto Miller. “In ambienti al chiuso, ascensori, sale riunioni e nelle case durante la quarantena, queste esposizioni possono rappresentare un pericolo per la salute degli altri, provocando asma, mal di testa, confusione, scatti di rabbia e persino convulsioni”.

Miller ha affermato che le persone spesso non sono consapevoli dell’impatto delle fragranze, la maggior parte delle quali non esisteva fino a dopo la guerra mondiale, quando c’è stato l’aumento della produzione di prodotti per la cura personale profumati.

Vivendo in una nuvola odorosa, la consapevolezza dei sintomi risultanti dalle loro fragranze diminuisce”, ha affermato Miller. “Più fragranze usano, meno diventano consapevoli di qualsiasi effetto negativo. Come fanno a sapere se le fragranze li fanno ammalare? L’unico modo è eliminare tutte le fragranze dalla tua vita e poi testarle una per una. Molte persone sono dipendenti dalle fragranze e inconsapevoli degli effetti negativi”.

Dal libro di recente pubblicazione italiano: “Molestie olfattive – studi, metodi e strumenti per il controllo – Edizione ETS – 2022 pag. 43 cap. 3: “ È utile sottolineare che un’esposizione prolungata e/o ad elevate concentrazioni può portare gradualmente l’olfatto ad adattarsi (13 Kim 2020)… “ Nella fattispecie, nel caso dell’olfatto, l’adattamento ad un certo odore significa la perdita di sensibilità verso quel particolare stimolo, con la possibilità che a poco a poco la percezione di quell’odore si affievolisca, scomparendo del tutto”.

Vorremmo poi portare alla vostra attenzione alcune parti tratte da: FOCUS Sensory Overload? Air Pollution and Impaired Olfaction (14) 

La maggior parte degli studiosi sull’inquinamento atmosferico sono concentrati sugli effetti polmonari e sul sistema cardiovascolare, collegati all’esposizione cronica del particolato ultrafine (PM2.5), ma non sulle conseguenze del sistema olfattivo, infatti sono stati condotti pochi studi sull’uomo. 

Verso la metà degli anni ’90, la scienziata per la salute ambientale dell’UNAM, Lilian Calderón- Garcidueñas, ha iniziato a studiare se l’ozono e altri inquinanti atmosferici nella Città del Messico potevano danneggiare l’epitelio olfattivo. I risultati pubblicati nel 1996, hanno suggerito un aumento del numero di rotture del singolo filamento del DNA nell’epitelio olfattivo. Con tutti i limiti di questo studio ed altri, si sono poste le basi per dimostrare che l’inquinamento atmosferico può danneggiare il tessuto nasale.

Il senso dell’olfatto rispetto agli altri sensi nasconde ancora tanti misteri e le ricerche sono molto arretrate rispetto alla perdita della vista e dell’udito, questa disparità è dovuta dalle difficoltà di misurare l’olfatto con comparazioni temporali e caratteristiche geografiche. In quanto è un senso più soggettivo rispetto all’udito e vista, e mancano standard oggettivi di misurazione.

Le conoscenze attuali confermano che le alterazioni olfattive sono associate all’invecchiamento, alle malattie neurodegenerative e in relazione ai disturbi dello spettro autistico, ma anche le lesioni cerebrali, alcuni farmaci possono portare all’anosmia, come le esposizioni acute di alto livello a pesticidi conducono nel corso della vita ad un successivo deterioramento. 

Anche studi sui fumatori hanno confermato che il fumo può causare un reale danno olfattivo, e che l’odore del fumo non nasconde semplicemente gli altri odori. Per Hudson, un ricercatore, gli studi sull’olfatto e il fumo dimostravano come anche il particolato poteva interferire con il senso dell’olfatto, comprese le implicazioni neurologiche. Per cui le particelle ultrafini possono entrare nel cervello attraverso il sistema olfattivo, influenzando prima il senso dell’olfatto durante il percorso.

Infatti Hudson e il collega dell’UNAM, Marco Guarneros nello studio pubblicato nel 2006 hanno suggerito che l’inquinamento olfattivo è in grado di farlo (b). Le biopsie nasali di 54 giovani non fumatori che vivevano a Città del Messico e 12 che vivevano sull’isola messicana di Isla Mujeres dimostrano che avevano più probabilità degli abitanti dell’Isola di avere lesioni della cavità nasale, dove l’olfatto è insediato (d). Quando Calderón- Garcidueñas e colleghi hanno sottoposto a necroscopia i tessuti dei residenti a Città del Messico, hanno trovato segni di neuroinfiammazione nel bulbo olfattorio e in altre regioni del cervello, così come l’accumulo di particolato nel bulbo olfattivo e nei neuroni sensoriali (e). In particolare, questo studio (e un altro dello stesso team (f)) ha riportato prove che il particolato può contribuire alla neuroinfiammazione e all’accumulo del peptide β- amiloide similmente alla malattia di Alzheimer. Calderón-Garcidueñas e colleghi hanno anche trovato livelli particolarmente elevati di manganese, cromo e nickel nei neuroni sensoriali olfattivi di 47 residenti a Città del Messico deceduti rispetto ai 12 controlli di Tlaxcala e Veracruz (g).

Guarneros afferma che il danno ai neuroni periferici nel naso abbassa la sensibilità agli odori, mentre il danno ai neuroni centrali nel cervello – che il suo lavoro ha associato all’esposizione al manganese (c) – riduce la capacità di nominare gli odori e di distinguerli. Le lesioni tossiche a carico sia dei neuroni sensoriali olfattivi sia dell’epitelio respiratorio circostante possono derivare anche da infiammazione e da stress ossidativo. Quando i composti tossici entrano nelle cellule, le cellule rispondono producendo una varietà̀ di sostanze chimiche infiammatorie per riparare il danno. Oltre a danneggiare direttamente le cellule, i processi infiammatori reclutano anche monociti, neutrofili e microglia (nel cervello), (h) che a volte possono danneggiare le cellule se l’infiammazione è cronica o disregolata. L’infiammazione è anche associata al danno da radicali liberi. 

Con l’emergenza Covid 19 e la perdita dell’Olfatto “potrebbero essere decine di milioni nel mondo le persone che, dopo essere guarite, sono ancora affette da varie forme di alterazione dell’olfatto”.  Cioè sperimentano disturbi chemio-sensoriali.

Per tutte queste ragioni sopraindicate le industrie profumiere e quelle che producono prodotti per la persona, per l’igiene della casa, per la detergenza del bucato, profumatori ambientali per interni ed esterni per raggiungere ogni strato della popolazione che è afflitto da disturbi olfattori di vario grado (iposmia) cercano di realizzare fragranze sempre più persistenti nel tempo, con un grado di intensità molto elevato, cioè iperprofumate. 

Purtroppo le persone con un olfatto ridotto o assuefatto da ogni genere di profumazione aggiunta, non se ne rendono conto. Solo certe categorie di malati subiscono questi effetti avversi dalle profumazioni consapevolmente.

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Si riporta il contenuto di alcune slide del dr. J. Molot del 2022 sull’argomento (16)

Sensibilità̀ alle sostanze chimiche: emicrania e asma 
Molti individui osservano una sensibilità per le comuni sostanze chimiche.
– il 60% delle persone asmatiche sono danneggiate dagli odori dei profumi e degli spray per le pulizie.
– il 70% dei pazienti emicranici riferisce che il mal di testa è scatenato dagli odori di profumi, vernici e benzina. 

L’emicrania e l’asma sono frequentemente in comorbilità.
– la compresenza è più probabile che la casualità.
– l’associazione è bidirezionale: avere una delle due patologie aumenta le probabilità di             sviluppare l’altra.
– Condividono meccanismi o percorsi biologici.
– Un denominatore comune è la sensibilità̀ agli odori chimici. 

[Wang L, et al, The comorbid Relationship Between Migraine and Asthma: A Systematic Review and Meta-Analysis of population Based Studies. Da Med (Losanna). 2021 Jan 13;7:609528.] 

Sensibilità̀ ai prodotti profumati 
Popolazione rappresentativa a livello nazionale (n=1136) di adulti negli USA. Il 34,7% della popolazione riferisce uno o più̀ effetti negativi: 

  • Respiratori: 18,6% problemi respiratori; 8,0% attacchi d’asma 
  • Sistema nervoso: 15,7% emicrania; 7,2% problemi neurologici; 5,8% problemi cognitivi 
  • Altro: 10,6% problemi della pelle. 

[Steinemann A. Fragrance consumer products: exposures and effects from emissions: Air Qual Atmos Health. 2016;9(8):816.866.]

Il cambiamento dei paradigmi della tossicologia 
Tossicologia tradizionale: “la dose fa il veleno”; 500 anni fa . La tossicologia è inoltre complessa: molti sistemi possono essere colpiti.
Il paradigma della tossicologia è cambiato: basse dosi di sostanze chimiche possono avere effetti che non sarebbero necessariamente previsti dai loro effetti ad alte dosi; più di una dose può fare il veleno. 

[ Marzocchi F. Complexity in biology. Exceeding the limits of reductionism and determinism using complexity theory: EMBO Rep. 2008 Jan;9(1):10-4.; Birbaum LS. Environmental Chemicals: Evaluating Low-Dose Effects. Environ Health Perspect. 2012;120(4):143-144.; Vanderberg L.N. Hormones and endocrine disrupting chemicals: low dose effects and Molot J, et al. Neurological susceptibility to environmental exposures: pathophysiological mechanisms in neurodegeneration and multiple chemical sensitivity. Rev Environ Health. 2021 Sep 16.; Health Canada. Residential Indoor Air Quality Guidelines: Acrolein. April 23, 20; Molot J, et al. Neurological susceptibility to environmental exposures: pathophisiological mechanisms in neurodegeneration and multiple chemical sensitivity. Rev Environ Health. 2021 Sep 16.]

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Conclusioni

Gli studi di ricerca sulle emissioni di VOC dai prodotti di uso comune, compresi anche quelli denominati green ed ecologici, utilizzando la gascromatografia/spettrometria di massa (GC/MS), hanno rivelato l’emissione di molti VOC, con alcuni classificati come potenzialmente pericolosi, la maggior parte non riportati in etichetta. Si sottolinea nessuna differenza significativa tra le analisi dei normali prodotti commerciali e quelli dichiarati naturali.

Concludendo appare necessario e urgente che per affrontare la grave minaccia dell’inquinamento chimico (outdoor e indoor) e proteggere i cittadini italiani e le generazioni future, come la fauna selvatica e l’ambiente, è necessario fronteggiare il problema delle sostanze chimiche pericolose in toto, senza esclusione, anche perché molte sostanze profumate contengono interferenti endocrini (CED) noti. 

Oggi l’inquinamento chimico ha già raggiunto perfino gli angoli più remoti del pianeta. Gli adulti già ospitano circa 300 sostanze sintetiche depositate nel corpo che i nostri avi non avevano e diverse sono tossiche. Tutto questo genera malattie a livello di organi e apparati, alimenta le spese sanitarie, nascituri con gravi patologie, ritardo dello sviluppo e riduzione del quoziente intellettivo, infertilità e sviluppo del cancro. 

L’Europa ha ampiamente fallito nel mantenere l’impegno di gestire i rischi derivati dalla produzione e dall’utilizzo dei prodotti chimici. Il REACH con la sua istituzione doveva contribuire ad eliminare gradualmente 1.400 sostanze pericolose invitando le aziende a sviluppare alternative meno dannose. Dopo oltre un decennio, solo poche di queste materie sono soggette ad autorizzazioni restrittive.

Diventa di vitale importanza quindi, fare della controinformazione, per contrastare la pubblicità consumistica e non salubre, e i medici dopo debita formazione (es. pare che la categoria medica sottovaluti i danni da fumo), potrebbero giocare un ruolo importante e attivo sulla popolazione raccogliendo dati epidemiologici, educando i pazienti a rimuovere le esposizioni invece si ricorrere a farmaci sintomatici che contengono solo i sintomi.

Ovviamente è fondamentale investire nella ricerca “vera” degli effetti tossicologici di queste sostanze chimiche e delle miscele che si producono nella vita reale. Si dovrebbe provare a riflettere sulla quantità delle sostanze profumate con le quali le persone vengono a contatto ogni giorno, sul corpo: profumi e acqua di colonia, saponi, shampoo, balsami, creme, cosmetici, lacche, gel per capelli, schiume da barba, dopobarba, deodorante, poi i residui dei detersivi e degliammorbidenti e i fogli per le asciugatrici; senza contare i profumatori d’ambiente, gli insetticidi profumati, i vari deodoranti per la casa, i detersivi  per i piatti, quelli per le superfici, i disinfettanti per le mani e le salviette profumate, sono profumati persino i sacchi dell’immondizia e i feltrini per le sedie, i fazzoletti di carta, tovaglioli e carta igienica, le suole di gomma delle scarpe e le solette interne, poi ci sono i profumatori delle auto, un elenco infinito…

La maggior parte delle persone ha un carico tossico individuale che lascia delle scie con il suo passaggio senza esserne consapevole. Tanto da poterla definire cecità olfattiva. Serve del coraggio come ha dimostrato il Regno Unito inserendo i COV tra gli agenti inquinanti e cercare di promuovere una riduzione così come ci auspichiamo che il nuovo governo, recepisca finalmente la direttiva UE sui pesticidi visto che l’Italia è in grave ritardo nell’attuazione della stessa.

Donatella Stocchi

Note bibliografiche

1. B. McDonald et al. Volatile chemical products emerging as largest petrochemical source of urban organic emissions. Science 2018. Vol. 359 (6377),760-764. doi:10.1126/science.aaq0524.

2. Gkatzelis, G. I.; Coggon, M. M.; McDonald, B. C.; Peischl, J.; Gilman, J. B.; Aikin, K. C.; Robinson, M. A.; Canonaco, F.; Prevot, A. S. H.; Trainer, M.; Warneke, C. Observations Confirm that Volatile Chemical Products Are a Major Source of Petrochemical Emissions in U.S. Cities. Environ. Sci. Technol. 2021, 55 (8), 4332– 4343,  DOI: 10.1021/acs.est.0c05471

3. Coggon MM, Gkatzelis GI, McDonald BC, Gilman JB, Schwantes RH, Abuhassan N, Aikin KC, Arend MF, Berkoff TA, Brown SS, Campos TL, Dickerson RR, Gronoff G, Hurley JF, Isaacman-VanWertz G, Koss AR, Li M, McKeen SA, Moshary F, Peischl J, Pospisilova V, Ren X, Wilson A, Wu Y, Trainer M, Warneke C. Volatile chemical product emissions enhance ozone and modulate urban chemistry. Proc Natl Acad Sci U S A. 2021 Aug 10;118(32):e2026653118. doi: 10.1073/pnas.2026653118.PMID: 34341119

4. Gkatzelis GI, Coggon MM, McDonald BC, Peischl J, Aikin KC, Gilman JB, Trainer M, Warneke C. Identifying Volatile Chemical Product Tracer Compounds in U.S. Cities. Environ Sci Technol. 2021 Jan 5;55(1):188-199. doi: 10.1021/acs.est.0c05467. Epub 2020 Dec 16. PMID: 33325693

5. Seltzer, K. M.; Pennington, E.; Rao, V.; Murphy, B. N.; Strum, M.; Isaacs, K. K.; Pye, H. O. T. Reactive organic carbon emissions from volatile chemical products. Atmos. Chem. Phys. 2021, 21 (6), 5079– 5100,  DOI: 10.5194/acp-21-5079-2021

6. Seltzer, et al. Volatile chemical product enhancements to criteria pollutants in the United States. Environ. Sci. Technol. 2022, 56, 11, 6905–6913-Publication Date: November 15, 2021 https://doi.org/10.1021/acs.est.1c04298

7. Nazaroff, W. W.; Weschler, C. J. Cleaning products and air fresheners: exposure to primary and secondary air pollutants. Atmos. Environ. 2004, 38 (18), 2841– 2865,  DOI: 10.1016/j.atmosenv.2004.02.040

8. Coggon, M. M.; McDonald, B. C.; Vlasenko, A.; Veres, P. R.; Bernard, F.; Koss, A. R.; Yuan, B.; Gilman, J. B.; Peischl, J.; Aikin, K. C.; DuRant, J.; Warneke, C.; Li, S. M.; de Gouw, J. A. Diurnal Variability and Emission Pattern of Decamethylcyclopentasiloxane (D-5) from the Application of Personal Care Products in Two North American Cities. Environ. Sci. Technol. 2018, 52 (10), 5610– 5618,  DOI: 10.1021/acs.est.8b00506

9. Li, W. H.; Li, L. J.; Chen, C. L.; Kacarab, M.; Peng, W. H.; Price, D.; Xu, J.; Cocker, D. R. Potential of select intermediate-volatility organic compounds and consumer products for secondary organic aerosol and ozone formation under relevant urban conditions. Atmos. Environ. 2018, 178, 109– 117, DOI: 10.1016/j.atmosenv.2017.12.019

10. Clean Air Strategy 2019 https://assets.publishing.service.gov.uk/government/uploads/system/uploads/attachment_data/file/770715/clean-air-strategy-2019.pdf

11. Prof. Anne Steinemann: http://www.drsteinemann.com Per i suoi siti web universitari, visitare: https://www.findanexpert.unimelb.edu.au/display/person709828 https://reaearch.jcu.edu.au/portfolio/anne.steinemann

12. Il team del programma Hoffman presso Ut Health San Antonio che si occupa di T.I.L.T. https://tiltresearch.org/2022/06/27/article-of-interest-the-surprising-reason-perfume-prices-are-skyrocketing/?fbclid=IwAR05uHgYi4_PsKCW7jrlXisO7A7rwnT304WiEmQ9GDjxId7jejqH5AtdHp8

13. Kim, K., Bae, J, Jin, Y., et al. (2020). Odor habituation can modulate very early olfactory event related potential. Sci Rep., 10(1), 18117. Doi: 10.1038/s41598-020-75263-7.

14. FOCUS Sensory Overload? Air Pollution and Impaired Olfaction https://ehp.niehs.nih.gov/doi/pdf/10.1289/EHP3621 –  
a) Bhattacharyya N. 2005. A comparison of symptom scores and radiographic staging systems in chronic rhinosinusitis. Am J Rhinol 19(2):175–179, PMID: 15921217, 10.1177/194589240501900210. 
b) Hudson R, Arriola A, Martínez-Gómez M, Distel H. 2006. Effect of air pollution on olfactory function in residents of Mexico City. Chem Senses 31(1):79–85, PMID: 16354742, 10.1093/chemse/bjj019.  
c) Guarneros M, Ortiz-Romo N, Alcaraz-Zubeldia M, Drucker-Colín R, Hudson R. 2013. Nonoccupational environmental exposure to manganese is linked to deficits in peripheral and central olfactory function. Chem Senses 38(9):783–791, PMID: 24097266, 10. 
d) Calderón-Garcidueñas L, Rodríguez-Alcaraz A, Villarreal-Calderón A, Lyght O, Janszen D, Morgan KT. 1998. Nasal epithelium as a sentinel for airborne environmental pollution. Toxicol Sci 46(2):352–364, PMID: 10048139, 10.1093/toxsci/46.2.352.  
e) Calderón-Garcidueñas L, Solt AC, Henríquez-Roldán C, Torres-Jardón R, Nuse B, Herritt L, et al.2008. Long-term air pollution exposure is associated with neuroinflammation, an altered innate immune response, disruption of the blood-brain barrier, ultrafine particulate deposition, and accumulation of amyloid β-42 and α-synuclein in children and young adults. Toxicol Pathol 36(2):289–310, PMID: 18349428, 10.1177/0192623307313011. 
f) Calderón-Garcidueñas L, Reed W, Maronpot RR, Henríquez-Roldán C, Delgado-Chavez R, Calderón-Garcidueñas A, et al.2004. Brain inflammation and Alzheimer’s-like pathology in individuals exposed to severe air pollution. Toxicol Pathol 32(6):650–658, PMID: 15513908, 10.1080/01926230490520232. 
g) Calderón-Garcidueñas L, Serrano-Sierra A, Torres-Jardón R, Zhu H, Yuan Y, Smith D, et al.2013. The impact of environmental metals in young urbanites’ brains. Exp Toxicol Pathol 65(5):503–511, PMID: 22436577, 10.1016/j.etp.2012.02.006. 
h) Block ML, Calderón-Garcidueñas L. 2009. Air pollution: mechanisms of neuroinflammation and CNS disease. Trends Neurosci 32(9):506–516, PMID: 19716187, 10.1016/j.tins.2009.05.009. 

15. Covid e perdita dell’Olfatto: iniziano ad emergere le risposte 2022 https://www.lescienze.it/news/2022/06/14/news/covid_e_perdita_dell_olfatto_iniziano_a_emergere_le_risposte-9578717/

16. Multiple Chemical Sensitivity: Top 10 Myths – International Awareness Day 12 Maggio, 2022 John Molot MD – Association pour la Santé environmentale du Quebec – Environmental health Association of Québec CP 364/PO Box 364, Saint-Sauveur, Québec Jor 1R1 Tel: 514 332 4320 Fax: 450 2274143 https://www.youtube.com/watch?v=72lZCbs4fK8&t=1s

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