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Inquinamento da PFAS in Toscana: l’indagine di Greenpeace

Nel 2013 unʼindagine del CNR-IRSA aveva evidenziato diverse criticità sulla contaminazione ambientale da PFAS (composti poli e perfluoroalchilici) in Toscana. Già più di dieci anni fa erano emerse contaminazioni rilevanti riconducibili al distretto tessile (Prato) e conciario (provincia di Pisa). I monitoraggi periodici effettuati dallʼAgenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Toscana (ARPAT) negli anni successivi non solo hanno confermato i dati rilevati dal CNR, ma anche permesso di ricostruire quanto e dove la contaminazione nella regione sia diffusa. Stando ai dati raccolti nel 2022 da ARPAT, i PFAS erano presenti nel 76% delle acque superficiali, nel 36% delle acque sotterranee e nel 56% dei campioni di biota (animali) monitorati.

Per provare ad approfondire la situazione e soprattutto provare a individuare lʼimpatto dei vari distretti industriali come fonti di contaminazione da PFAS, nel gennaio 2024 Greenpeace Italia ha eseguito campionamenti indipendenti nei distretti tessile, conciario, cuoio, cartario e florovivaistico della regione.

I campionamenti hanno interessato diversi corsi dʼacqua e, nella quasi totalità dei casi, sono stati effettuati prelievi a monte e a valle degli impianti di depurazione industriale: consorzio Torrente Pescia e Aquapur (distretto carta); i depuratori dei distretti conciario (depuratore Aquarno, che scarica nellʼUsciana) e del cuoio (depuratore Cuoio-Depur, che scarica nel Rio Malucco, un affluente dellʼArno), i fiumi Ombrone e Bisenzio (distretto tessile) e il torrente Brana (florovivaistico).

I campioni sono stati sottoposti a due differenti tipi di analisi in laboratorio:

  • analisi “target”, che permette di misurare la concentrazione di 57 singole molecole;
  • analisi di PFAS totale, che utilizza una tecnica analitica (Adsorbable Organic Fluoride AOF) che consente di misurare la presenza di fluoro organico e quindi, con buon grado di approssimazione, una stima di tutti i PFAS (complessivamente oltre 10 mila molecole) non misurabili singolarmente, oltre ad altri composti organofluorurati.

I risultati dellʼanalisi target hanno mostrato le concentrazioni più elevate nel Rio Malucco, a monte e a valle del depuratore Cuoio-Depur (290,9 nanogrammi/litro e 223,8 nanogrammi/litro rispettivamente per la somma di tutti i PFAS monitorati), e nel Fosso Calicino a Prato che riceve i reflui di uno dei depuratori ubicati nel distretto tessile (quello di Calice, 241 nanogrammi/litro).

Anche i quantitativi misurati nel fiume Ombrone a Carmignano, a valle del distretto tessile, mostrano concentrazioni elevate: 116,5 nanogrammi/litro. Piuttosto sorprendentemente i livelli misurati nel Rio Frizzone a Porcari (distretto cartario) sono paragonabili: a valle dello scarico del depuratore Aquapur le concentrazioni sono pari a 107,6 nanogrammi/litro.

Dal confronto degli esiti dei campionamenti effettuati a monte e a valle dellʼimmissione degli scarichi degli impianti di depurazione consortili o dei distretti industriali sono spesso emersi notevoli incrementi di contaminazione a parte il depuratore Depur. Nel fiume Ombrone la concentrazione a valle del distretto tessile risulta circa 20 volte superiore rispetto a monte, mentre nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur la presenza di PFAS aumenta di circa 9 volte rispetto a monte. Incrementi significativi si registrano anche a valle del depuratore Aquarno che si immette nel canale Usciana. Variazioni di minore entità invece sono state evidenziate nel Fiume Bisenzio (distretto tessile) e nella Pescia di Collodi (depuratore consorzio torrente Pescia).

I risultati delle analisi dei PFAS totali (AOF) confermano generalmente i dati precedenti: non solo per quel che riguarda le differenze tra punti di campionamento a monte e a valle degli scarichi di depuratori e distretti industriali ma, in larga parte, anche in termini di livelli di inquinamento. Nello specifico le contaminazioni più elevate sono state riscontrate nel Fosso Calicino a valle del depuratore di Calice a Prato (4800 nanogrammi/litro), seguito dal canale Usciana a valle del depuratore Aquarno (4500 nanogrammi/litro) e nel Rio Frizzone a valle del depuratore Aquapur (3900 nanogrammi/litro) a Porcari.

I risultati dellʼindagine sulla contaminazione ambientale, seppur necessitino di ulteriori approfondimenti, confermano quanto già riscontrato da ARPAT e CNR-IRSA negli anni scorsi: lʼinquinamento da PFAS è diffuso in numerose zone della Toscana e risulta riconducibile sia al distretto conciario che a quelli del tessile e del cuoio. A queste fonti note di contaminazione si aggiunge lʼapporto significativo del distretto cartario lucchese e, nel caso specifico, delle acque reflue del depuratore Aquapur. Anche nel torrente Brana, che attraversa il settore florovivaistico si registra la presenza di PFAS che, sebbene non raggiunga i livelli registrati in altre aree, è comunque da attenzionare.

Di fronte a un quadro ambientale non certo privo di rischi è necessario che la Regione Toscana si attivi immediatamente non solo per estendere i monitoraggi ambientali ad altre sostanze del gruppo dei PFAS, ma si doti, nel più breve tempo possibile, anche di un provvedimento che vada a limitare le immissioni inquinanti dei numerosi settori industriali coinvolti. Parallelamente è necessario che la stessa regione attivi i propri organi sanitari (ASL) per avviare al più presto indagini sulle acque potabili, soprattutto nelle aree in cui si registrano elevati livelli di contaminazione ambientale.

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