Qualità dell'aria SNPA

I dati 2023 della qualità dell’aria monitorata dalla rete delle agenzie ambientali

Il Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente (SNPA) – costituito dall’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) e dalle Agenzie ambientali di Regioni e Province autonome – ha recentemente presentato a Torino il “Rapporto Qualità dell’aria in Italia 2023”.

Il SNPA, infatti, cura il monitoraggio della qualità dell’aria con una rete di stazioni di monitoraggio presenti su tutto il territorio nazionale. Nei seguenti grafici presentiamo i dati per singola stazione di monitoraggio e per gli inquinanti PM10, PM2,5 e Biossido di azoto (NO2).

Particolato PM10

Con il termine particolato atmosferico ci si riferisce a quelle particelle sospese e presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo e che di solito sono chiamate polveri sottili o pulviscolo. La sigla PM deriva dalle iniziali delle due parole inglesi Particulate Matter (tradotte in italiano con il vocabolo materiale particolato), mentre il numero 10 sta ad indicare la grandezza del diametro della particella che può variare fino a 10 micron o micrometri (1 micron=1 milionesimo del metro). 

Il PM10 è chiamato anche frazione toracica in quanto, passando per il naso, è in grado di raggiungere la gola e la trachea (localizzate nel primo tratto dell’apparato respiratorio).

Articoli di Ambientenonsolo sul PM10

Particolato PM2,5

Con il termine particolato atmosferico ci si riferisce a quelle particelle sospese e presenti nell’aria che ogni giorno respiriamo e che di solito sono chiamate polveri sottili o pulviscolo. La sigla PM deriva dalle iniziali delle due parole inglesi Particulate Matter (tradotte in italiano con il vocabolo materiale particolato), mentre il numero 2,5 sta ad indicare la grandezza del diametro della particella che può variare fino a 2,5 micron o micrometri (1 micron=1 milionesimo del metro). 

Il PM2,5 è chiamato anche frazione respirabile, in quanto queste particelle più piccole possono invece arrivare in profondità nei polmoni. 

Articoli di Ambientenonsolo sul PM2,5

Biossido di azoto (NO2)

Gli ossidi di azoto si formano durante qualsiasi combustione dove l’aria sia il comburente, in ragione della presenza di azoto e ossigeno. Nella miscela di reazione il monossido di azoto (NO) è prevalente ed è accompagnato da quote variabili di biossido di azoto (NO2). Quest’ultimo si forma in atmosfera prevalentemente in conseguenza di reazioni chimiche che coinvolgono l’ossido di azoto (NO) emesso da fonti primarie. Le principali sorgenti di ossidi di azoto sono costituite dalle combustioni nel settore dei trasporti (in particolare dai motori diesel), negli impianti industriali, negli impianti di produzione di energia elettrica e di riscaldamento civile. La forte incidenza del trasporto stradale come fonte principale del biossido di azoto è stata confermata anche dalle analisi effettuate nel corso del lockdown del 2020, sia dalle rilevazioni satellitari del programma europeo Copernicus, sia dalle rilevazioni effettuate da parte delle agenzie ambientali.

Articoli di Ambientenonsolo sul NO2

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