Biodiversità

Storie di animali a rischio estinzione e di persone che lottano per salvarli

E’ sempre più chiaro che il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono interconnesse e devono essere affrontate insieme. Temperature più calde, siccità, innalzamento del livello del mare: queste e altre conseguenze estreme del cambiamento climatico contribuiscono a una perdita di biodiversità senza precedenti in tutto il mondo. La vita sul nostro pianeta, dai microrganismi e insetti agli alberi e agli elefanti, semplicemente non può adattarsi abbastanza velocemente – e di conseguenza, un milione di specie animali e vegetali sono attualmente in pericolo di estinzione. Poiché la capacità dei nostri ecosistemi di produrre aria, acqua e cibo è regolata dalla flora e dalla fauna che li popolano, mettere in pericolo questo equilibrio minaccia la sopravvivenza dell’umanità sul pianeta.

Abbiamo visto nel precedente articolo Una “parabola ecologica” con tanti messaggi importanti, come Venerdì 2 marzo al Caffè letterario Le Murate a Firenze a “Salam e Dalil, sogni di pace in Siria”, sono stati presentati due libri, uno ispirato all’altro: “Salam è tornata e Dalil, nell’articolo precedente la recensione dei due volumi.

Nell’incontro si è anche parlato dei podcast “La Lista Rossa. Storie di animali a rischio estinzione e di persone che lottano per salvarli, ideati e realizzati da Francesca Bellino per RaiRadio1 e disponibile su RaiPlay Sound.

da destra: Alessio Bartolini, Gianluca Serra, Francesca Bellino, Marco Talluri
da destra: Paolo Agnelli, Gianluca Serra, Francesca Bellino, Marco Talluri

Questo articolo è interamente dedicato ai podcast. Una forma espressiva particolarmente efficace e che da qualche tempo si sta diffondendo in modo significativo, diventando uno strumento di comunicazione quotidiano (vedi ad esempio Un quarto d’ora in città in 5 podcast de “Le Monde”)

Il podcast “La Lista Rossa. Storie di animali a rischio estinzione e di persone che lottano per salvarli” è il racconto di sei vite dedicate al conservazionismo di specie vulnerabili e in pericolo.
In essi si parla di incontri tra l’uomo e altre specie, di scoperte sorprendenti e di sfide personali. 

A causa delle attività insostenibili dell’uomo, sul nostro pianeta è in atto la Sesta Estinzione di massa. Ogni giorno nella Lista Rossa mantenuta e aggiornata dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) vengono aggiunti nomi di esemplari di mammiferi, uccelli, rettili, anfibi e pesci gravemente minacciati di estinzione. Contro questo processo che sembra irreversibile viene condotta una battaglia silenziosa per salvaguardare la fauna selvatica compiuta da biologici, zoologici, ecologi e naturalisti appassionati che operano in Italia e all’estero. 

Francesca Bellino, che da voce a sei di questi “combattenti in prima line” lo dice con grande chiarezza:

“la sopravvivenza della nostra specie dipende dalla protezione di piante e animali,
che a loro volta dipende dalla biodiversità.
Custodire la biodiversità significa anche tutelare noi stessi.”

Custodire, una parola che riecheggi quella usata da Papa Francesco nella sua Enciclica Laudato sì. “Custodire la casa comune”. Una parola usata nella Genesi, dove si parla di «coltivare e custodire» il giardino del mondo; nell’Enciclica si esprime in modo molto chiaro questo concetto

“«custodire» vuol dire proteggere, curare, preservare, conservare, vigilare.
Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura.
Ogni comunità può prendere dalla bontà della terra ciò di cui ha bisogno per la propria sopravvivenza,
ma ha anche il dovere di tutelarla e garantire la continuità della sua fertilità per le generazioni future.”

Non a caso Papa Francesco è fra coloro – insieme con il Segretario Generale dell’ONU Guterres – che più frequentemente e in modo accorato invita i governanti del Mondo ad agire subito per contrastare l’emergenza climatica,

“Ciò implica una relazione di reciprocità responsabile tra essere umano e natura.”

L’etica della responsabilità, in questo caso nei confronti della natura, è un bene diventato raro.
La società odierna è tutta rivolta a presentare modelli diversi da seguire. basati sullla affermazione edonistica individuale, sull’arricchimento senza scrupoli, incoraggia la sopraffazione degli altri, il menefreghismo, con un orizzonte molto ristretto e rivolto ad appagare l’oggi.

A questa “visione del mondo” è possibile contrapporne una completamente diversa, appunto basata sulla “responsabilità”, sulla “consapevolezza” dell’importanza degli altri, siano essi esseri umani, animali o piante, sull’idea che le azioni che noi compiamo oggi ricadono sui nostri figli, sui nostri nipoti, sulle generazioni future, e di esse dobbiamo preoccuparci.

La frase che più efficiente sintetizza questa “visione del mondo” è quella di Don Lorenzo Milani “I care“.

Tratto comune presente in tutte le persone di cui Francesc Bellino racconta le storie, insieme alla passione e perseveranza. Colpisce davvero ascoltando le loro voci come questi aspetti guidino le loro esperienze. In un Mondo nel quale anche le tragedie più terribili escono dall’attenzione in pochi giorni, è davvero significativo che delle persone dedichino la loro attenzione a piccoli animali come l’ululone appenninico per anni anni.

I sei podcast

I racconti di questi sei “combattenti per la natura” bene illustrano esempi concreti, applicati nella realtà, di questa “responsabilità”; come altro potremmo descrivere ad esempio persone come Gianluca Serra (di cui abbiamo scritto nel precedente articolo) che ha dedicato più di dieci anni della sua vita in un luogo inospitale come il deserto, battendosi in prima linea contro nemici potenti e subdoli, per difendere l’ultima colonia di ibis eremiti migratori orientali presente nel deserto di Palmira in Siria?

Nel podcast Il manumea e l’ibis eremita migratore, due uccelli iconici si parla di quella esperienza e di quella che, nel 2012, ha cominciato un’altra grande impresa nell’arcipelago di Samoa: evitare l’estinzione del manumea, uno degli uccelli più rari al mondo, noto in Italia come “diduncolo” o “piccolo dodo” perché si tratta dell’unico parente vivente del preistorico Dodo, l’icona delle estinzioni oceaniche.

Fra i partecipanti dell’incontro del 2 marzo, c’erano anche altri due protagonisti dei podcast, Alessio Bartolini e Paolo Agnelli. le loro storie mostrano come l’emergenza climatica e la distruzione della biodiversità siano sì un fenomeno globale, ma anche locale alle porte di casa nostra. Dal deserto siriano all’appennino toscano, gli esseri viventi in pericolo di estinzione sono diversi, ma le cause sono simili, l’azione dell’uomo. Le storie delle persone raccontate da Francesca Bellino mostrano come qualcuno almeno agisca davvero per custodire la natura.

L’autrice dei podcast, a questo proposito, cita una frase della giornalista americana Elisabeth Kolbert, premio Pulitzer, che esprime questo concetto così:

“Se sapete dove guardare forse potete trovare traccia dell’estinzione
attualmente in corso persino nel giardino di casa vostra”

e poi Francesca Bellino chiosa: “Ed è proprio così, ovunque ci sono segni della trasformazione del paesaggio ecologico da parte dell’uomo e della distruzione di specie che non anbbiamo ancora nemmeno conosciuto. Siamo ad un bivio, possiamo continuare come sonnambuli a camminare verso l’estinzione o possiamo diventare consapevoli delle nostre potenzialità e di quelle del nostro Pianeta.”

Alessio Bartolini, un naturalista che ha incontrato l’ululone appenninico, l’anfibio che ulula per la prima volta nel 2004, durante un’esplorazione naturalistica in Val di Lima, sull’Appennino tosco-emiliano, e aveva annotato sul taccuino la sua presenza senza grossi sussulti perché all’epoca la specie non era minacciata.

Quando 9 anni dopo si è trovato di fronte a un piccolo insediamento di questo raro anfibio entrato nell’area di pericolo estinzione, si è rimboccato le maniche e ha avviato un programma di conservazione basato su entusiasmo e dedizione.

Lo zoologo Paolo Agnelli negli anni ha lavorato per modificare la percezione comune del Pipistrello, eccentrico mammifero volante dalla cattiva fama e far conoscere i vantaggi della loro presenza nell’ecosistema.

Tre le attività di sensibilizzazione di maggiore successo c’è il progetto BatBox. Per ottimizzare l’uso dei rifugi artificiali per pipistrelli, il Museo di Storia Naturale di Firenze, ha iniziato nel 2007 una ricerca partecipativa che, con la collaborazione dei cittadini, ha permesso di individuare quali parametri di installazione influenzano il successo di colonizzazione di questi particolari rifugi progettati dal Museo stesso. Sono state più di 60.000 le BatBox istallate.

Ma anche gli altri tre podcast presentano storie, ed animali, davvero interessanti.

Emanuele Coppola ha incontrato per la prima volta La foca monaca, figlia della bella dea del mare, nel mar Egeo nel 1990 quando questo mammifero marino lungo quasi tre metri era già stato dichiarato estinto in Italia e che è uno dei 6 mammiferi a maggiore pericolo di estinzione al mondo. 

Da quel momento ha preso a cuore le sue sorti e ha contribuito allo studio del suo comportamento e alla mappatura degli avvistamenti che dagli ultimi 30 anni sono stati registrati nelle isole greche, in Dalmazia, sulle coste turche, nel Mar Tirreno e Ionio, in Sardegna del nord e a Lampedusa.

L’ecologa Romina Fusillo studia la lontra, mammifero dalle abitudini anfibie, da oltre un ventennio e il suo interesse per questa specie presente in Italia dall’Abruzzo alla Calabria va oltre l’animale e abbraccia anche il suo habitat: i corsi d’acqua.

La lontra è una specie sentinella degli ecosistemi fluviali. È considerata un indicatore del buono stato ecologico di fiumi e torrenti, ma, purtroppo, Italia ed Europa sono lontane da raggiungere l’obiettivo di qualità “buona” per i fiumi ed i laghi, e Romina Fusillo afferma che studiare la lontra è utile per farne uno strumento per salvare lei e l’ambiente naturale in cui vive, spesso “intollerabilmente” danneggiato dall’azione umana.

Infine, la Tartaruga marina, viaggiatrice coraggiosa. Il podcast ci fa incontrare la biologa marina Daniela Freggi che vive da 33 anni a Lampedusa dove ha fondato e dirige il Centro di Recupero Tartarughe che finora ha accolto 6mila esemplari feriti.

La sua è una vita consacrata alla cura e alla conservazione delle tartarughe marine, i rettili più antichi viventi, centrali nella catena che mantiene l’equilibrio dei mari, da anni gravemente minacciati di estinzione anche nel Mediterraneo.

Ad esempio in Toscana ARPAT, che ha compiti di: coordinamento delle diverse attività di recupero per conto dell’Osservatorio Toscano Biodiversità di Regione Toscana, collegamento tra i diversi attori della Rete regionale di recupero (Capitaneria di Porto, IZSLT, USL, Università, Centri di ricerca, associazioni), ogni anno pubblica un report sulle attività di avvistamento e recupero di tartarughe marine. Nel 2021 nelle acque toscane sono state salvate12 tartarughe marine sulle 76 complessivamente rilevate, 35 delle quali erano vive.

Purtroppo in molti casi, le tartarughe si trovanmo spiaggiate e prive di vita e spesso a causa dell’ingestione di materiali plastici, di cui i nostri mari sono pieni. Ma un segnale di speranza per le tartarughe ci viene da questo video, sempre prodotto da ARPA Toscana, che mostra la nascita e il percorso dal nido sulla spiaggia di una nidiata di piccole tartarughine.

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