Edilizia sostenibile Energia Qualità dell'aria Toscana

Gli impianti di riscaldamento in Toscana

In Toscana la Regione ha istituito il “Sistema informativo regionale sull’efficienza energetica” (SIERT) che comprende l’archivio informatico degli attestati di prestazione energetica, gli elenchi dei soggetti certificatori e degli ispettori degli impianti termici nonché il catasto degli impianti di climatizzazione.

L’attestazione della prestazione energetica degli immobili e i controlli di efficienza degli impianti termici sono due attività previste dalle norme con le quali viene perseguito il mantenimento e l’incremento dell’efficienza energetica dei nostri immobili e dei loro impianti di climatizzazione. 

A decorrere dall gennaio 2019 la Regione Toscana si avvale dell’Agenzia Regionale Recupero Risorse (ARRR) S.p.A. per la gestione del SIERT nonchè per: effettuare i controlli necessari all’osservanza degli obblighi, relativi al contenimento dei consumi di energia nell’esercizio e manutenzione degli impianti di climatizzazione; esercitare l’attività di vigilanza sugli attestati di prestazione energetica rilasciati dai soggetti competenti.

Il sistema informativo è suddiviso in due applicativi:

  • il CIT (Catasto Impianti Termici), dedicato ai controlli di efficienza energetica degli impianti termici, di climatizzazione invernale e/o estiva;
  • il APE (Sistema Informativo Certificazione Energetica) dedicato alla produzione degli APE – attestati di prestazione energetica – che misurano le performance energetiche degli immobili.
dati presenti nel data base a febbraio 2022

Abbiamo richiesto a chi gestisce il SIERT una estrazione dei dati statistici fino al livello dei singoli comuni presenti nel Catasto degli Impianti Termici, che ci è stata fornita in tempi rapidissimi, per cui ringrazio qui pubblicamente le funzionarie della Regione Toscana e di ARRR che hanno assicurato la loro piena disponibilità.

Impianti di riscaldamento ed emissioni di CO2

Analizzare questi dati è rilevante da un punto di vista di emissioni di CO2, cioé per il contributo che danno gli impianti di riscaldamento alle emissioni di gas serra, a questo proposito rimandiamo alla stima di massIma delle emissioni di CO2 dovute al rIscaldamento domestico nei capoluoghi toscani effettuata proprio dal SIERT, che valuta questo contributo (per i soli impianti termici presenti nei capoluoghi provinciali in circa 6 milioni di tonnellate di CO2 all’anno.

A conclusione dello studio viene sottolineato come: “Ai fini di una riduzione delle emissioni inquinanti legate al riscaldamento, diviene importante prendere in considerazione la sostituzione delle caldaie con più di 15 anni di età con quelle ad alta efficienza energetica, in considerazione dei valori inferiori della portata in massa dei fumi e dei valori superiori di rendimento.”

Impianti di riscaldamento ed emissioni di polveri

Le emissioni degli impianti di riscaldamento sono assai rilevanti anche ai fini della determinazione della qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno. E’ ormai riconosciuto in modo abbastanza chiaro che le emissioni degli impianti di riscaldamento costituiscono una delle principali fonti di produzione delle polveri fini (PM10 e PM2,5) che influiscono assai negativamente sulla nostra salute. Non a caso l’efficientamento energetico degli edifici costituisce una delle leve più importanti dell’impegno per la transizione ecologica.

Per quanto riguarda il PM10, i dati aggiornati dell’inventario Regionale delle Sorgenti di Emissione (IRSE) della Toscana mostrano come gli impianti di riscaldamento domestico producano il 73% di tutto il PM10 emesso rispetto al 58% a livello nazionale.

I livelli di emissioni inquinanti dei diversi impianti di riscaldamento

Uno studio ENEA, Gli impatti energetici e ambientali dei combustibili nel settore residenziale, ha evidenziato l’impatto negativo sulla qualità dell’aria determinato dall’incentivazione dell’utilizzo delle biomasse. Di particolare interesse lo studio comparativo sulle emissioni di apparecchi a gas, gpl, gasolio e pellet ed effetto dell’invecchiamento presentato da Gabriele Migliavacca, Responsabile del Laboratorio Emissioni di Innovhub Stazioni Sperimentali per l’industria (Camera di commercio  Metropolitana di Milano, Monza- Brianza Lodi).

Lo studio in questione ha come principale oggetto la comparazione delle caratteristiche emissive di piccoli apparecchi per utenze domestiche per il riscaldamento e la produzione di acqua calda sanitaria alimentati con diversi combustibili.

I principali risultati della prima parte dello studio, espressi in termini di fattori di emissione, sono riassunti nella seguente tabella.

Fattori di emissioni studio Innovhub

Dall’analisi di questa tabella si osserva una marcata differenza fra i vari combustibili, con un incremento progressivo di due ordini di grandezza nelle emissioni di PM passando dai combustibili gassosi e il gasolio al pellet e di un altro passando dal pellet alla legna da ardere. Così come sono rilevanti le caratteristiche tecniche degli apparecchi a pellet e la qualità del pellet impiegato.

La seconda parte dello studio si è incentrata sull’effetto dell’invecchiamento e della manutenzione degli apparecchi a pellet sulle emissioni inquinanti da essi prodotte. I principali risultati della seconda parte dello studio sono riportati nella seguente tabella.

Tabella emissioni sudio Innovhub (dopo l'invecchiamento)
Ante: apparecchi nuovi
Stag.1: dopo un invecchiamento equivalente ad un anno termico di funzionamento
Stag.2: dopo un ulteriore invecchiamento equivalente ad un altro anno, con un intervento di manutenzione intermedio tra il primo e secondo.

Dallo studio emerge, quindi, la fondamentale importanza di eseguire una corretta e completa manutenzione perlomeno annuale al fine di ripristinare le condizioni di regolare funzionamento degli apparecchi, ciò indipendentemente dalla qualità del combustibile utilizzato e dal livello tecnologico delle stufe; infatti l’insorgere di fenomeni di instabilità e degenerazione delle prestazioni può presentarsi anche con apparecchi di alta gamma alimentati con pellet di buona qualità.

Quantità e tipologia di impianti di riscaldamento in Toscana

Vediamo ora i dati sugli impianti di riscaldamento presenti in Toscana forniti dal SIERT, mentre in un prossimo articolo presenterò i dati sugli impianti di climatizzazione.

Complessivamente sono presenti nel Catasto i dati relativi ad 1 milione ed ottocentomila impianti di di riscaldamento domestico. Il 97% di questi impianti è alimentato a metano o gpl, circa 23mila (1,3%) a combustibili liquidi (gasolio ed olio combustibile) e circa 34mila a combustibili solidi (carbone, legna, pellett, ecc.).

La distribuzione delle diverse tipologie di impianti è differenziata nelle province, con il maggior numero di impianti a legna/pellet in provincia di Lucca sia in termini assoluti che percentuali.

La percentuale di impianti più vecchi di 15 anni è invece nella provincia di Siena (56,5%).

Nelle due mappe interattive che seguono sono presentati i dati relativi a tutti i comuni toscani.E' sufficiente cliccare sul singolo comune per visualizzare i dati relativi agli impianti termici presenti per tipologia ed anzianità.

Le due mappe - che contengono gli stessi dati - evidenziano, la prima la quantità di impianti alimentati a metano e gpl, mentre la seconda gli impianti alimentati con combustibili liquidi (olio combustibile e gasolio) e solidi (carbone, legna, pellet).

In definitiva, la seconda mappa rappresenta una indicazione chiara di dove è necessario intervenire.

In primo luogo sarebbe necessario una azione mirata nei confronti dei circa 24mila impianti a olio combustibile, gasolio e carbone. Si tratta di sistemi ormai obsoleti ed altamente inquinanti (anche se sorprendentemente dai dati - vedi tabella interattiva finale - emergono che anche negli ultimi 15 anni sono stati istallati più di 6mila impianti a gasolio, 425 a carbone e 29 ad olio combustibile!

La Regione e gli enti locali dovrebbero individuare puntualmente queste situazioni e definire una road map comprensiva di azioni efficaci per sostituire queste situazioni con sistemi coerenti con l'auspicata "transizione ecologica".

Il secondo aspetto, più complesso, riguarda i circa 33mila impianti a combustibili solidi rinnovabili (legna e pellet). Anche in questo caso occorrono azioni che tendano a scoraggiarne l'impiego ed a favorire il passaggio a sistemi meno inquinanti. Ciò è tanto più urgente in realtà come la piana lucchese nelle quali i dati della qualità dell'aria (con i valori di PM10 peggiori di tutta la Toscana) che sembrano ricalcare la seconda mappa qui sotto.

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