Emissioni Ispra

L’aggiornamento dell’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera

In precedenti articoli abbiamo visto che ISPRA aggiorna annualmente e pubblica i dati relativi all’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera, in particolare negli articoli I dati 1990-2019 dell’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera ISPRA: il CO2 e Le emissioni di ossidi di azoto, i dati dell’Inventario Nazionale delle Emissioni in Atmosfera abbiamo visto il dettaglio fino al livello provinciale dell’aggiornamento al 2019 dell’Inventario.

Ora sono disponibili i dati (solo nazionali) al 2020, il primo anno di pandemia, suddivisi per Macrosettori. Abbiamo quindi preso in considerazione i trend 1990-2020 relativamente a tre parametri: l’anidride carbonica (CO2); il particolato fine (PM2,5) e gli ossidi di azoto (NOx). Si tratta di tre sostanze di particolare interesse: il CO2 come principale gas ad effetto serra (cambiamento climatico); il PM2,5 per gli impatti particolarmente significativi in termini di salute, ed il NOx per la sua fonte prevalente riconducibile al trasporto su strada.

Anidride carbonica CO2

Nel 1990 in Italia si sono emesse circa 440 milioni di tonnellate di CO2. Sottoscrivendo l’Accordo di Parigi, l’Italia si è impegnata a ridurre le emissioni di gas ad effetto serra di almeno il 40% (circa 176 milioni di tonnellate in meno) entro il 2030 (anno base 1990); l’Unione europea, poi, con il Green Deal ha indicato un obiettivo più ambizioso di riduzione, del 55% (circa 242milioni di tonnellate in meno).

Nel 2020, il totale delle emissioni di CO2 è stato di 302 milioni di tonnellate (al netto degli assorbimenti dovuti alle foreste, con i quali si arriva a 269 milioni). Senza considerare gli assorbimenti dal verde mancano ancora 39 milioni di tonnellate da ridurre per adempiere agli impegni di Parigi e oltre 104 milioni di tonnellate per allinearsi al Green Deal.

Se consideriamo come base di partenza il 1990, fatto 100 quell’anno le riduzioni maggiori si sono verificate nella produzione energetica (-40%) e nella combusione industriale (-49%). Questi due settori contribuiscono per un po’ più del 40% sul totale delle emissioni di CO2. Sostanzialmente non c’è stata riduzione per la combustione non industriale, che comprende il riscaldamento degli edifici, componente con un peso percentuale crescente, intorno al 22% nel 2020. Le emissioni di anidride carbonica da trasporto stradale nel 2019 erano il 5% in più rispetto al 1990 e solo la pandemia ha portato una riduzione significativa (-16% rispetto al 1990), ma che si può presumere sia solamente legata alle misure di contenimento del COVID-19. In termini percentuali, comunque il trasporto su strada incide per oltre un quarto del totale delle emissioni di CO2. Peraltro questi stessi dati costituiscono una conferma di quando sia indispensabile intervenire decisamente per ridurre le emissioni dei motori endotermici.

Particolato fine (PM2,5)

L’Organizzazione Mondiale della Sanità presentando le nuove linee guida per la qualità dell’aria nel settembre 2021 ha ancora una volta sottolineato i rischi per la salute associati al particolato di diametro inferiore o uguale a 2,5 micron (μm) (PM2.5) che sono di particolare rilevanza per la salute pubblica. PM2.5 e PM10 sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni e PM2.5 può anche entrare nel flusso sanguigno, principalmente con conseguente impatti cardiovascolari e respiratori. In quell’occasione l’OMS ha ricordato che più del 90% della popolazione mondiale nel 2019 viveva in aree in cui le concentrazioni superavano le linee guida per la qualità dell’aria dell’OMS del 2005 per l’esposizione a lungo termine al PM2,5. 

Abiamo visto I dati delle polveri fini PM2,5 in oltre 1.500 stazioni di monitoraggio in tutti i paesi dell’Unione Europea nel 2021 e di come l'esposizione a questo inquinante sia quella che produce un maggior numero di morti premature in Europa e soprattutto in Italia (oltre 52.000 quelle stimate nel 2020 dall'Agenzia Europea per l'Ambiente).

Nei seguenti grafici interattivi vediamo come l'Inventrio Nazionale delle Emissioni in Atmosfera indichi chiaramente non solo i trend nel tempo, ma anche le fonti più significative del particolato fine PM2,5.

Fra il 1990 ed il 2020 si è verificata una forte riduzione nelle emissioni di PM2,5, passando da un dato globale di 230 mila tonnellate a 133.000, con un contributo significativo di quasi tutti i microlettori, ad eccezione della "combustione non industriale", la cui incidenza sul totale delle emissioni nel tempo è progressivamente aumentata, attestandosi ad oltre il 62% nel 2020, ed anche in termini assoluti, in quell'anno le emissioni con questa origine sono aumentate di un terzo rispetto al 1990.

Questi dati mostrano quanto sia indispensabile e urgente i intervenire nell'ambito del riscaldamento degli edifici, non solo per la loro decarbonizzazione al fine di contrastare il cambiamento climatico, ma anche per ridurre questa tipologia di emissioni inquinanti che ha pesanti effetti sulla salute umana. (Rapporto dell’Agenzia Europea per l’Ambiente sulla necessità di decarbonizzare il riscaldamento e il raffreddamento in Europa, Riscaldamento e raffreddamento da fonti rinnovabili in graduale aumento in Europa, Una strategia per la decarbonizzazione del riscaldamento in Italia, Kyoto Club e Legambiente: Governo e Parlamento sostengano la trasformazione ‘green’ dei sistemi di riscaldamento)

Gli ossidi di azoto (NOx)

Il Biossido di azoto e gli ossidi di azoto in generale, abbiamo visto con Il più grande esperimento sulla qualità dell’aria di sempre: riflessioni sugli effetti del lockdown in dodici città europee, rappresentano la tipologia di emissioni più chiaramente e nettamente riconducibile al trasporto stradale. Dopo aver fatto un quadro sui dati del biossido di azoto in oltre tremila stazioni di monitoraggio in tutti i paesi dell’Unione Europea nel 2021, e alla luce anche della condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia Europea per il biossido di azoto: dentro la notizia, è importante capire dai dati dell'Inventario quali informazioni provengono.

Anche in questo caso, nei trent'anni considerati le emissioni complessive sono fortemente diminuite, passando da 2.125.000 di tonnellate a 570 mila. Anche in questo caso, l'unico macrosettore che ha aumentato le emissioni è stato quello della "combustione non industriale", con un incremento di circa il 30% rispetto al 1990, ma in termini di incidenza è assai minore rispetto al particolato fine, attestandosi nel 2020 al 14% (rappresentava il 3% nel 1990).

L'attenzione porta necessariamente al trasporto su strada che costituisce la fonte del 36% di emissioni di ossidi di azoto seguita dal 22% del macrosettore "altre sorgenti mobili e macchinari", in cui pesa soprattutto il settore "vie di navigazione interna" con oltre 90mila tonnellate ed i mezzi di trasporto in uso negli "Aeroporti" per 24mila tonnellate di NOx.

Ritorna ancora una volta il tema del superamento dei motori endotermici, che è sicuramente ineludibile, sia in termini di decarbonizzazione che di disinquinamento dell'aria ambiente.

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