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L’impatto sull’inquinamento e sui costi sociali per la salute degli impianti di riscaldamento a legna

L’European Public Health Alliance (EPHA) – network di più di 80 ONG sulla salute pubblica di tutta Europa – in collaborazione, per l’Italia, con l’Associazione Medici per l’Ambiente, ISDE Italia, ha pubblicato lo studio “Health-related social costs of air pollution due to residential heating and cooking In the EU27 and UK“, realizzato dalla società olandese CE Delft.

Nello studio sono stati quantificati i costi sociali connessi alla salute derivanti dall’inquinamento dell’aria esterna causato dal riscaldamento e dalle cucine ad uso domestico. E’ stato esaminato l’impatto di sette inquinanti atmosferici (PM2.5, NOx, NH3, SO2, CO, CH4 e COVNM) nell’UE27 più il Regno Unito nel loro insieme e in quattro singoli paesi (Regno Unito, Spagna, Italia e Polonia).

L’inquinamento atmosferico è un problema in molte aree europee a causa dei trasporti e delle attività industriali e domestiche che utilizzano combustibili fossili e biomasse. Le attività di riscaldamento e cucina domestiche sono un’importante fonte di gas serra e di emissioni inquinanti dell’aria e costituiscono l’84% del consumo totale di energia per uso domestico.

L’inquinamento atmosferico è uno dei maggiori rischi per la salute, poiché causa ictus, malattie cardiache, cancro ai polmoni e malattie respiratorie acute e croniche, inclusa l’asma. Questi effetti sulla salute comportano perdite in termini economici e di benessere dovute a minori aspettative di vita, malattie, maggiore spesa sanitaria e minore produttività.

L’inquinamento atmosferico è considerato il principale rischio ambientale per la salute. Solamente il PM2.5, uno degli inquinanti studiati, è stato rilevato come causa della morte prematura di circa 49.900 italiani nel 2019. Circa la metà di tutta l’emissione di PM2.5 proviene dall’uso di energia nelle famiglie.

I costi sociali legati alla salute causati dal riscaldamento e dalle cucine ad uso domestico europei ammontano a 29 miliardi di euro

I costi sociali sanitari totali dell’inquinamento dell’aria esterna causati dal riscaldamento e dalle cucine ad uso domestico nell’UE27+Regno Unito sono ammontati a 29 miliardi di euro (lo 0,2% del PIL totale) nel 2018. Ciò si traduce in un costo di 130 €/anno per una famiglia media europea, come mostra la tabella 1. La maggior parte dei costi (94%) si riferisce alle emissioni dirette che derivano, a casa, da tecniche basate sui combustibili fossili e sulle biomasse. Una piccola parte dei costi (6%) è connessa alle emissioni indirette dovute alla produzione di energia elettrica e di calore; alcune tecnologie di riscaldamento e cottura non producono emissioni dirette, ma utilizzano l’energia elettrica o il riscaldamento centralizzato (teleriscaldamento).

Il carbone e il legno sono i principali fattori che contribuiscono ai costi sociali sanitari causati dall’inquinamento dell’aria esterna nell’UE

La tabella 1 mostra inoltre che le famiglie in Polonia e in Italia devono far fronte a costi sociali sanitari superiori alla media dell’UE, principalmente a causa dei combustibili utilizzati per il riscaldamento domestico. La Polonia è tra i paesi che consumano più carbone. Le caldaie a carbone rappresentano il 30% del consumo finale di energia delle famiglie e il 64% del totale dei costi sociali legati alla salute nel Paese.

Secondo il rapporto, in Italia, le stufe a legna sono fra le principali responsabili dell’inquinamento atmosferico. Sebbene rappresentino il 35% del consumo totale di energia finale da parte delle famiglie, determinano l’84% dei costi sanitari totali nel Paese, come mostrato nella Figura 1. Complessivamente, l’Italia spende 4,6 miliardi di euro in impatti sanitari annuali, più di qualsiasi altro paese europeo. 

Le famiglie italiane pagano molto di più della media europea (che è di €130) perché l’uso dell’energia domestica in Italia è molto più alto di altri paesi dell’Europa meridionale. Le famiglie spagnole, per esempio, utilizzano molta meno energia e affrontano costi annuali di €65. 

Combinazioni alternative di tecnica e combustibile possono ridurre i costi sociali sanitari

Il passaggio a combustibili e/o tecniche alternativi può ridurre considerevolmente i costi sociali legati alla salute. Sebbene non tutte le combinazioni tecnica-combustibile alternative siano attualmente disponibili sul mercato, lo studio ha stimato i costi sociali sanitari di alcune opzioni di riscaldamento alternative.

Ciò può aiutare i responsabili politici a progettare politiche sul clima e sulla qualità dell’aria per l’ambiente costruito. La tabella 3 mostra questi risultati, compresi i valori centrali, i limiti superiori e inferiori per indicare le incertezze riguardo alla situazione attuale e a quella potenziale che si prospetta per il futuro, quando tutta l’elettricità sarà prodotta da risorse rinnovabili.

Le pompe di calore continuano ad essere quelle che producono meno emissioni, seguite dalla pompa di calore ibrida. Quest’ultima evidenzia prestazioni migliori rispetto alle caldaie a gas (€ 0,61/GJ) o ai radiatori elettrici (output € 1/GJ). Tuttavia, se i Paesi riescono a rendere rinnovabile la loro produzione di elettricità, i costi sociali sanitari dell’idrogeno verde, delle pompe di calore e di altri apparecchi elettrici possono diminuire in modo significativo.

EPHA sta esortando i politici europei a incoraggiare il passaggio dal riscaldamento a combustibili fossili ad alternative pulite. Il rapporto mostra che la sostituzione delle stufe a legna con pompe di calore potrebbe abbassare i costi sanitari italiani per famiglia di un fattore 210.

La dott.ssa Milka Sokolović, direttore generale dell’EPHA, ha dichiarato: ” Adesso è più chiaro che bruciare combustibili fossili e biomassa in casa non è solo un problema ambientale, ma anche un grave problema di salute. La soluzione sta nell’assicurare che le case siano alimentate da fonti rinnovabili pulite. Ecco perché chiediamo ai leader politici di supervisionare un “grande cambiamento pulito”, aiutando le famiglie a passare alla cucina e al riscaldamento puliti. Mentre le persone sono alle prese con i prezzi elevati dell’energia, dobbiamo evitare soluzioni rapide e dannose che ci incatenano a inquinamento e ripercussioni sulla salute e sul clima a lungo termine. I nostri ambienti domestici devono proteggere la nostra salute”.

Il dott Paolo Lauriola, membro del consiglio direttivo di ISDE ha dichiarato: “Siamo preoccupati che l’aumento dei prezzi dell’energia possa spingere più persone a usare la legna e altri combustibili inquinanti in casa. Questo rapporto dimostra che sarebbe un errore molto costoso. Non dovremmo tentare di risolvere una crisi peggiorandone un’altra. Ora è il momento di investire in un riscaldamento più pulito.”

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