Rifiuti

Tessili: verso una nuova responsabilità

La strategia europea sul tessile

Il Piano d’azione europeo 2020 sull’economia circolare ha individuato nel tessile uno dei settori critici, ad elevato consumo di risorse ambientali e con un elevato potenziale di circolarità, in termini di rigenerazione, riparazione, riuso e recupero di scarti che possono diventare nuove materie prime per l’industria. Le ragioni di tale criticità vanno individuate sia dal lato del consumo e della produzione, essendo tra i settori più impattanti, sia dal lato del fine vita, ovvero della gestione dei rifiuti.

Sotto il primo aspetto, basti ricordare che il tessile è il quarto settore per impiego di materie “primarie” e acqua (dopo alimentare, costruzioni e trasporti) e il quinto per emissioni di gas effetto serra (Rifiuti tessili: occorrono strategia e strumenti economici).

Sotto il secondo aspetto, il rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente Textiles and the environment: the role of design in Europe’s circular economy, offre una prospettiva abbastanza chiara, dove le ragioni della cattiva gestione dei rifiuti tessili sono da ascrivere sia alle insufficienti e inadeguate raccolte differenziate sia alla mancanza di una filiera del recupero. Limiti di governance e industriali che alimentano l’esportazione di grandi quantità di scarti tessili verso l’estero.

Negli ultimi vent’anni, infatti, l’esportazione di articoli tessili usati dall’Unione Europea è triplicata, passando dalle 550.000 tonnellate del 2000 alle quasi 1,7 milioni di tonnellate del 2019, anno nel quale abbiamo esportato la media di 3,8 chili di rifiuti tessili per ogni cittadino UE.

La Strategia europea per prodotti tessili sostenibili e circolari, pubblicata il 30 marzo 2022, fa esplicito riferimento all’opportunità di istituire schemi di responsabilità estesa del produttore, dall’inglese extended producer responsibility o EPR: uno strumento economico pensato per correggere i fallimenti di mercato in presenza di esternalità negative e comportamenti opportunistici.

Su questi temi il Laboratorio REF Ricerche ha pubblicato un position paper “Tessili: verso una nuova responsabilità“.

I rifiuti tessili, riflesso dell’importanza dell’industria italiana di settore

Il nostro Paese consuma molto tessile: nel 2018 la spesa per l’acquisto di capi di abbigliamento in Italia è stata di 52,4 miliardi di euro. Secondo i dati più recenti dell’ISPRA, nell’ambito della gestione dei rifiuti urbani nel 2021 sono stati raccolti in maniera differenziata 154.200 tonnellate di rifiuti tessili, in lieve aumento rispetto agli anni precedenti, se si esclude il 2019 (il quantitativo totale aveva raggiunto quota 157.700 tonnellate).

La parte preponderante della raccolta nell’ultimo anno (2021), più di 77.000 tonnellate, ha riguardato il Nord, seguito dal Sud (42,1 m/t) e dal Centro (34,9 m/t). Questi dati fanno riferimento al tessile raccolto separatamente e destinato prevalentemente al circuito del riuso e della preparazione del riuso, frazioni raccolte quasi esclusivamente tramite i cassoni per strada, solitamente gestiti da Onlus e cooperative sociali. A queste vanno aggiunte le frazioni, con ogni probabilità maggiori in peso, che finiscono nell’indifferenziato, quindi prive di tracciabilità.

Se secondo stime ISPRA le frazioni tessili presenti nell’indifferenziato si aggirerebbero intorno al 6%, ulteriori analisi merceologiche hanno rilevato, sempre nella raccolta dell’indifferenziato, percentuali di tessile più elevate, che oscillano tra il 10 e il 27%. Un fatto dovuto alla mancata raccolta differenziata delle frazioni non destinate al riuso e che suggerisce che il potenziale di intercettazione delle frazioni tessili da destinare al recupero di materia possa aggirarsi tra le 600.000 tonnellate (stime ISPRA) e 1,5 milioni di tonnellate da avviare a riciclo.

Tuttavia, il riciclo rimane un segmento della catena del valore del tessile da costruire quasi da zero. Se, infatti, il riuso si è conquistato con il tempo un suo margine di operatività, soprattutto grazie al lavoro di cooperative sociali e Onlus, la catena del recupero di materia dagli scarti tessili, che parte da un ripensamento sin dalle raccolte differenziate a monte – e quindi soprattutto nel post consumo – non è ancora stata progettata.

Per colmare questa carenza, a fine dicembre 2022, il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) ha inviato a consultazione una Bozza di decreto che disciplina l’introduzione di uno Schema di EPR “dei prodotti tessili di abbigliamento, calzature, accessori, pelletteria e tessili per la casa (di seguito anche prodotti tessili)”.

Il Position paper del Laboratorio REF Ricerche effettua una lettura trasversale e sistemica del provvedimento, arricchita anche dai differenti punti di vista degli operatori coinvolti nella filiera, consente di rintracciare alcuni aspetti che meriterebbero di essere chiariti e/o migliorati.

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