Ambiente e salute Comunicazione e informazione

Comunicare ambiente e salute

E’ stato recentemente pubblicato dalla casa editrice ETS il primo volume della collana “PIGRECO. Clima, Ambiente, Salute” in memoria di Pietro Greco, il giornalista scientifico prematuramente scomparso lo scorso anno, “Comunicare ambiente e salute. Aree inquinate e cambiamenti climatici in tempi di pandemia a cura di Liliana Cori, Simona Re, Fabrizio Bianchi, Luca Carra.

Bianchi e Carra nella Introduzione ricordano che Pietro Greco ha introdotto nel dibattito italiano il concetto di “società della conoscenza” e di “cittadinanza scientifica”. Vale la pena andare a rileggersi l’articolo di Greco del 2015 “Le basi per una società democratica della conoscenza”, nel quale bene chiarisce come

Vale la pena sottolineare che valori fondanti di una società democratica della conoscenza sono la riaffermata libertà di ricerca e il diritto di accesso alla conoscenza. Ogni scorciatoia – sia di tipo autoritario, sia di tipo populista e demagogico – è pericolosa. (…)

Proprio nel momento in cui alcuni diritti che sembravano acquisiti vengono messi in discussione, emerge l’esigenza di estendere ancora una volta i diritti di cittadinanza: dopo il riconoscimento dei diritti di cittadinanza civile, politica e sociale nasce una domanda di cittadinanza scientifica (e, più in generale, della conoscenza). (…)

Per poi descrivere le sei linee di sviluppo principali della cittadinanza scientifica. E bene hanno fatto gli autori a richiamare questi pensieri di Greco, che sono davvero estremamente attuali, in una realtà in cui i movimenti antiscientifici prendono campo e al contempo riprendono anche fiato tendenze istituzionali tecnocratiche che considerano la partecipazione dei cittadini una “perdita di tempo” ed un impedimento alle realizzazioni di opere necessarie.

Ed il libro “Comunicare ambiente e salute” si colloca pienamente nel solco di questo orientamento culturale, con un filo conduttore caratterizzato da una grande attenzione a informazioni ancorate a conoscenze scientifiche attendibili e dall’altra alla partecipazione ed alla cittadinanza attiva.

Presupposto per una partecipazione attiva e consapevole è però costituito dalla effettiva conoscenza dello stato dell’ambiente e della salute, che costituisce un diritto fondamentale, sancito da numerose normative, e che corrisponde ad un dovere delle pubbliche amministrazioni di comunicare queste informazioni, anche in modo prativo, ai cittadini.

Il volume, con contributi di vari autori, si articola in tre parti principali: 

  • Governance e comunicazione del rischio,
  • comunicazione e percezione del rischio,
  • Cittadini attivi.

Da un punto di vista tecnico e scientifico si affrontano i nodi cruciali, le complessità e le recenti evoluzioni della teoria della comunicazione del rischio. Si condividono stimoli e idee per lo sviluppo di nuovi approcci in risposta alle più recenti sfide globali, presentando esperienze, strategie, metodi e strumenti di analisi della percezione del rischio e di comunicazione per i tecnici ed esperti del settore ambientale e della salute.

dalla “Guida alla lettura” di Liliana Cori e Simona Re.

Governance e comunicazione del rischio

Fra i casi trattati nel libro una attenzione particolare è data ai siti contaminati da bonificare, in particolare i Siti di Interesse Nazionale – SIN – (su di essi e sui siti da bonificare di interesse regionale vedi anche i precedenti articoli Siti di Interesse Nazionale da bonificare: avanti piano, quasi fermi e Lo stato delle bonifiche dei siti contaminati in Italia: i dati regionali) vero esempio di “sviluppo insostenibile”.

Nella prima parte, uno dei saggi presenti, di Sergio Bianchi e Liliana Cori, si sofferma sui siti contaminati sottolineando come

la conoscenza dello stato effettivo dell’ambiente e della salute è cruciale per supportare azioni di risanamento che possono essere tanto più efficaci quanto più sono basate su conoscenze scientifiche robuste e aggiornate.

Propio sui SIN esistono lo Studio epidemiologico nazionale dei territori e degli insediamenti esposti a rischio da inquinamento (SENTIERI) nei suoi diversi aggiornamenti. Uno studio collaborativo, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, con la partecipazione di vari centri di ricerca, fra i quali l’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Pisa in cui operano i due autori del testo.

Di particolare interesse è la spiegazione – proprio in termini di comunicazione del rischio – delle caratteristiche di SENTIERI come uno studio “ecologico o geografico”, basato cioè “su dati ambientali e sanitari aggregati ad un certo livello di territorio, come un comune o un insieme di comuni.”

Questi studi, essendo basati su dati medi di inquinamento, di mortalità e di malattia osservati nella popolazione aggregata nel comprensorio geografico definito per l’osservazione, risentono di una distorsione nell’interpretazione dei dati, che viene definita “fallacia ecologica”. Questa distorsione si verifica quando le inferenze sugli individui sono impropriamente dedotte da informazioni sul gruppo di loro appartenenza, cioè i risultati che vengono ricavati dall’analisi dei dati riferiti a una popolazione vengono riportati a livello individuale, come se tutti i soggetti di una determinata area geografica fossero uguali. Si produce quindi una confusione tra correlazioni tra dati aggregati (ecologiche) e correlazioni individuali o tra medie di gruppo e medie nella popolazione

Acquisendo consapevolezza dei limiti di questi studi – indispensabile per chi poi deve comunicare al grande pubblico – si comprende quanto siano utili ulteriori approfondimenti attraverso studi “di coorte” che sono in grado di produrre risultati sui rischi per la salute legati alle cause specifiche.

…si basano sulla ricostruzione storica dell’esposizione ad inquinamento di tutti i cittadini residenti in un determinato territorio e sulla ricostruzione del loro profilo di salute, cioè del tipo di malattie e delle cause di morte nello stesso periodo di tempo. Questi studi sono definiti di “coorte residenziale”.

Il saggio poi approfondisce tre casi specifici, relativi agli studi epidemiologici realizzati nell’ambito del Progetto CISAS, Centro internazionale di studi avanzati sull’ambiente, l’ecosistema e la salute umana) riguardo alla popolazione di tre aree che vivono vicino ad altrettanti SIN: Priolo, Milazzo e Crotone, nonché alle problematiche della comunicazione del rischio relativamente ai risultati di tali studi.

Fra i tanti contributi molto interessanti presenti nel volume da segnalare quello di Daniela Marsili Piani di comunicazione per la prevenzione nei siti contaminati, sempre legato ai SIN, che fornisce indicazioni concrete ed utili per chi opera sul territorio, proponendo

una metodologia, linee di azione e pratiche per la definizione e l’implementazione di piani di comunicazione a livello territoriale. Gli obiettivi sono di assicurare una comunicazione bidirezionale e un approccio partecipativo alla gestione dei siti contaminati, così da aumentare la consapevolezza e la preparazione necessaria a sostenere efficaci iniziative di prevenzione e di promozione della salute delle popolazioni residenti nei siti contaminati.

Comunicazione e percezione del rischio

Fra i contributi presenti nella seconda parte, che affrontano vari aspetti della comunicazione del rischio, vorrei evidenziare quello di Guglielmo Bonaccorsi e Chiara Lorini che si soffermano su un concetto, quello di “incertezza”, che è intrinseco ad una comunicazione che abbia fondamenti scientifici, come ho avuto modo di apprendere avendo per tanti anni la responsabilità della comunicazione di una agenzia ambientale.

In particolare Bonaccorsi e Lorini parlano della incertezza in un caso di pandemia.

La natura emergenziale di una nuova pandemia si associa ad aspetti di incertezza per vari motivi, tra cui la natura, la severità, la probabilità con cui si presentano esiti avversi e l’efficacia delle azioni preventive. La comunicazione di questa incertezza risulta essenziale per massimizzare la fiducia e la responsabilizzazione della popolazione, così da portare avanti quegli interventi che gli esperti indicano come più efficaci. La comunicazione dell’incertezza della scienza in tempo di crisi per la salute pubblica è estremamente complessa e, se non ben gestita e realizzata, può portare a importanti ambiguità, e quindi a mancanza di affidabilità, di credibilità e di adeguatezza delle informazioni, con conseguente aumento della confusione, disorientamento e vulnerabilità della popolazione. 

Da parte sua, Simona Re, nel saggio nel capitolo Gli asintomatici della crisi climatica, ci fornisce una interessante illustrazione di cosa debba essere la comunicazione del rischio

La comunicazione del rischio è lo scambio di informazioni, consigli e opinioni tra gli esperti e le persone, che ha lo scopo di consentirci di prendere decisioni informate per proteggere noi stessi e gli altri da minacce alla sopravvivenza, alla salute o al benessere economico o sociale. Che si tratti di una pandemia, della crisi climatica, di un uragano, o di un attacco terroristico, i principali attori in gioco nella comunicazione di un rischio sono essenzialmente due. Ci sono gli esperti, che conoscono il rischio e hanno il compito di informare e fornire istruzioni, e ci sono le persone, che ricevono istruzioni e scambiano a loro volta informazioni. Per favorire la comunicazione in situazioni di crisi o emergenza, le principali linee guida raccomandano di fornire messaggi semplici, credibili, consistenti e tempestivi alla popolazione. (…) Trasmettere un’informazione corretta e tempestiva dunque non è sufficiente. Le emozioni associate a un rischio sono fondamentali per la sua percezione. (…) a recente esperienza con la crisi sanitaria di Covid-19 suggerisce importanti riflessioni sulle potenzialità della comunicazione del rischio e delle emozioni per la risposta alle nuove sfide ambientali e sanitarie globali.

Cittadini attivi

Nella terza parte del volume, dedicato alla cittadinanza attiva, non poteva mancare il contributo di Rosy Battaglia, animatrice di Cittadini reattivi, giornalista d’inchiesta e punto di riferimento di tanti cittadini che in ogni parte di Italia si battono per la salvaguardia dell’ambiente e della salute.

Rosy Battaglia sottolinea questo siano stata determinanti le battaglie della società civile per sollecitare le istituzioni a una nuova giustizia ambientale, alla trasparenza, alla tutela dei beni comuni (acqua, terra, aria), ottenendo alcune delle norme più importanti degli ultimi anni nell’ambito della giustizia ambientale e sociale in Italia. (una per tutte la legge sugli ecoreati)

Ma tutto ciò non basta. Ricordando le parole di Hannah Arendt, “ciò che non è stato raccontato a nessuno e non ha colpito nessuno è condannato alla ripetizione”. E i cittadini attivi, reattivi e scientifici che vivono nei luoghi a rischio e contaminati hanno diritto a essere raccontati, pena il reiterarsi delle loro sofferenze in altre comunità ignare. Seguendo questo percorso Cittadini Reattivi ha prodotto finora dal basso due documentari-inchiesta, “La rivincita di Casale Monferrato” e “Io non faccio finta di niente”, proprio per documentare la loro esistenza e la loro attività civica.

Infine, per la mia lunga attività lavorativa nell’ambito del Sistema nazionale per la protezione dell’ambiente, in questa recensione del volume, non poteva mancare un accenno al contributo del collega Giuseppe Cuffari di ARPA Sicilia su I progetti di SNPA per la cittadinanza scientifica.

Cuffari segnala in particolare il decalogo per la Citizen science predisposto dal Sistema (che ricordiamo è l’ente a rete che comprende Ispra e tutte le agenzie ambientali che sono i titolari dei compito di protezione ambientale su tutto il territorio nazionale) riconosce una funzione strategica alrapporto con i cittadini organizzati, esplicitando le “regole” che ritiene di darsi e che chiede vengano condivise dai propri interlocutori per attivare progetti di citizen science.

Dieci punti che Cuffari efficacemente sintetizza in

▪  Terzietà, chiara esplicitazione dell’ambito e delle finalità dei progetti, e degli interessi dei partecipanti;

▪  Rapporto tra gli attori in fase preliminare di progettazione per garantire affidabilità operativa;

▪  Trasparenza, attraverso comunicazione tra i partecipanti nel corso dell’attuazione, comunicazione con il contesto istituzionale, con i portatori di interesse ed informazione al pubblico in generale;

▪  Valorizzazione dei risultati ottenuti, evitando ogni strumentalizzazione.

In definitiva un volume di grande interesse, in particolare per coloro che si occupano di comunicazione, ma anche per tutti quelli che ogni giorno si confrontano con i problemi ambientali e sanitari.

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