Greenpeace Mobilità

Uno studio del Wuppertal Institute, commissionato da Greenpeace, riguardo alla mobilità sostenibile in quattro città italiane

Recentemente Greenpeace Italia ha pubblicato uno studio che rappresenta uno sviluppo del rapporto “Living. Moving. Breathing. Ranking of European Cities in Sustainable Transport”, pubblicato nel 2018. In quello studio si presentavano analisi dettagliate e approfondimenti riguardo la mobilità di tredici grandi città europee (Copenaghen, Amsterdam, Oslo, Zurigo, Vienna, Madrid, Parigi, Bruxelles, Budapest, Berlino, Londra, Mosca e Roma) assunte a oggetto d’indagine.

Nello studio “Living. Moving. Breathing. Ranking of 4 Major Italian Cities in Sustainable Transport” gli stessi autori del Wuppertal Institute hanno applicato i medesimi parametri ai casi di Roma (già studiata nel primo rapporto), Milano, Torino e Palermo, proponendo un quadro comparativo e un ranking generale e parziale, su ognuno degli indicatori analizzati. C’è da osservare che i dati considerati in entrambi i rapporti sono relativi agli anni 2016 e 2017.

In ogni caso è interessante vedere la metodologia utilizzata ed anche gli indicatori selezionati, che possono essere sempre considerati in futuri studi comparativi.

La classifica delle città italiane

La classifica generale vede al primo posto Milano, seguita da Torino, Roma e Palermo. Questa graduatoria rivela che la promozione della mobilità sostenibile non è limitata al potenziamento del trasporto pubblico o della mobilità attiva; piuttosto interessa anche politiche attive di riduzione della dipendenza dal mezzo privato, di aumento della sicurezza stradale per pedoni e ciclisti, di miglioramento della qualità dell’aria. Le città che hanno ottenuto punteggi migliori sono città dove le politiche (e le buone pratiche) per la mobilità sostenibile evidenziano un maggiore livello di integrazione. Le città maggiormente dipendenti dall’automobile privata hanno ottenuto punteggi più bassi, a causa dell’indulgenza (o della mancanza di rigore) nelle loro politiche, che sostengono di fatto l’uso del mezzo privato.

Il grafico illustra invece il modal share (ovvero I tassi di utilizzo, in percentuale, delle diverse opzioni modali) nelle 4 città incluse nello studio. La contrazione progressiva – da Palermo a Milano – della quota di utilizzo dell’auto (porzione grigia della barra) mostra in maniera estremamente chiara il livello di dipendenza delle varie città della mobilità privata, che oggi coincide in larghissima misura con una mobilità inquinante, alimentata da fonti fossili.

Trasporto pubblico

Il trasporto pubblico (TPL) è l’architrave di ogni sistema di mobilità efficiente. Ha per definizione la capacità di trasportare grandi numeri di viaggiatori – se paragonato ai mezzi privati – e dunque di utilizzare lo spazio stradale in maniera più efficace, riducendo le emissioni pro capite. Il livello di utilizzo dei mezzi pubblici è uno degli indicatori più significativi riguardo alla mobilità sostenibile: un tasso alto di utilizzo del TPL, accompagnato da livelli ugualmente intensi di mobilità attiva, è sinonimo di una riduzione nell’uso del mezzo privato.

L’analisi mostra come Milano, Torino e Roma siano città con una rete di trasporto pubblico sufficientemente sviluppata e sostanzialmente comparabile, con una quota modale che supera il 25%; mentre Palermo, in confronto, mostra indici di utilizzo del TPL bassissimi, appena il 7%.

In generale – e con parziale eccezione di Milano – i sistemi di trasporto pubblico di queste 4 città dipendono fortemente da mezzi di superficie a motore (nella larghissima maggioranza dei casi, motore a combustione interna); si tratta della variante per molti aspetti meno efficiente del trasporto pubblico, che prevede i maggiori livelli di inquinamento.

Sicurezza stradale

Benché nell’arco di alcuni decenni si sia registrato un netto calo della mortalità da traffico, il numero di persone ferite o uccise sulle strade rimane drammaticamente alto. Negli spazi urbani queste persone sono prevalentemente ciclisti e pedoni. La sicurezza stradale è un fattore chiave per il potenziamento della mobilità attiva. La percezione dei livelli di sicurezza, insieme alla presenza di infrastrutture ciclistiche e pedonali ben protette dal traffico a motore, è un elemento decisivo per invogliare i cittadini a spostarsi a piedi e in bicicletta.

I dati raccolti dal Wuppertal Institute dicono che il minor numero di incidenti e di morti tra pedoni e ciclisti si registra a Palermo (che è anche la città che mostra i livelli più alti di mobilità pedonale). Roma, in termini di sicurezza stradale, è seconda dopo il capoluogo siciliano; e, tuttavia, è anche la città dove nel complesso si cammina e pedala di meno (mentre quella con i maggiori indici di mobilità attiva è Milano). Milano e Torino risultano più insicure.

Le città che in Europa sono riuscite con successo a promuovere pedonalità e ciclabilità sono città che hanno dedicato grande rilievo, a queste forme modali, nel progettare e pianificare la mobilità. Fin quando pedoni e ciclisti rimarranno un “accessorio” d’intralcio allo scorrimento (e più spesso alla congestione) del traffico veicolare – ovvero sin quando non godranno di infrastrutture dedicate, sicure e piacevoli – fatalmente rimarranno anche soggetti fragili e minoritari sulle strade delle nostre città. L’esperienza di altri contesti europei mostra infine che la velocità è un fattore rilevante: il limite di 30km/h imposto in molte città si è rivelato come un fattore importante di sicurezza e uno stimolo alla “riappropriazione” della strada da parte di ciclisti e pedoni.

Qualità dell’aria

Le città analizzate in questa ricerca mostrano gravi livelli di inquinamento atmosferico. La popolazione esposta agli effetti patogeni degli inquinanti presenti in atmosfera è estramente ampia nel complesso: quasi 6 milioni di persone.

Sono stati analizzati i livelli di concentrazione di tre inquinanti: biossido di azoto (NO2) e polveri sottili, qui PM10 e PM 2.5 (dati 2016). Tutte le città mostrano livelli di concentrazione di questi inquinanti superiori alle soglie indicate per la tutela della salute umana dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

Nel caso del NO2 i valori delle 4 città superavano anche i livelli previsti dalla normativa (che in questo caso coincide con le linee guida dell’OMS); per PM10 e PM2.5, come per il NO2, si fa riferimento alle medie di concentrazione annue.

Mobility management

Il Mobility Management consiste in una serie di misure e provvedimenti di disincentivo all’uso del mezzo privato, attraverso divieti, policy di gestione del territorio e del traffico, strumenti finanziari.
Le ZTL attive nelle nostre città risultano spesso poco estese nell’arco delle 24 ore, poco estese territorialmente, poco presidiate. Nel weekend le restrizioni alla circolazione si allentano, nella maggior parte dei casi.

Nell’analisi di queste politiche sono stati considerati:

  • il costo di un’ora di parcheggio;
  • la presenza di low emission zones, di pedaggi per accedere ad alcune aree (congestion pricing), di ZTL;
  • la disponibilità di app per smartphone che consentano di prenotare, gestire o pagare il trasporto pubblico;
  • la disponibilità di servizi di bike sharing o car sharing per chilometro quadrato;
  • la percentuale di tempo aggiunto negli spostamenti dovuto al congestionamento del traffico (congestion index)

La metodologia

Per valutare le prestazioni della mobilità urbana, sono stati selezionati 21 indicatori, suddivisi in 5 categorie. Ogni categoria ha un punteggio massimo di 20 punti tale che il punteggio totale è pari a 100 punti. Si tratta di indicatori tipicamente utilizzati nella letteratura scientifica sui trasporti; quelli selezionati hanno inoltre il vantaggio di essere disponibili e omogenei per tutte le città analizzate. L’impianto metodologico deriva dalla ricerca già effettuata su 13 città europee. Le categorie sono elencate qui sotto, tra parentesi è riportato il numero degli indicatori che le compongono:

  • Trasporto pubblico (4 indicatori)
  • Sicurezza stradale (4 indicatori)
  • Qualità dell’aria (3 indicatori)
  • Mobility management (7 indicatori)
  • Mobilità attiva (3 indicatori)

Ogni indicatore ha un punteggio specifico che concorre a determinare il punteggio complessivo della categoria. Nella tavola che segue si illustrano tutti gli indicatori e il loro punteggio relativo.

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